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Noam Chomsky e Laray Polk
Noam Chomsky, nato a Filadelfia il 7 dicembre 1928, da una famiglia ebraica, è un linguista, teorico della comunicazione, cognitivista – il suo pensiero in contrapposizione con quello comportamentista, nell’approccio alla psicologia, afferma che l’acquisizione del linguaggio negli esseri umani è una predisposizione innata di ognuno – attivista politico statunitense, è uno degli intellettuali più celebri e seguiti della sinistra radicale mondiale.
Laray Polk è una scrittrice e artista. I suoi articoli e rapporti investigativi sono apparsi su Dallas Morning News, D Magazine e In These Times. Come beneficiaria di una sovvenzione nel 2009 dal Fondo investigativo presso il Nation Institute, ha denunciato un sito di smaltimento di rifiuti radioattivi in Texas situato in prossimità della falda acquifera di Ogallala ( fonte: https://www.sevenstories.com/authors/229-laray-polk ).
2 minuti all’apocalisse
Il testo, edito da Piemme Edizioni, è un libro intervista dove la scrittrice Laray Polk pone delle domande specifiche e mirate a trattare determinati argomenti e Noam Chomsky risponde riflettendo e informando il lettore sulla catastrofe ambientale e guerra nucleare, che secondo alcuni scienziati sarebbe l’orologio, le quali lancette si sono poste o imposte come “Inizio dell’Apocalisse” il 6 Agosto del 1945, alle 8:15 del mattino, quando fu sganciata la prima bomba atomica della storia su Hiroshima e tre giorni dopo, il 9 Agosto 1945, alle 11.02, una seconda bomba fu sganciata su Nagasaki. Si contarono più di 210.000 morti e 150.000 feriti a causa delle due esplosioni. Furono due attacchi nucleari attuati dagli Stati Uniti d’America contro il Giappone. Solo qualche anno dopo, finita la seconda guerra mondiale, nel 1953, USA e URSS fecero detonare le bombe all’idrogeno, avvicinandosi all’ora fatale e cioè la mezzanotte.
Con acume, con una fermezza e risolutezza definite, senza alcuna esitazione, Chomsky risponde alle domande in modo preciso.
Conseguenze degli interventi umani sulla natura
Determinati interventi umani sulla natura stanno portando l’ambiente al collasso: favorire il disboscamento, convertire terreni agricoli alla produzione di biocarburanti, il cui principale vantaggio dovrebbe essere il minor impatto ambientale rispetto all’antagonista fossile quale il carbonio e il petrolio, tuttavia gli svantaggi sono dovuti invece all’impatto ambientale della coltivazione: uso del suolo, perdita di biodiversità, fertilizzanti, consumo idrico; il fracking e le perforazioni dei fondali in mare aperto per la costruzione dei pozzi per estrarre petrolio o gas marino, causando danni irreparabili e irreversibili alla biodiversità marina, con conseguenze devastanti sul clima.
Le principali colpe sono degli Stati Uniti
Così Chomsky risponde alla prima domanda sul disastro ambientale:
«Esistono anche altre gravissime cause del fenomeno che in genere riassumiamo con il termine inquinamento” – e che di fatto consiste nella distruzione dell’ecosistema –, come l’erosione dei suoli e la diminuzione dei terreni agricoli a favore della produzione di biocarburanti, che ha conseguenze devastanti sulle scorte alimentari. I problema non è soltanto ambientale: è umano. Anche la costruzione di dighe e la deforestazione amazzonica hanno ricadute ecologiche, come migliaia di altre cose. E la situazione non fa che peggiorare. Tra i maggiori responsabili ci sono gli Stati Uniti. Non che le altre nazioni siano particolarmente virtuose, ma fino a quando il nostro paese trascinerà il resto del mondo verso il baratro, come sta facendo oggi, non si registreranno miglioramenti apprezzabili».
Chomsky lancia un appello lucido e chiaro agli Stati Uniti: farsi carico del problema e diventare promotori del cambiamento.
Il paese più impegnato per la tutela dell’ambiente
Come dice il cognitivista Chomsky, e che davvero sembra ironico è che il paese più impegnato a tutela dell’ambiente è nell’America Latina: la Bolivia, insieme alle comunità indigene dell’Ecuador.
Chomsky fa, durante l’intervista un excursus trattando temi spinosi come “l’amore” di Reagan e Bush nei confronti di Saddam Hussein che grazie al sostegno americano aveva ottenuto la vittoria di guerra contro l’Iran; del sistema di strategia Iran/USA; sul pentagono come fantastico finanziatore; sulla contaminazione causata dai test nucleari e della tossicità della guerra:
«I livelli di contaminazione causati dai test nucleari americani sulle isole Marshall sono un problema gravissimo, ma sembra che l’impiego di uranio impoverito stia creando una situazione altrettanto preoccupante in Iraq e in altre regioni del Medio Oriente. Esistono numerose prove di una vera e propria catastrofe sanitaria dovuta all’uso americano di uranio in Iraq. Alcuni l’hanno definita addirittura una “guerra atomica di basso profilo”».
Chomsky poi prosegue sostenendo che la mortalità infantile nella città irachena di Falluja, supera quella registrata tra i superstiti delle atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
Le case farmaceutiche e il taylorismo
Chomsky redarguisce le case farmaceutiche, mettendo sotto il mirino il taylorismo delle fabbriche e del settore militare e delle armi deve restare florido e l’organizzazione mondiale del commercio:
«Tra i principali beneficiari delle rigorose restrizioni di brevetto dell'Organizzazione mondiale del commercio ci sono le case farmaceutiche, che affermano di averne bisogno per sostenere i costi di ricerca e sviluppo. Una posizione, questa, che è stata studiata, tra gli altri, anche dal brillante economista Dean Baker, il quale, passando al setaccio bilanci e registri, ha scoperto che le case farmaceutiche finanziano in proprio soltanto una minima parte delle loro attività di ricerca e sviluppo, e che sono ingannevoli anche in questo, perché il loro impegno riguarda soprattutto gli aspetti di marketing, la produzione di farmaci equivalenti a quelli il cui brevetto è scaduto, e così via. Gli stanziamenti per finanziare le reali attività di ricerca e sviluppo vengono dal governo o dalle fondazioni. Baker ha calcolato che se le Big Pharma fossero sovvenzionate dal governo al cento per cento non avrebbero più scuse per pretendere i diritti di brevetto e dovrebbero concorrere alla pari sul mercato, con la conseguenza di un risparmio colossale per i consumatori. Ma questo è inconcepibile, come tutto ciò che interferisce con il profitto».
Non ci dice un famoso detto che in una guerra “Non ci sono né vincitori né vinti?” Nel frattempo l’umanità sta distruggendo il luogo che gli ha offerto la vita e che emette urla laceranti di un corpo straziato dalle ferite. E l’umanità non ascolta quell’angosciante richiesta di pietà, di misericordia e non si accorge della spietata crudeltà di cui è capace.
“Mi piacerebbe credere che le persone abbiano un istinto per la libertà, che vogliano veramente avere il controllo delle proprie circostanze. Che non amino essere tiranneggiate, ricevere ordine, essere oppresse, ecc. e che desiderino avere l’opportunità di fare cose sensate come un lavoro costruttivo in condizioni che possano controllare, o magari controllare insieme ad altri.”
Noam Chomsky
Non mi resta che consigliare ai lettori questo testo che li trasporterà nel viaggio della consapevolezza.