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E’ stata inoltrata richiesta di registrazione del marchio “6000 Sardine” in data 21 novembre 2019 a nome dei 4 organizzatori del primo evento di Bologna: Mattia Santori, Giulia Trappoloni, Roberto Morotti, Andrea Garreffa.
La richiesta è sotto l’esame dell’ufficio che tutela la proprietà intellettuale e quasi sicuramente verrà accettata.
Ma cosa significa che “6000 Sardine” diventerà un marchio e cosa comporta? Soprattutto cosa avrebbe spinto gli organizzatori a registrare il marchio?
Perchè registrare un marchio? Cosa tutelare?
Registrare un marchio serve a tutelare il frutto di un lavoro da possibili speculazioni di altri soggetti che potrebbero utilizzare il nome 6000 Sardine per scopo di lucro.
Si tratta di un’azione del tutto legittima ma che va compresa. E’ vero, una qualsiasi azienda avrebbe potuto creare t-shirt con il logo delle Sardine contro Salvini e sfruttare l’ondata emotiva e mediatica per fare profitti.
Natura del movimento
Avevamo pubblicato un articolo qualche giorno fa auspicando uno sviluppo del movimento delle sardine in direzione non verticistica, orizzontale, partecipata ed autogestita.
La registrazione di un marchio a nome di 4 persone complica la situazione. C’erano delle alternative, si è preferito il controllo del fenomeno in maniera privatistica. Anche un’associazione potrebbe registrare un marchio delineando un percorso senza lucro e senza sfruttamento economico del movimento.
Sembra di assistere alla creazione di una Casaleggio Associati di sinistra, antifascista e anti-salviniana. Quattro persone controllano un nome, decidono chi può utilizzare quel nome e chi no.
Un movimento nato spontaneo che lo diventa meno. Se
Quali usi del marchio?
Al momento della registrazione di un marchio si devono scegliere le classi di Nizza. Sono delle categorie che descrivono la natura del prodotto o del servizio che si vuole tutelare.
Quelle su cui è stata richiesta la registrazione del marchio “6000 Sardine” sono le numero 16,25,26,41,45.
La classe 16 riguarda la realizzazione di adesivi e tutto il settore di carta, cartelloni, riviste, periodici, quotidiani, fotografie stampate ecc.
La classe 25 riguarda tutto il settore dell’abbigliamento e la possibilità di realizzare capi con loghi.
La classe 26 riguarda la realizzazione di coccarde, toppe e ciondoli.
La classe 41 riguarda la realizzazione di eventi di educazione, formazione o manifestazioni culturali e di intrattenimento.
La classe 45 riguarda la concessione di licenze di proprietà intellettuale, consulenza e comunicazione politica, servizi di social networking.
E’ chiaro che in tutti questi settori la registrazione di un marchio, non solo tutela i proprietari da un uso distorto della proprietà intellettuale, ma ne riserva l’esclusivo utilizzo.
Questo significa che dal momento in cui “6000 Sardine” dovesse diventare un marchio registrato, solo i quattro proprietari del marchio potranno realizzare cartelloni, t-shirt e bandiere col logo delle sardine. Solo i quattro ideatori del flash mob potranno essere proprietari di pagine Facebook nazionali o locali del movimento contro Salvini ed organizzarne gli eventi. Solo loro o chi ne riceverà licenza. Ed è facile immaginarne un utilizzo commerciale.
Trovata commerciale?
Che intenzione hanno gli organizzatori? E’ facile immaginare che la licenza possa essere concessa ad un’azienda di moda per la realizzazione di t-shirt o che l’apertura di pagine locali o regionali sui social network (anche instagram e twitter) possa avvenire solo dopo concessione di licenza con pagamento annuale.
E allora paragonare le 6000 sardine ad un movimento 5 stelle a gestione privata e commerciale cessa di essere esagerazione.
Un percorso autogestito e partecipato poteva essere costruito. Si è preferito creare un esercito di sardine, mute come pesci, da contrapporre all’esercito di bot de La Bestia gestita dal leader della Lega.
In questi giorni è stata oscurata la pagina Facebook nazionale “6000 Sardine. A breve potranno essere le altre pagine locali ad essere oscurate ad opera dei proprietari del marchio.