Vitamina b12 prodotta dalla co-fermentazione di due batteri

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Quello della vitamina B12 è un problema che riguarda sia vegani che onnivori. La vitamina B12 è stata tradizionalmente assunta dall’uomo dal consumo di prodotti di origine animale. Con la diffusione dello stile di vita vegano, l’assunzione della vitamina B12 è diventato un problema che ha riguardato numerosi individui che hanno dovuto scegliere se integrarla oppure no. Essendo la vitamina B12 prodotta da animali erbivori tramite sintesi batterica da microrganismi assunti attraverso il pascolo e il consumo di erbe spontanee su campi incolti; quello della vitamina B12 è diventato anche un problema di onnivori che da anni consumano carni e altri prodotti derivati da animali allevati intensivamente, in ambienti sterili, e che per questo motivo non hanno avuto modo di entrare in contatto con microrganismi.


Oggi i medici consigliano l’integrazione della vitamina b12 a tutti gli individui che abbiamo superato i 50 anni di età, ma una risposta alla carenza da questa vitamina viene dalla ricerca. Attraverso la fermentazione di due batteri su un terreno composto da diverse varietà di lupino è stata osservata una produzione maggiore del solito di vitamina b12. I batteri in questione sono il Rhizopus oligosporus utilizzato nella produzione del tempeh e il batterio Propionibacterium freudenreichii che è responsabile della formazione dei famosi buchi o occhi nei formaggi svizzeri. La fermentazione di entrambi i batteri sullo stesso terreno leguminoso nella produzione del tempeh incrementerebbe la formazione di vitamina b12.

L’ipotesi che il consumo di alimenti fermentati potesse aiutare i vegani a produrre da sè la vitamina b12 era già molto diffusa e negli ultimi anni era già stata ampiamente dimostrata la produzione di vitamina b12 nella fermentazione dei lattobacilli negli yogurt vegetali. Questa ultima ricerca conferma il ruolo fondamentale giocato dai batteri nella ricerca di uno stile di vita sano e sostenibile che riesca a fare a meno dell’industrializzazione del cibo che quasi sempre sfrutta terreni, risorse, uomini e animali in nome del capitalismo.

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