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Un’inchiesta che documenta la fortuna argentina del Gruppo Benetton e svela le identità di coloro che negli anni l’hanno favorita: corporazione rurali locali, forze di governo, lobby imprenditoriali. Dai conflitti sociali e ambientali con le comunità native Mapuche ai legami con la politica repressiva dello Stato argentino; dalle miniere alle autostrade, fino alla scomparsa dell’attività Santiago Maldonado trovato morto in una delle loro proprietà. E’ questa “l’Argentina di Benetton”, un impero talmente vasto da averli trasformati nel giro di qualche decennio nei più potenti proprietari terrieri di quel Paese. Indispensabile per chi non sapeva nulla, per chi sapeva poco e per chi faceva finta di non sapere. (Quarta di copertina)
Un libro trovato per caso
Dopo lo scoppio dell’estallido social in Cile, nel novembre 2019, mi sono messo a cercare libri e informazioni per meglio conoscere e comprendere le ragioni e la particolarità di quella giusta protesta. Da subito mi sono interessato al ruolo e alle rivendicazioni del popolo Mapuche, soggetto e simbolo del necessario risveglio contro le politiche razziste e neoliberiste ereditate da Pinochet.
La vera storia dei Benetton in Patagonia
In Italia, dopo il crollo del Ponte Morandi, avevamo sentito molto parlare della famiglia Benetton. In qualche servizio Rai si citavano anche i 900mila ettari di proprietà del colonialista veneto. Superficie che fa parte del territorio ancestrale Mapuche, ma che al sorgere degli Stati nazione è stato usurpato loro dall’Argentina e infine svenduto ai Benetton.
Gli autori
Cercando in questa direzione sono stato molto felice di scoprire un libro molto ben scritto, curato. Un libro che unisce alla capacità e all’esperienza nel giornalismo d’inchiesta della bravissima Monica Zornetta, le competenze di un ricercatore e saggista impegnato come Pericle Camuffo.
Il libro, la cui pubblicazione è stata molto travagliata (io e Monica ne parliamo in questa intervista), è stato infine edito da stradebianche.
Decolonizzare il pensiero
Un percorso infinito e fondamentale per una militanza intersezionale è sicuramente la decolonizzazione del pensiero e dei miti. Miti sugli “italianibravagente” e sull’occidente “esportatore di cultura e civiltà.”
In tal senso il libro parte subito in quarta, raccontando il “tiro al bersaglio” contro i nativi che i colonizzatori facevano dalle navi sulla costa.
Il carteggio
Di notevole importanza, per comprendere meglio la mentalità sistematicamente oppressiva del capitalismo, è la sezione del libro che riporta per intero il carteggio tra il premio Nobel Adolfo Pérez Esquivel e l’ex senatore e allora presidente della holding Edizione, Luciano Benetton. Utilissima a comprendere la diversa visione del mondo tra chi considera ineluttabile il proprio vantaggio legale ed economico e chi invece lo considera (giustamente secondo me)esiziale.
El Brujo
Nel libro si racconta la vicenda di Santiago Maldonado. Santiago non era un “mapuche” ma si era unito alla loro lotta per il recupero delle terre. Sparito durante una protesta il 1agosto 2017, il suo corpo è stato ritrovato nel fiume Chubut il 17 ottobre dello stesso anno. Uno strano “suicidio”, in cui i protagonisti sono polizia (anche privata) e un manifestante; Santiago appunto. Una specie di “malore attivo” per intenderci.
Il museo Leleque
L’assurda, vergognosa e offensiva storia del museo Leleque, assolutamente da leggere, mi ha riportato alla mente le parole di Frantz Fanon:
“Il dominio coloniale, perché totale e semplificante, ha presto fatto di sconnettere in modo spettacolare l’esistenza culturale del popolo sottomesso. La negazione della realtà nazionale, i rapporti giuridici nuovi introdotti dalla potenza occupante, la cacciata alla periferia, da parte della società coloniale, degli indigeni e dei loro usi, l’esproprio, l’asservimento sistematizzato degli uomini e delle donne, rendono possibile questa obliterazione culturale l’oppressore arriva a non accontentarsi più dell’inesistenza oggettiva della nazione e della cultura oppresse. Tutti gli sforzi vengono compiuti per indurre il colonizzato e confessare l’inferiorità della sua cultura trasformata in comportamenti istintivi, a riconoscere l’irrealtà della sua nazione, e, al limite, il carattere non organizzato e non finito della sua stessa struttura biologica.” – Frantz Fanon
Le lotte contro il terricidio.
Gli esponenti mapuche che si stanno battendo in prima linea contro il terricidio, subiscono assurde repressioni alla loro libertà.
Facundo Huala, dopo essere stato in carcere in Cile per oltre 3anni senza un vero motivo, aveva ottenuto la libertà condizionale (poi revocata) lo scorso gennaio.
Una vicenda che ricorda molto le persecuzioni giudiziarie di cui è vittima in Italia il movimento NO TAV e i suoi esponenti. Penso a Dana Lauriola, Eddi Marcucci, Nicoletta Dosio, Emilio Scalzo etc.
Non ci sono padroni buoni.
Interessante e curioso anche l’elenco dei VIP proprietari terrieri , contenuto nel libro.
Alcuni, spesso citati come portatori di sani valori, hanno approfittato – consapevolmente – a prezzi agevolati della terra rubata dai governi argentini ai Mapuche. Tra essi Stallone, Willis, Batistuta e Manu Ginobili. Ex campione nella NBA con gli Spurs ed ex capitano della nazionale di basket argentina.
Conclusione
Questo libro è un prezioso documento per una visione del mondo volta a contenere molti mondi.
Un’occasione per abbracciare meglio una concezione olistica del nostro impatto sul pianeta e dei bisogni reali delle persone. Bisogni che sono contrari agli interessi dei capitalisti razzisti e colonialisti. Interessi rappresentati in Patagonia dalla holding Edizione.