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Libro che ricostruisce l’esperienza municipalista libertaria di Spezzano Albanese con approfondimenti sul ruolo degli arbëreshë nelle vicende storiche meridionali.
Quelli Che Spezzano. Gli arbëreshë tra comunalismo e anarchia è un libro di Tiziana Barillà pubblicato nell’ottobre 2020 da Fandango Libri che tratta la storia degli arbëreshë nel meridione e l’esperienza municipalista di Spezzano Albanese.
L’autrice
Tiziana Barillà è una giornalista che ha collaborato con la testata giornalistica Left ed ha pubblicato la biografia Don Quijote de la realidad. Ernesto Che Guevara e il guevarismo ed un saggio su modello di Riace Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace.
Il 15 ottobre è uscito il suo ultimo libro Quelli che Spezzano. Gli arbëreshë tra comunalismo e anarchia. Ovvero la storia degli albanesi in Calabria ed in particolare a Spezzano negli ultimi secoli fino all’esperienza municipalista.
La struttura del libro
Il libro è diviso in tre parti. La prima parte tratta la nascita nel 1972 del Circolo culturale libertario “Pinelli” a Spezzano Albanese con Minikuci ed altri militanti anarchici. Questa prima parte affronta le problematiche della sede, dei rapporti burrascosi con il partito comunista che ha sempre dominato e governato a Spezzano, e di conseguenza il rapporto, necessariamente, conflittuale con l’amministrazione comunale. Alla narrazione delle vicende del circolo e dei suoi protagonisti si alternano approfondimenti su alcune tematiche libertarie per rendere più agevole la lettura a coloro che hanno meno familiarità con i concetti e la storia dell’anarchia. Tuttavia questo approccio rende la lettura omogenea grazie ai richiami nel discorso dell’autrice.
La seconda parte di Quelli che Spezzano continua nel lavoro di ricostruzione storica partendo dalla costituzione a Spezzano Albanese della Federazione Municipalista di Base. Si tratta di un’associazione di cittadini, regolarmente registrata presso notaio, che praticano l’autogoverno municipalista attraverso assemblee. I cittadini di Spezzano, in occasione delle elezioni comunali del 1992, decidono di non delegare ad un partito il governo della città ma di costituirsi in assemblea per discutere e decidere delle sorti della propria comunità. Sono in mille ad aderire a questa iniziativa in un paese che oggi fatica ad arrivare a 7 mila abitanti e che nei primi anni novanta arrivava a contare 7600 abitanti circa.
Gli arbëreshë nella storia del meridione
La terza parte è un viaggio nella storia degli albanesi in Calabria. Dal loro arrivo, grazie ai corridoi umanitari concordati dall’eroe albanese Scanderberg ed il re di Napoli Alfonso I d’Aragona, dalla terra d’origine che stava per essere invasa dagli ottomani, fino ai nostri giorni. La narrazione attraversa diverse vicende tra cui la ribellione di Masaniello, la Rivoluzione Francese e la Repubblica Napolitana, il Risorgimento e la spedizione dei Mille che porta all’Unità d’Italia, proseguendo con il brigantaggio, mancati regicidi, fino ad arrivare al Fascismo che occupa l’Albania e la resistenza dei partigiani, a cui partecipano anche gli arbëreshë italiani dal 1943 con la Brigata Gramsci.
Un libro unico
Il libro di Tiziana Barillà racchiude in sé diverse funzioni e per questo si rivolge ad una platea molto ampia di lettori. Quelli che Spezzano narra la storia dagli anni ’70 in poi di una città e di una esperienza di municipalismo libertario unica nel suo genere dal dopoguerra in Europa. Esperienze simili possiamo trovarle solo nella Rivoluzione Spagnola del 1936, nella Confederazione democratica del popolo curdo e le Giunte di Buongoverno degli zapatisti in Chiapas. Ma a rendere unico questo libro sono gli aneddoti che ci permettono di scoprire personaggi storici minori che hanno contribuito e partecipato alle vicende più importanti degli ultimi secoli in Italia Meridionale.
L’amarezza di una esperienza isolata
Tiziana Barillà attraverso questo prezioso lavoro ci dimostra come una buona esperienza possa concludersi e spegnersi se dovesse rimanere isolata. Mentre a Spezzano Albanese si praticava l’autogoverno, la cooperazione ed il mutualismo tra i lavoratori, non si è stati capaci di replicare quell’esperienza nelle altre città in modo da costituire una confederazione di municipalità libertarie. Solo in questo modo il progetto municipalista può dirsi realizzato e il modello rappresentativo/elettorale superato.