Durante questa Pandemia, esiste ancora una società matriarcale, quella dei Mosuo, in territorio cinese, dove il Coronavirus non ha attecchito, ed oltre ad esso, non hanno mai attecchito neanche cose come la guerra o la violenza domestica, al punto che alcune di queste parole non esistono nella loro lingua.
Siamo nello Yunnan, ai piedi dell’Himalaya; in questa regione vivono i Moso, o Mosuo, una minoranza etnica millenaria, che vive di agricoltura e da pochi anni, anche turismo. Oltre alla parola “Guerra” nella loro lingua non esiste neanche quella “Padre” e “Marito” perché, nel paese delle donne, non esiste il matrimonio ed i figli che nascono dalle “unioni itineranti”, cioè fidanzamenti senza convivenza, vengono allevati dalle madri, con l’aiuto delle nonne, zie e fratelli in un clan familiare solo matrilineare. I padri biologici possono avere con i figli un rapporto di affetto, ma non sono obbligati al loro mantenimento.
L’autrice di questo libro, Francesca Rosati Freeman, si è recata già quattro volte nello Yunnan, dove ha intervistato, fotografato e filmato la popolazione Moso. Ed è grazie a lei che abbiamo potuto sapere della incredibile libertà sessuale che vivono le giovani in questo straordinario Paese; elle ricevono al compimento dei tredici anni, una stanza personale, all’interno della casa di famiglia, nella quale possono ricevere, durante la notte e fino all’alba, le visite di chi vogliono loro, senza mai restare vittime di violenza o gelosia. Qui non ci sono “padri padroni” ma solo nonne sagge fra le quali di solito la più anziana trasmette il nome, i beni, e gestisce l’economia familiare.
Francesca Rosati Freeeman, “Benvenuti nel Pese delle donne” XL edizioni di Stefania Bonura – Graphics Web & Books 2016