Boulder, l’ultimo romanzo della catalana Eva Baltasar

Un romanzo che parla della necessità della solitudine e di quella di amare.

Eva Baltasar – l’autrice.

Eva Baltasar i Sardà, nata a Barcellona nel 1978, è una poetessa e scrittrice catalana. Dal 2008 ad oggi ha pubblicato dieci raccolte di poesie, vincendo numerosi premi. Permafrost – vincitore nel 2018 del premio dei Librai Catalani Libreter de narrativa – è stato il suo primo romanzo. Tradotto in spagnolo e in altre cinque lingue è uscito per i tipi di Nottetempo nel 2019. Del 2020 invece Boulder, il nuovo romanzo di Eva Baltasar – pubblicato in contemporanea in lingua spagnola – e anch’esso edito in Italia da Nottetempo.

Boulder e la trilogia di Eva Baltasar.

Permafrost e Boulder sono i primi due atti di una trilogia. Tre protagoniste che raccontano in prima persona la propria vita e i propri sentimenti. Tre romanzi indipendenti ma collegati da temi comuni come la solitudine, la maternità e il vivere ai limiti della società. L’autrice – che vive attualmente a Cardedeu, un piccolo paese in montagna a quaranta chilometri da Barcellona – sta lavorando al terzo romanzo che si intitolerà Mamut.

Boulder – vivere alla periferia.

“Ero venuta qui a cercare proprio questo, lo zero originario. Stanca di inventare ogni volta un curriculum, di dover dire e comportarmi come se la vita fosse una narrazione, come se un fil di ferro inchiodato dentro di me mi mantenesse diritta e stabile. La rotta uccide.”

Così la protagonista e narratrice del nuovo romanzo di Eva Baltasar descrive la sua scelta di attraversare l’oceano. Un salto di più di dodicimila chilometri, da Barcellona ai confini dalla Patagonia cilena.

“Dovevo affrontare il vuoto, l’avevo sognato fino a convertirlo in un albero di maestra, nel centro d’equilibrio a cui afferrarmi quando attorno a me la vita franava. Intossicata, provenivo dal nulla e anelavo territori ululati.”

Per farlo la protagonista si ritrova su una vecchia nave mercantile guadagnandosi da vivere preparando i pasti per l’equipaggio. Da sola, ma non per questo soffrendo di solitudine, in una cucina abbastanza piccola da non dover essere condividisa con altri. Inoltre una piccola cabina e il blu del mare, questo sì, immenso. Una situazione perfetta. Stato di equilibrio, seppur precario. Nessun rischio. Pace.

L’incontro.

Così passano i mesi che diventano anni. La nave continua a percorrere la costa cilena. Quando attracca, saltuariamente la protagonista scende a terra per comprare qualche oggetto, bere qualcosa in un bar e magari conoscere una donna da dimenticare l’indomani. In una di queste occasioni, l’incontro fatale:

“Le cinque del pomeriggio. È già buio. Ordino un caffè […]. Lei sta al tavolo in fondo assieme ad altre cinque o sei persone. Chiome albine, spalle da nuotatori. Il simbolo di una corporazione sugli zaini e sulle giacche appese agli schienali. Parlano a bassa voce, potrebbero essere svedesi o aver appena scoperto del petrolio. Non posso fare a meno di guardarla, come quando ti sporgi dal parapetto e ti accorgi che c’è uno squalo. Mi dimentico dello zucchero, mi brucio la lingua con il caffè. Sento la durezza della roccia in cui il desiderio si conficca per sempre. La guardo e soffoco. La guardo e tutto si colma. Lo sguardo è una corda che la lega e la porta a me. Alza gli occhi, mi trova. Lo sa.”

Così ha inizio una storia di grande passione. Fatta di incontri ora rarefatti, ora assidui a seconda della rotta della nave e degli spostamenti di Samsa – così si chiama la donna – giovane geologa in missione.

La nascita di Boulder.

“Non le piace il mio nome e me ne dà uno nuovo. Dice che somiglio alle grandi rocce solitarie del Sud della Patagonia, pezzi di mondo avanzati dalla creazione, isolati, esposti a tutto. Nessuno sa da dove pro vengano. Nemmeno le rocce stesse capiscono perché siano sempre lì e non si sciupino. Le racconto di aver visto scogli simili in mezzo al mare. Le navi gli passano attorno in silenzio, quasi temano che lì si nasconda un essere mitologico in grado di alzarsi e attaccarle. […] Boulder e ridiamo senza sapere bene perché”.

La loro relazione va avanti intensa per mesi, quando un giorno Samsa comunica a Boulder di dover partire. Ha accettato una importante offerta di lavoro a Reykjavík. Così Boulder abbandonerà il mare, la sua cucina e la sua cuccetta per seguirla. Amore che tutto travolge.

Boulder e il food truck.

Samsa a Reykjavík procede verso una carriera inarrestabile. Boulder verso un lento scivolamento. Come una faglia, poco visibile ma profonda. Dopo aver lavorato in un ristorante cinese e in un locale notturno decide di trovare un senso, solo suo, oltre la vita passata con Samsa. Una zona autonoma in cui sentirsi libera. Per questo acquista un food truck e inizia – con grande successo – a preparare enchiladas, la sua specialità per antonomasia quando era in Cile. L’abitacolo del food truck in fondo è simile all’interno della cucina della nave. Piccolo, angusto e solitario. Lo fa anche per reazione. Verso Samsa:

“Mi fa andare in bestia il fatto che mi veda come una sfida, che si intenerisca, che creda di potermi addomesticare come un contadino addomesticherebbe un lupo.”

Boulder e la tempesta.

Passano, in un modo o nell’altro, alcuni anni. Poi di nuovo un momento a cambiare tutto.

“E succede. Ciò che non ha nessun rapporto con la mia vita né con il perimetro chilometrico di esistenza che mi doveva proteggere dalle leggi incancellabili atemporali, le stesse che sfidano la contingenza. Arriva a casa come un ospite letale. Inatteso e infausto la malattia che colpiva solo gli altri. Voglio un figlio dice Samsa, un figlio nostro. Tuo. Lo dice e non sento niente, come se avessi bevuto arsenico. So soltanto che rimango di ghiaccio.”

Succede a lei che non ha mai sopportato i bambini.

Questo cambia tutto. Rompe l’equilibrio in modo irreversibile. Boulder ne è da subito consapevole.

“Rifiutarmi equivarrebbe a lasciarla, quindi chiedo tempo. Mi avvicino ai quaranta, non ho molto tempo, dice lei. Coordinata di merda. Una settimana, chiedo solo una misera settimana. Sembra che non aver subito detto di sí porti in luce la natura tragica del nostro legame, di ciò che pressa e che si chiama coppia. Mi invento pretesti e li porto sul tavolo. Un discreto ventaglio.”

Non anticipo se Boulder li utilizzerà, quale sarà la sua scelta – che una dovrà pur farla – e quali ne saranno le conseguenze. Questo è giusto lasciarlo al lettore. Proseguiamo oltre allora.

Boulder – una scrittura poetica.

La scrittura è un aspetto fondamentale di questo ultimo romanzo di Eva Baltasar. Una scrittura che attinge, come in Permafrost, alle grandi doti poetiche della scrittrice trasformandola in parola appuntita di bisturi che viviseziona i sentimenti sino nelle pieghe più profonde. Lo fa con grande realismo e ironia; in alcuni punti con cinismo. Una scrittura per me bellissima e potente che esplora e descrive in modo straordinario il mondo interiore e i desideri di Boulder. Mi piace, ad esempio questa riflessione sulle case.

“Le casette unifamiliari nuove di zecca hanno un’anima, un’anima affamata che si nutre della tua succhiandone la libertà, l’indipendenza, qualsia si segno di passione. Ti chiudi al loro interno, metti il chiavistello pensando che cosí sarai al sicuro e in realtà stai commettendo il peggiore dei tradimenti: nascondersi sotto la coperta e poggiare la testa sul cuscino con la giugulare in bella mostra. La casa tutta si compatta e si china su di te. Apre la bocca e fa come quegli straordinari serpenti che svuotano di latte le madri mentre dormono e si attorcigliano sulla loro pelle a mo’ di collane. Samsa l’affitta a una coppia con tre bambini.”

Boulder. Periferia, geografica e sentimentale.

Solitudine, libertà, amore, sesso, maternità, rapporti di coppia, tradimento. Questi sono solo alcuni dei temi trattati in questo bellissimo romanzo. Infine Boulder. Personaggio eccezionale quanto liminale, immerso nell’intimo del prorpio mondo interiore, là dove nascono i sentimenti. Mi sembra simile a un animale selvatico in apparenza addomesticato che risenta l’odore e il gusto della carne e del sangue. Nessuna forza sembra allora resistere. Nessuna gabbia trattenerla. Ma sarà davvero così?

Vi rimando alla rassegna stampa di questo nuovo romanzo: https://www.edizioninottetempo.it/it/boulder

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“La lettura è un rapporto con noi stessi e non solo col libro, col nostro mondo interiore attraverso il mondo che il libro ci apre.”
Italo Calvino.

Appassionato di lettura; accumulatore seriale di libri. Quarantenne felice: papà e compagno fortunato.
Laureato in egittologia, faccio il project manager per campare.
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