1/ Che dolore la crisi emorroidaria!
Non trovo sollievo. Non trovo posa,
neanche stando a letto.
Neanche penso.
Provo dolore e basta.
Non scrivo. Non leggo.
Forse vado fuori a camminare.
Forse vado a chiedere una crema
in farmacia che mi dia sollievo.
L’ho comprata ed è detraibile.
La provo, sto meglio e sono felice dell’acquisto.
È stata una bella compera, come si dice da noi.
“L’unico sollievo è l’acqua fredda.”
“Perché non vai a farti vedere?
Altrimenti una volta passata la crisi
sei punto e a capo.”
Caro Montale,
per oggi niente “epistemi”
ma solo “emorroidi”.
Tanto dolore per niente,
visto che queste cose
non passeranno alla storia
e neanche ho intenzione
di pubblicarle in un libro.
2/ Hanno fatto saltare in aria una diga.
Un disastro epocale. La guerra
continua imperterrita senza tregua.
Fino a quando non ci toccherà minimamente,
fino a quando i morti non saranno i nostri morti
(ma perché i morti non sono di tutti?
Purtroppo da che mondo è mondo
ognuno piange i suoi morti)
continueremo imperterriti
a pensare alle nostre inezie.
È un pensiero semplice, banale,
scontato, che però ogni tanto
dobbiamo pensare, che ogni tanto
abbiamo il dovere di pensare
per rimanere un poco umani,
per non disumanizzarsi troppo
nella grande quiete ovattata
dell’indifferenza.
3/ La dipendenza fisica dalla nicotina
dura circa un giorno e mezzo.
E la dipendenza psicologica?
“Una revolverata ci mette un secondo
o poco più ad uccidere. Non ti dà
neanche il tempo di accorgertene.”
Così mi dice una ragazza al bar.
C’è sempre una causa psicologica.
Se qualcuno ha un cattivo stile di vita
bisogna sempre analizzare la sua psicologia.
Se uno beve, fuma o si droga
c’è sempre un motivo psicologico.
Se uno smette di bere, fumare o drogarsi
c’è sempre un motivo psicologico.
La cattiva abitudine o l’eccesso
sono solo un sintomo
di qualcosa di più profondo.
Ma spesso viene inibito o rimosso il sintomo
senza andare a monte, alla radice,
fino a quando il sintomo si ripresenta
e così via ad libitum.
Ma sempre meglio di una revolverata.
Meglio il suicidio lento, anzi lentissimo.
4/ La lavatrice va cambiata.
Così compriamo la lavatrice.
Non vi annoierò con l’obsolescenza programmata
e il ciclo di vita di un prodotto.
Certo però senza obsolescenza
il consumismo dove andrebbe?
Vediamo piuttosto le fasce orarie
dell’Enel! Ogni citazione
sarebbe pleonastica, abusata,
fuori tema. Comunque
abbiamo comprato una lavatrice
italiana, perché almeno ci sono
le istruzioni in italiano.
5/ Saper distinguere tra il sesso
come pulsione di morte
e il sesso come pulsione di vita.
Non è cosa da tutti.
Ci vuole tempo, saggezza, insomma maturità
per saper distinguere veramente.
Cammino, cammino.
Benedico il sole e un vento leggero.
È finito di piovere.
Prima mi sono riparato
da un acquazzone nel supermercato.
È successo dopo pranzo.
Ero a cento metri da casa.
Alla fine è venuta mia sorella
a portarmi l’ombrello.
Avere occhi nuovi
per vedere la stessa vita di sempre,
per rinnovare la vita di sempre
è forse meglio che avere gli stessi occhi
per vedere una vita nuova.
Bisogna saper cogliere le infinite
variazioni sul tema della vita,
altrimenti si è finiti,
e se la vita non cambia per niente
e si ripete monotona, sempre uguale,
allora le infinitesimali variazioni sul tema
falle tu!
Colmare il vuoto interiore?
Leggo le parole di un Dalai Lama:
“Cercare spazio dove spazio non c’è.”
Mettere ordine nella vita?
I minimalisti esistenziali
non sanno che nelle nostre vite
siamo tutti accumulatori seriali.
Mi fermo. Da una finestra aperta
di un condominio mi giunge
in sottofondo “La cura” di Battiato.
Ah tutto l’amore provato e non ricambiato!
Ma se mi fossi sposato e avessi fatto figli
con una ragazza di cui ero innamorato
l’amore o quel che chiamano amore
sarebbe durato poco, anzi pochissimo.
E allora mi rincuoro e continuo a camminare.
6/ Non ho una vita lavorativa, né sociale, né sessuale.
Io non ho neanche una vita
ma una non vita. Un mio carissimo
amico, discutendo animosamente,
mi ha detto: “Io ho una vita,
a differenza di te”. Avere una vita significa
lavorare, portarsi in giro, incontrare gente,
avere una moglie, magari anche una scopamica.
La mia non vita
però vuole continuare a vivere,
forse semplicemente per istinto di autoconservazione,
forse per curiosità di cosa mi aspetta domani.
Guardo fuori dalla finestra e tutto è ancora a posto.
Non c’è nessuna novità e quando arriva una novità
è negativa. Buone nuove non ce ne sono mai.
La mia vita vera non vuole vivere
e allora che viva al suo posto la mia non vita…
La mia non vita cerca di vivere
così distrattamente, quasi abusivamente
e clandestinamente, per inerzia.
Io sono e non sono nel mondo.
Ogni tanto mi assento.
Poi accade che mi ripresento.
Ogni tanto mi perdo in me o nel mondo
perché tanto è relativo dire
dove sta il pieno e il vuoto,
la vita e la morte.
Bisogna ritrovarsi
per poi perdersi di nuovo
(perché non conciliare
il movimento triadico hegeliano
con l’eterno ritorno?)
Esisterò fino a quando
la mia non vita non svelerà l’inganno
e la finzione. Anche la mia non vita
è una bella parvenza di vita, oserei dire
la sua pantomima o la sua brutta copia.
In mancanza di meglio mi adatto
e mi aggrappo a questa mia non vita.
È tutto quello che ho.
Quindi per favore se mi incontrate
non mi dite che non ho una vita.
Voi siete veramente sicuri di avere
una vita vera, ma una vita veramente vera?!?
Io in fondo voglio bene alla mia non vita.
Vi sono affezionato. La mia non vita
è regolare, abitudinaria come me,
non mi mette nei guai e non mi tradisce mai.
La mia non vita non mi illude, né mi delude.
Insomma io ci sto bene nella mia non vita.
Certo qualche volta rimpiango la vita vera,
ma sono pochi i momenti di crisi,
tempo di disperarsi un poco
e poi passa tutto e tutto ritorna come prima.
Per ora faccio finta
che la mia non vita sia vita,
anche se posticcia, anche
se talvolta mi spiazza,
facendomi una finta
e la vita vera si invola
dall’altra parte
quasi rasoterra,
insomma imprendibile,
irraggiungibile.