Bosnia, l’ultima frontiera – racconti dalla rotta balcanica

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Mi era quasi del tutto estranea la vicenda dei flussi migratori dalla Bosnia, della quale soprattutto negli ultimi tempi invece si parla sempre di più. Ho letto questo libro per cercare di colmare una mia lacuna, una mancanza, ma leggendolo ho aperto gli occhi su molte più cose di quante avrei mai pensato. Purtroppo spesso studiamo le ingiustizie del passato senza sapere abbastanza di quelle che succedono ai nostri giorni.

Come nasce Bosnia, l’ultima frontiera

Il libricino è composto da sei capitoli, ognuno dei quali è un intervento diretto di sei persone che portano come contributo le loro esperienze, memorie e riflessioni della rotta balcanica e di coloro che la percorrono.

Il curatore del volumetto, Gabriele Proglio, è ricercatore di storia contemporanea presso il Centre for Social Studies dell’Università di Coimbra. Si occupa di memoria coloniale e di condizione postcoloniale in Europa, di storia orale e soggettività, di migrazioni e mobilità nel Mediterraneo. Queste pagine sono frutto di un progetto di ricerca diretto da Proglio proprio all’università di Coimbra e nasce dai numerosi viaggi compiuti insieme su quella frontiera.

Le testimonianze

Apre la raccolta Silvia Maraone, della Ong IPSIA. È esperta di Balcani e migrazioni nella regione, coordina i progetti a tutela dei rifugiati e richiedenti asilo lungo la rotta balcanica in Bosnia Erzegovina e Serbia. Si occupa di cooperazione internazionale, animazione giovanile e volontariato internazionale. Nel suo intervento, racconta la storia di questa frontiera e di come è cambiata nel tempo, anche in conseguenza di tutte le guerre che l’hanno attraversata.

Emanuela Zampa, fotografa specializzata in migrazioni e confini, nel 2018 inizia a documentare le ripercussioni delle politiche migratorie nel paese, con l’intento di creare un archivio, libero e militante, che possa essere a disposizione delle realtà solidali. La sua è una delle testimonianze più visive: ci descrive i cani attraverso cui passa, le situazioni, le condizioni disumane, le persone. La fotografa ci parla di come i passaporti, a seconda del paese di provenienza, abbiano valori molto diversi.

Il volume si arricchisce anche del contributo della presidente del?Associazione Almaterra, Mariapaola Ciafardoni, che ha lavorato anche come cooperante in America Centrale. Il suo è il contributo più duro da leggere, perché apre gli occhi al lettore mostrandogli tutte le promesse non mantenute da parte delle politiche europee, e dandogli anche uno scossone ricordandogli che le responsabilità non sono solo dei potenti, ma di tutti.

Benedetta Zocchi, dottoranda alla Queen Mary University, analizzerà il game e ne descriverà le dinamiche. Cos’è il game? Coloro che riescono ad arrivare alla frontiera nord della Bosnia si preparano ad intraprenderlo, e possono volerci anche decine di tentativi prima di riuscire a superarlo. È Il massacrante, pericoloso, lunghissimo percorso a piedi, tra foreste e posti di blocco, che i migranti si trovano a dover percorrere prima di giungere in Europa. Spesso la polizia croata li intercetta e li manda indietro, con punizioni che sfociano nella tortura. Nessuno però si arrende al primo tentativo: alla fine del game c’è la speranza del futuro.

Gli ultimi due capitoli sono i più toccanti, perché sono anche i più personali. L’attivista Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, anche lei attivista e psicologa, ci parlano dalla città di Trieste, confine e frontiera per antonomasia. Il primo ci parla del corpo dei migranti, corpo inteso come fisico, tra dolore e cicatrici. La seconda affronta invece il problema del dolore e delle cicatrici interiori, ovvero i traumi che inevitabilmente scaturiscono dalle loro esperienze.

Conclusioni

È stata una delle letture più difficili che abbia intrapreso. Nonostante la brevità del libro, ci ho impiegato svariati giorni per terminarlo. Ad ogni pagina sentivo a necessità di fermarmi per cercare notizie su internet ed approfondire quello che avevo appena letto. Ci sono tragedie che ci arrivano attraverso pochissime notizie, ovattate. Filtrate, e questo solo perché non fanno notizia come altre. Questo non è giusto. È Un bene che esistano libri così. Nessuna deve essere dimenticata.

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Laureata in Lettere moderne
Lettrice forte
Vari corsi di editoria intrapresi
Collaboratrice di riviste indipendenti
Viaggiatrice indefessa

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