Quello che è successo ieri a Parigi è direttamente collegato a ciò che sta avvenendo in Siria e agli scenari internazionali. Allora cerchiamo di fare chiarezza su ciò che sta avvenendo in Francia partendo da un chiarimento su ciò che sta avvenendo in Siria e su quelle che sono le forze in campo.
Innanzitutto una guerra mondiale in Siria c’è già, tutto il mondo, direttamente o indirettamente , in Siria è schierato.
Da una parte c’è la Repubblica Siriana sostenuta dalle milizie sciite libanesi degli Hezbollah a cui si sono uniti altri gruppi armati sciiti yemeniti e forze del Fronte per la liberazione della Palestina. Di recente si è aggiunto il sostegno militare russo. Questa coalizione riceve indirettamente l’appoggio di Iraq, Iran, Corea del nord, Cina e Algeria.
Dall’altra parte ci sono i disertori delle forze armate siriane riunite nell’Esercito Siriano Libero, il Fronte Al-Nusra (ramo siriano di Al-Quaeda), ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e Levante), Israele che occupa dal 1967 le alture del Golan. Questa coalizione riceve il supporto di Turchia, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Arabia Saudita e Qatar.
Poi c’è un terzo fronte che è quello curdo, al nord della Siria, che combatte sia contro le forze governative che contro i nemici più vicini dell’ISIS.
Il teatro di questo scontro è uno stato multiculturale e multireligioso. C’è una maggioranza sunnita e minoranze druse, sciite, cristiani ortodossi, cristiani cattolici, ed ortodossi siriaci. Da un punto di vista culturale ed etnico, oltre ad arabi ci sono curdi, turchi e armeni.
Gli interessi in gioco sono tanti.
Il presidente siriano Assad appartiene alla fede sciita di corrente Alawita e per consolidare e conservare il potere ha mantenuto una posizione laica inserendo nel suo governo rappresentanti di ogni religione, anche cristiani. Assad, al potere dal 2000, succeduto al padre, mantiene una politica anti-israeliana e quindi anti-americana. Rivendica la regione del Golan occupata da Israele, ha ospitato sul proprio territorio rappresentanti di Hamas e finanzia le milizie libanesi degli Hezbollah. E’ alleato della Russia, stato che ha interesse al mantenimento del regime siriano in contrapposizione alla coalizione occidentale. L’abbattimento del regime di Assad, dal punto di vista americano, è un passo importante per isolare la Russia, quella Russia con cui ci si è già scontrati in Ucraina e che si sta cercando di boicottare in ogni maniera anche con la costruzione del gasdotto TAP che servirà ai paesi europei a rifornirsi di gas dall’Azerbaigian invece che dalla Russia.
Un ruolo importante lo sta svolgendo l’Arabia Saudita, grande alleato degli USA, che invece sostiene le forze ribelli islamiste per abbattere il regime di Assad ed instaurare un emirato arabo siriano di matrice sunnita. Al governo in Arabia Saudita, dal 1926, c’è una famiglia di antichi emiri di religione islamica sunnita appartenenti al movimento interno riformista wahabita che impone una interpretazione letterale del Corano e considera pagani e nemici dell’Islam tutti coloro che non praticano alla lettera i loro precetti religiosi, seppure musulmani. La forma di governo in Arabia Saudita è una monarchia assoluta con diritti civili limitatissimi. L’Arabia Saudita sostiene la diffusione del sunnismo wahabita in Nord-Africa e Medio-Oriente contrastando la corrente sciita. Durante la primavera araba, ha mandato l’esercito a sostegno del governo sciita del Bahrein per combattere la rivolta popolare sciita, corrente maggioritaria nel paese. In questa ottica vuole togliere il potere ad un presidente che appartiene ad una corrente sciita che i wahabiti considerano eretica e ristabilire il primato sunnita in Siria. L’Arabia Saudita è stata la base da cui sono partite e sono state coordinate le due guerre del golfo contro Saddam Hussein. E’ stato il solo stato, insieme a Pakistan ed Emirati Arabi Uniti, a riconoscere diplomaticamente il regime dei talebani in Afghanistan. Nel 2015 l’Arabia Saudita è impegnata in bombardamenti nello Yemen contro postazioni sciite in una situazione politica di confusione e conflitto interno.
Israele ha come obiettivo primario di difendere i territori siriani occupati e sotto il proprio controllo. Recentemente ha condotto attacchi a Damasco contro postazioni governative e postazioni Hezbollah. Non pare preoccupata dall’Isis.
La Turchia di Erdogan, conservatore islamico legittimato dalle elezioni di qualche settimana fa, fa parte della coalizione occidentale (NATO) dal 1952 ed aspira ad entrare nell’Unione Europea. Reprime duramente le proteste di piazza Taksim del 2013 attirandosi le critiche dell’opinione pubblica internazionale e del Parlamento Europeo. Erdogan risponde di non riconoscere il Parlamento Europeo. Ha posizioni negazioniste sul genocidio armeno e combatte la minoranza curda del paese. Forte del consenso delle ultime elezioni ha cominciato bombardamenti sui curdi presenti sia all’interno del paese turco che su quelli in territorio curdo e iracheno. Ha un forte interesse a indebolire l’autonomia dei curdi in territorio iracheno.
Gli Stati Uniti sono il principale attore internazionale e leader del blocco imperialista occidentale. Ha basi militari nei vari paesi che aderiscono alla Nato. Con gli attacchi dell’11 settembre 2001 dichiarano guerra al terrorismo e solo due mesi dopo dichiarano guerra all’Afghanistan dei talebani. Nel 2003 attaccano l’Iraq di Saddam nonostante la posizione contraria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Approfittano della Primavera Araba per sostenere alcune rivoluzioni e rovesciare regimi dei paesi non allineati. Nel 2011 sostiene le forze ribelli in Libia con attacchi aerei della coalizione occidentale. La Francia di Sarkozy in questa occasione ha assunto una forte posizione interventista per questioni legate al petrolio libico su cui aveva un controllo dominante il governo italiano.
La Russia di Putin, nel conflitto siriano, entra direttamente solo di recente per sostenere Assad e mantenerlo al potere per non perdere questo forte alleato del suo blocco contro quello occidentale. L’intervento militare russo in Siria punta ad attaccare le forze islamiste che combattono le forze governative.
La Francia, in Siria, sta già conducendo attacchi aerei. Sulla Siria, obiettivo degli USA è quello di un rovesciamento del presidente Assad in modo da avere successivamente governi più compiacenti e meno filo-russi. L’entrata della Russia nel conflitto, però, ha spiazzato gli occidentali. Ora la possibilità che il presidente Assad, con l’appoggio russo, riesca a controllare la rivolta e conservare il potere è più concreta. La questione siriana è tanto complicata perché vede direttamente l’intervento di tante forze con obiettivi e nemici diversi. Le forze occidentali non hanno un interesse reale a sconfiggere i fondamentalisti islamici perché rischierebbero di rafforzare la posizione di Assad. Tuttavia lasciare il campo libero alla Russia e alle forze governative lascerebbe ad Assad il tempo di riprendere il controllo del paese e soffocare la rivolta. Da questo punto di vista gli attentati di ieri a Parigi offrono alla Francia e ai paesi occidentali l’occasione di entrare con più forza e consenso nel conflitto siriano per difendere i propri interessi. Consenso che non c’era per il forte rischio di scontro col gigante russo e di innescare una guerra globale. Per questo è legittimo avere il dubbio che i servizi segreti francesi ed occidentali sapessero degli attentati ma che abbiano lasciato fare per non perdere il casus belli per intervenire.
Fare chiarezza serve ed è fondamentale per non cadere nell’ipocrisia di chi oggi dichiara solidarietà alla Francia. La Francia in questo conflitto globale ci sta e non ne è vittima. E’ responsabile, come tutti i paesi occidentali, della nascita del fondamentalismo islamico e dell’appoggio che riceve dai paesi della penisola arabica. Il fondamentalismo islamico diventa strumento dell’occidente per mescolare le carte e ristabilire le regole del gioco in paesi chiave per il dominio della Nato. Neppure il governo italiano ne è estraneo e con Renzi in questi giorni a Riad consolida il rapporto con la dinastia saudita.
Il nostro pensiero deve andare alle vittime della strage di Parigi e ai loro parenti senza adottare nessun colore, nessuna bandiera e sostenere nessun governo. Ma non deve fermarsi alle vittime di Parigi e dimenticare le vittime di Beirut di pochi giorni fa, le vittime che ogni giorno fa questo stupido conflitto in Siria tra diversi poteri e ambizioni. I profughi che ogni giorno scappano dalla Siria e vengono picchiati e maltrattati dalle polizie dei paesi che attraversano. I curdi vittime di tutti i fronti e repressi dal regime turco. Gli stranieri, “i diversi” oggi giorno sono gli offesi, i discriminati; coloro che vengono costantemente minacciati sia pure, soltanto, dalla presenza politica dei fascisti e dei leghisti.
La nostra consapevolezza oggi deve essere tale da rifiutare e non consentire un altro intervento militare, un’altra ipocrita dichiarazione di guerra al terrorismo che permetta ai nostri governi di buttarsi a capofitto nel conflitto siriano.