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Quali sono le radici del nostro rapporto con le altre specie animali? Cosa si è conservato e cosa è stato perduto nel corso del tempo, fino ad arrivare ad oggi? Addentrarsi nella storia, analizzando pensieri, simboli e pratiche, ci permette di ripensare e risignificare il presente. (Quarta di copertina)
L’autrice
Laureata in Filosofia. Si occupa da dieci anni di filosofia antispecista, con un approccio antropologico e comparativo. è impegnata nella divulgazione di teorie e prassi femministe ed ecologiste. Giulia Heliaha Di Loreto con “Animalità tradita. Le radici dello specismo” trasmette e fa dialogare le proprie competenze al fine di fornire nuove chiavi divulgative. Sono queste le caratteristiche che fanno la differenza tra studioso e studente. Sono sicuro che sentiremo ancora parlare di lei.
Le radici dello specismo
Quando l’innatismo del nostro essere è sepolto da secoli di comportamenti sociali appresi, consuetudini e condizionamenti funzionali al mantenimento del potere – e con esso dello sfruttamento dell’uomo su animali umani e non – è molto difficile comprendere le radici della presunta attuale “normalità”. Per farlo bisogna, come ci insegnano i bambini (i più vicini all’essenza dell’io) fare le domande. Ed è proprio da una domanda talmente semplice da sembrare sconvolgente, che l’autrice ci tende la mano guidandoci verso un paradigma e un orizzonte altro. Un’orizzontalità che annulla la gerarchia con cui tendiamo a rendere tassonomici e verticali le relazioni tra uomo e mondo.
Fin da subito, se ancora non fosse chiaro, dico che questo è un ottimo, utile e necessario lavoro al quale auguro la massima diffusione. Utile e necessario non solo negli ambienti libertari, storicamente più vicini al tema della liberazione totale di tutti i viventi, ma anche per tutti coloro che vogliono comprendere l’origine di ogni oppressione, dello specismo e dell’animalità tradita dall’umano.
Abbiamo sempre mangiato carne?
È questa la domanda a cui facevo riferimento nel paragrafo precedente. È una domanda che invito a farsi a chi ancora pensa che l’uomo sia naturalmente onnivoro e magari non si è mai soffermato su quanto i rapporti di potere abbiano influito e influiscono sulla nostra “normale” alimentazione. Giulia Heliaha Di Loreto prosegue analizzando un’altra domanda chiave: “Se noi siamo onnivori perché gli animali onnivori da allevamento non mangiano carne?”
L’animalità tradita
L’uomo quindi ha tradito la sua animalità in funzione dell’utile capitalista. E cercando la verità nell’etimologia delle parole troviamo che la radice di capitalismo è “caput” e cioè “vittima sacrificale”. L’autrice introduce riferimenti di spiritualità pagana che spiegano come si sia passati, in funzione dell’utile, da una ierofania animale a una ierofania umana. In alcuni passaggi mi sono tornati in mente anche gli studi e le considerazioni di Marija Gimbutas sull’archeologia dei rapporti di potere violenti di cui siamo ereditari. A questo punto la domanda che mi faccio e che dovremmo farci è: in un mondo moderno in cui Dio è morto (e meno male) a quale Dio stiamo sacrificando quelli che noi chiamiamo animali? Non siamo forse anche noi umani, considerati secondo la nostra utilità funzionale alle logiche del capitale, vittime della stessa oppressione? Dello stesso…
“Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar sovrano macellaro“
estratto da Ninna nanna de la guerra di Trilussa
Considerazioni
I confronti filosofici proposti dall’autrice, da Empedocle a Giordano Bruno passando per Erasmo da Rotterdam, ci aiutano a rinfocolare la passione per la conoscenza e la ricerca dubitativa. Ci aiutano anche a comprendere come il concetto stesso di animale sia alla base di concetto di diverso così presente nel nostro mondo patriarcale e drogato dall’idea del possesso. Ci aiutano a capire quanto sia presente nelle nostre vite una valuta carnale dei rapporti imposti dal capitale. L’evoluzione dell’organizzazione sociale dimostra come i progressi fatti sono un recupero e un miglioramento, talvolta un’eradicazione delle tare cresciute nei sistemi organizzati verticalmente. L’eradicazione dell’idea di “normalità” nello sfruttamento di tutti gli animali; umani e non umani.
La lotta per l’annullamento della cultura dell’utile funzionale al potere si avvicina alla riconquista di una vera civiltà. Sembra impossibile, un’utopia. Come mettere in discussione il geocentrismo nell’epoca del cristianesimo tolemaico. Ma per il progresso del vivente è arrivato il momento di superare l’antropocentrismo.