Andrea, la gazza e l’importanza di credere in Zeus

Articolo umoristico tratto dal bollettino numero 2 della Newsletter umoristica

Era una mattina rosata. L’aria rabbrividiva punta dai primi raggi del sole, e una gazza solitaria gracchiava fuori dalla finestra dell’appartamento. La cucina in fòrmica taceva nell’odore del caffè. Andrea aprì il giornale e iniziò a leggere. C’era un articolo che spiegava l’importanza di Zeus.

“È importante ricordarsi che Zeus è il dio degli dei. Come sappiamo, Zeus è l’origine e il fine, il migliore e l’unico dei mondi possibili, l’imprescindibile cornice della nostra esistenza. Qualsiasi cosa al di fuori di Zeus è perciò ridicola e impensabile. Ogni nostro gesto, emozione, desiderio, movimento rientra totalmente nell’ordine di Zeus. Zeus è la misura del valore di tutte le cose e del successo della nostra vita. Ci rappresenta tutti (chi non lavora non esiste davvero, e pertanto verrà fulminato). Come tutti sappiamo, Zeus è innominabile, anche se concede generosamente di essere evocato per i complimenti. Tutto il resto del tempo, Zeus è sempre con noi, ma dirlo non sta bene, quindi la pena è morte per fame. Siamo tuttə in questo mondo per concessione di Zeus. La cittadinanza, la libertà, la casa e altre cose secondo l’umore di Zeus, saranno revocate a chiunque osi anche solo iniziare a pensare che possa esistere un mondo senza di esso.

Come è noto, alcuni tipi di umanə sono più vicini a Zeus. Zeus, in particolare, odia la gente col naso aquilino e chiunque ami la cannella, che a lui non piace. Chi appartiene a queste categorie è quindi inferiore per definizione. Zeus adora le categorie. Le categorie sono Zeus; metterle in discussione equivale a discutere Zeus stesso – il che è impensabile, inconcepibile, un abominio contro la natura umana e soprattutto, notoriamente, illegale. Chi ha sia il naso aquilino che il gusto per la cannella, è condannato dalla nascita a una vita di sofferenza ed emarginazione sociale, senza nessuna possibilità di appello. Zeus è imparziale. Zeus è la colonna portante dell’apice dell’umanità, l’ordine più giusto che si sia mai visto sulla Terra. Chi ha il naso aquilino non ha il diritto di pensarla diversamente. È però liberə di disfarsi il naso per rifarselo più accettabile.

È importante prendersi cura di se stessə, in modo da poter produrre meglio per Zeus. Per esempio, chi è stressato può farsi un bagno la sera, prima di andare a dormire, così da svegliarsi fresco alle 6 per un nuovo giorno all’insegna di Zeus. È importante praticare la mindfulness e meditare  – su tutto tranne che sul sommo Zeus. Chi medita su Zeus verrà fulminato all’istante. Zeus ti vuole bello. Ti vuole felice. Zeus ti dirà quando sei felice, l’importante è crederci. Se sei infelice, è che non hai abbastanza Zeus nella tua vita. Secondo antiche leggende, esistono civiltà primitive che non credono in Zeus. Gente pericolosa, brutale, inospitale e selvaggia e soprattutto inferiore, che non sa cosa sono i diritti. Zeus spiega cosa sono i diritti togliendoli: così impari cosa avresti potuto avere se ti fossi comportatə bene. Non c’è nulla al di fuori di Zeus, perché è il migliore. C’è qualche altro dio minore, ma stanno tutti al servizio di Zeus. Grazie a Zeus hai il comfort, non si muore più di parto, c’hai la pensione e un’identità nazionale, Zeus è dalla parte della gente. Ze-“

Andrea venne colpitə da un pensiero. Si stupì ellə stessə di poter fare un pensiero di simile complessità prima della fine dell’alba; ma pensò: “Ma se non c’è nulla al di fuori di Zeus, vuol dire che anche questo articolo, in fondo, viene da Zeus stesso, quindi è Zeus che mi dice che non ci sono altre possibilità oltre a se stesso, allora come faccio a credergli? Chi mi garantisce che Zeus non sta dicendo la bugie per restare al centro dell’attenzione? Come faccio a controllare se è vero che non c’è un’altra possibilità?”

Immediatamente al formulare questo pensiero, Andrea venne però assalitə da una grandine infernale di sensi di colpa, autoaccuse di pazzia e pigrizia, e un senso incredibile di alienazione verso il tavolo in fòrmica. Gli si compresse il petto. Costernatə e sentendosi in ritardo, scosse la testa e fece per alzarsi, nella compulsione di correre a produrre per autopurificarsi, ma a metà gesto venne interrottə da una vocina sottile, lontana, un po’ rauca. Diceva qualcosa di incomprensibile. Andrea tese l’orecchio. Suonava un po’ come “Bknnnn!”. “Eh?” rispose Andrea a quell’interlocutore fattə d’aria, pensando “ecco, ora sento anche le voci, sono impazzitə del tutto”. Rimase in ascolto. Di nuovo la vocina, stavolta un po’ più chiara: “Baa….kuniiiiinnnn….”. Andrea guardò fuori. La gazza lo fissava dalla finestra, muovendo a tratti il suo piccolo collo piumato. Andrea la guardò allucinato. “Scusami, cosa?” le chiese, giusto per confermare. “Bakunin.” fece la gazza. “Ah.” rispose Andrea. E improvvisamente gli passò la voglia di andare al lavoro. Si risedette. “Dimmi di più”, disse. E la gazza iniziò a raccontare un’altra storia.

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