6 impoesie…

1/ Che dolore la crisi emorroidaria!

Non trovo sollievo. Non trovo posa,

neanche stando a letto.

Neanche penso.

Provo dolore e basta.

Non scrivo. Non leggo.

Forse vado fuori a camminare.

Forse vado a chiedere una crema

in farmacia che mi dia sollievo.

L’ho comprata ed è detraibile. 

La provo, sto meglio e sono felice dell’acquisto. 

È stata una bella compera, come si dice da noi.

“L’unico sollievo è l’acqua fredda.”

“Perché non vai a farti vedere?

Altrimenti una volta passata la crisi

sei punto e a capo.”

Caro Montale,

per oggi niente “epistemi”

ma solo “emorroidi”.

Tanto dolore per niente,

visto che queste cose

non passeranno alla storia

e neanche ho intenzione 

di pubblicarle in un libro.



2/ Hanno fatto saltare in aria una diga.

Un disastro epocale. La guerra

continua imperterrita senza tregua.

Fino a quando non ci toccherà minimamente,

fino a quando i morti non saranno i nostri morti

(ma perché i morti non sono di tutti?

Purtroppo da che mondo è mondo

ognuno piange i suoi morti)

continueremo imperterriti

a pensare alle nostre inezie.

È un pensiero semplice, banale,

scontato, che però ogni tanto

dobbiamo pensare, che ogni tanto

abbiamo il dovere di pensare

per rimanere un poco umani,

per non disumanizzarsi troppo

nella grande quiete ovattata 

dell’indifferenza. 



3/ La dipendenza fisica dalla nicotina

dura circa un giorno e mezzo.

E la dipendenza psicologica?

“Una revolverata ci mette un secondo

o poco più ad uccidere. Non ti dà

neanche il tempo di accorgertene.”

Così mi dice una ragazza al bar.

C’è sempre una causa psicologica.

Se qualcuno ha un cattivo stile di vita

bisogna sempre analizzare la sua psicologia. 

Se uno beve, fuma o si droga 

c’è sempre un motivo psicologico.

Se uno smette di bere, fumare o drogarsi

c’è sempre un motivo psicologico.

La cattiva abitudine o l’eccesso

sono solo un sintomo

di qualcosa di più profondo.

Ma spesso viene inibito o rimosso il sintomo

senza andare a monte, alla radice,

fino a quando il sintomo si ripresenta

e così via ad libitum.

Ma sempre meglio di una revolverata. 

Meglio il suicidio lento, anzi lentissimo.



4/ La lavatrice va cambiata. 

Così compriamo la lavatrice. 

Non vi annoierò con l’obsolescenza programmata

e il ciclo di vita di un prodotto.

Certo però senza obsolescenza

il consumismo dove andrebbe? 

Vediamo piuttosto le fasce orarie

dell’Enel! Ogni citazione

sarebbe pleonastica, abusata,

fuori tema. Comunque

abbiamo comprato una lavatrice

italiana, perché almeno ci sono

le istruzioni in italiano. 



5/ Saper distinguere tra il sesso

come pulsione di morte 

e il sesso come pulsione di vita.

Non è cosa da tutti.

Ci vuole tempo, saggezza, insomma maturità 

per saper distinguere veramente. 

Cammino, cammino.

Benedico il sole e un vento leggero.

È finito di piovere.

Prima mi sono riparato 

da un acquazzone nel supermercato. 

È successo dopo pranzo.

Ero a cento metri da casa.

Alla fine è venuta mia sorella

a portarmi l’ombrello.

Avere occhi nuovi

per vedere la stessa vita di sempre,

per rinnovare la vita di sempre

è forse meglio che avere gli stessi occhi

per vedere una vita nuova.

Bisogna saper cogliere le infinite

variazioni sul tema della vita,

altrimenti si è finiti, 

e se la vita non cambia per niente

e si ripete monotona, sempre uguale,

allora le infinitesimali variazioni sul tema

falle tu!

Colmare il vuoto interiore?

Leggo le parole di un Dalai Lama:

“Cercare spazio dove spazio non c’è.”

Mettere ordine nella vita?

I minimalisti esistenziali

non sanno che nelle nostre vite

siamo tutti accumulatori seriali. 

Mi fermo. Da una finestra aperta

di un condominio mi giunge

in sottofondo “La cura” di Battiato. 

Ah tutto l’amore provato e non ricambiato! 

Ma se mi fossi sposato e avessi fatto figli

con una ragazza di cui ero innamorato 

l’amore o quel che chiamano amore

sarebbe durato poco, anzi pochissimo. 

E allora mi rincuoro e continuo a camminare. 



6/ Non ho una vita lavorativa, né sociale, né sessuale.

Io non ho neanche una vita

ma una non vita.  Un mio carissimo

amico, discutendo animosamente,  

mi ha detto: “Io ho una vita, 

a differenza di te”. Avere una vita significa

lavorare, portarsi in giro, incontrare gente,

avere una moglie, magari anche una scopamica. 

La mia non vita

però vuole continuare a vivere,

forse semplicemente per istinto di autoconservazione, 

forse per curiosità di cosa mi aspetta domani.

Guardo fuori dalla finestra e tutto è ancora a posto.

Non c’è nessuna novità e quando arriva una novità

è negativa. Buone nuove non ce ne sono mai.

La mia vita vera non vuole vivere

e allora che viva al suo posto la mia non vita…

La mia non vita cerca di vivere

così distrattamente,  quasi abusivamente 

e clandestinamente, per inerzia.

Io sono e non sono nel mondo.

Ogni tanto mi assento.

Poi accade che mi ripresento.

Ogni tanto mi perdo in me o nel mondo

perché tanto è relativo dire

dove sta il pieno e il vuoto,

la vita e la morte. 

Bisogna ritrovarsi

per poi perdersi di nuovo

(perché non conciliare

il movimento triadico hegeliano

con l’eterno ritorno?)

Esisterò fino a quando

la mia non vita non svelerà l’inganno

e la finzione. Anche la mia non vita

è una bella parvenza di vita, oserei dire

la sua pantomima o la sua brutta copia.

In mancanza di meglio mi adatto

e mi aggrappo a questa mia non vita.

È tutto quello che ho.

Quindi per favore se mi incontrate

non mi dite che non ho una vita.

Voi siete veramente sicuri di avere

una vita vera, ma una vita veramente vera?!?

Io in fondo voglio bene alla mia non vita.

Vi sono affezionato. La mia non vita

è regolare, abitudinaria come me,

non mi mette nei guai e non mi tradisce mai.

La mia non vita non mi illude, né mi delude.

Insomma io ci sto bene nella mia non vita.

Certo qualche volta rimpiango la vita vera,

ma sono pochi i momenti di crisi,

tempo di disperarsi un poco

e poi passa tutto e tutto ritorna come prima.

Per ora faccio finta

che la mia non vita sia vita,

anche se posticcia,  anche 

se talvolta mi spiazza,

facendomi una finta

e la vita vera si invola 

dall’altra parte

quasi rasoterra,

insomma imprendibile,

irraggiungibile. 

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Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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