Se ieri il sudore dei campi cantava Se Otto Ore, oggi, nel disarmonico mondo contemporaneo, riecheggia lo stesso desiderio di riscatto.
Quando l’orrore incontra la realtà…
Oggi vi parlo del nuovo lavoro di Michele Pastrello che mi ha dato la possibilità di vedere in anteprima il suo horror tra finzione e realtà e di portarvi questa breve, seppur intensa, recensione. Iniziamo brevemente con la presentazione del film e dell’autore per poi passare alla mia recensione e delle sensazioni che mi ha lasciato la visione.
1485 KHZ (SE OTTO ORE) di Michele Pastrello: sinossi
Italia settentrionale. Friuli Venezia Giulia. Una donna addetta alle pulizie, minacciata dal licenziamento, si ritrova vincolata – dal bisogno di lavorare – ad accettare un incarico insolito: ripulire una casa proletaria in un luogo sperduto tra le montagne. Prima di lei era stata mandata una collega extracomunitaria, di cui si sono perse le tracce. Giunta sul posto, si trova immersa in un silenzio irreale. Le tapparelle sigillate avvolgono l’interno in un’oscurità quasi totale, e l’aria è pervasa da un senso di sospensione. Frugando tra gli oggetti impolverati, s’imbatte in un vecchio volume sulla metafonia scritto da un fisico teutonico. Più il tempo passa, più l’ambiente si rivela non solo isolato, ma profondamente sinistro. Eppure, la necessità di portare a casa lo stipendio la spinge a ignorare ogni segnale d’allarme, rimanendo intrappolata in un luogo che sembra respirare un’eco di presenze invisibili.
CON LORENA TREVISAN, EMILIANO GRISOSTOLO, MARCO MARCHESE
SCRITTO E DIRETTO DA MICHELE PASTRELLO MUSICA DI TYPOS E BEAT MEKANIK DRONE X. OREGGI E R. ONDTISOV ITALIA 2024 | 2K | DURATA 21’
La Storia dimostra che il potere – qualunque esso sia – non si limita a reprimere, ma freme affinché la tua voce, le tue parole, la tua volontà siano quelle che esso reclama. Michele Pastrello
Michele Pastrello: il regista dell’horror diventato realtà
Michele Pastrello lavora tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, dei suoi cortometraggi e video artistici ne hanno scritto importanti magazine, da Wired a GQ, da Il Fatto Quotidiano a Linkiesta, da Famiglia Cristiana, Il Manifesto a GreenMe, dal Corriere della Sera a GiornaleOFF e a Il Gazzettino. Ha vinto al PHFFest, al ToHorror, il premio giuria al Tucsia Fest, il primo premio all’Open Festival 2023, menzione speciale al MeetFilmFestival, premio miglior interpretazione al MonzaFilmFest, retrospettive all’AntiPop Festival e a Extramondi 2024.
Ha partecipato tra gli altri al Pifan (SouthKorea), NoirFest, FutureFilmFestival, ArcipelagoFest, IschiaFilmFestival, Monsters – Fantastic Film Festival, LagoFest, FantaFestival, OpenFestival, Taranto Film Festival, WhoLikeShortShorts (USA), NiHilist (USA), Scinema (AU), OffCourts (France), Serbian Fantastic Fest (RS), TiranaFilmFest (Albania) ed altri ancora.
Hanno scritto di lui anche su Indie-eye, QCodeMag, Il Giornale, Rumore, Cinematographe, Coming Soon, Moviestruckers, Birdmen, IlGIornalePop, Rockol, RollingStone, Segno Cinema, Eticamente, Sentieri Selvaggi, MucchioSelvaggio, Dylan Dog, Corriere del Veneto, IlGazzettino, Film4Life, LaTribuna, Quinlan, PointBlank e molti altri. Il suo mediometraggio, intitolato Inmusclâ (2023), un dramma onirico girato in valcellina e parlato in clautano, è stato distribuito in sala cinematografica a nordest ed è disponibile su piattaforma, su Chili (distribuito da Emerafilm).
L’opera si fa metafora di un meccanismo radicato: la Falsa Coscienza, teorizzata da Marx-Engels e approfondita da Lukács, attraverso cui il sistema inculca negli individui una visione distorta della realtà, facendoli mutare contro i propri stessi interessi. Michele Pastrello
La mia opinione…
Innanzitutto vorrei ringraziare il regista per la disponibilità e il suo interesse nei confronti dei miei articoli e della mia persona. Ho avuto modo di guardare il film in anteprima e ne sono rimasta davvero soddisfatta ma allo stesso tempo molto perplessa. Ho studiato in passato cinema e devo dire che è presente uno studio davvero interessante per quanto riguarda la struttura e le scelte registiche. Il film ha una durata di circa 20 minuti ma racchiude al suo interno dinamiche molto diversificate. Possiamo osservare: la visione della protagonista, l’angoscia del luogo e della donna, il significato intrinseco metaforico del lavoro e dello sfruttamento che fa da sfondo.
Una cosa che mi ha colpito un maniera particolare è l’uso della fotografia e della scenografia. La sceneggiatura è molto lineare, le immagini parlano da sè ed è una cosa che apprezzo particolarmente nel cinema indipendente e di nicchia.
Michele Pastrello è riuscito con la sua semplicità nei chiaroscuri e nell’uso della luce a rappresentare al meglio il contrasto tra l’essere e il dover essere. Il buio interiore della protagonista paragonato con il rosso, metafora del sangue versato e del sacrificio di ognuno di noi.
L’ultima parte del film permette di comprendere al meglio che cosa succede alla protagonista e svelare il mistero dietro quella casa lasciandoci intendere un parallelismo tra lo sfruttamento del lavoro precario e cosa avveniva anni fa alle mondine, da cui il rimando storico nel titolo.
Penso che tutti dovrebbero guardare questo film perchè lascia letteralmente a bocca aperta nella sua originalità, come dico sempre “less is more” e questo è espresso chiaramente dal regista e dalla sua critica verso la struttura politica e non dello sfruttamento. Mi verrebbe da riassumere la metafora del film con la frase “Lavorare per vivere o vivere per lavorare?” perchè penso che rappresenti il significato di quest’opera.
La mia perplessità iniziale riguardava l’interpretazione del finale scelto dal regista ma poi ho compreso, grazie alle parole del regista, che cosa andava a rappresentare. La mia opinione complessiva resta molto positiva!
Se ieri il sudore dei campi cantava Se Otto Ore, oggi, nel disarmonico mondo contemporaneo, riecheggia lo stesso desiderio di riscatto. Ma il potere incide e reincide costantemente la voce della speranza, manipolandola, perché non si trasformi in una reale possibilità di cambiamento. Sono mutati i contesti, ma lo spettro della repressione non ha mai cessato di infestare il presente. Michele Pastrello
Spero come sempre che questa recensione un po’ particolare vi sia piaciuta, aspetto da voi i commenti o eventuali osservazioni! Non resta che augurarvi un buon Primo Maggio e una buona visione!
Ciao! Mi chiamo Margherita, ho 23 anni e studio psicologia e criminologia. Sono appassionata di libri, fumetti e cinema ma nella vita sono un attivista. Mi piace scoprire come i messaggi sociali sono trasmessi all'interno dei media e dei mezzi di comunicazione ed un giorno vorrei unire le mie passioni e diventare consulente editoriale e cinematografica.
La mia generazione x è vittima e colpevole allo stesso tempo. La generazione x non per
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