Breve storia dell’anarchia e degli anarchici in Italia

Significato di Anarchia

Anarchia deriva dal greco e la sua etimologia è an (senza) archein (comandare), senza governo. Anarchia viene spesso nel suo senso negativo per definire una situazione caotica. In realtà anarchia vuol dire senza governo, senza autorità, senza potere istituzionale.

Simbolo dell’anarchia

Il simbolo anarchico più diffuso è la A cerchiata. Ma i simboli anarchici sono numerosi. La bandiera rosso-nera e la bandiera nera sono altri simboli molto utilizzati. Vi sono altri simboli minori che fanno riferimento a correnti specifiche dell’anarchismo.

Proudhon

Il primo pensatore ad usare il termine anarchia in senso positivo è stato Pierre-Joseph Proudhon. L’autore francese ha definito l’anarchia come assenza di governanti e di potere al di sopra dell’individuo. Ha definito il principio federativo che deve regolare i rapporti tra gli individui e le comunità ed il principio del mutualismo che in economia sostituisce il rapporto di potere del lavoro salariato. Altri autori e teorici dell’anarchismo sono stati Michail Bakunin, Pëtr Kropotkin, Carlo Cafiero ed Errico Malatesta.

La Prima Internazionale

Gli anarchici in un primo momento parteciparono all’Associazione Internazionale dei Lavoratori insieme ad altre correnti socialiste e ai comunisti guidati da Karl Marx. Presto però vennero a galla i contrasti tra gli anarchici anti-autoritari e i comunisti autoritari. In una conferenza a Londra della Prima Internazionale nel 1871, in cui erano assenti gli anarchici, i comunisti approvarono la scelta di creare partiti politici. Nel Congresso dell’Aia del 1872 Bakunin fu espulso dall’Associazione Internazionale dei Lavoratori.

La Conferenza di Rimini e l’Internazionale Antiautoritaria

Nell’agosto del 1872 a Rimini si tenne la Conferenza che vide nascere la Federazione italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Vi parteciparono Cafiero, Malatesta, Costa, Nabruzzi ed altri delegati. Nel settembre dello stesso anno, a Saint-Imier in Svizzera, si tiene il congresso costitutivo dell’Internazionale Antiautoritaria che a differenza dei socialisti comunisti non aveva lo scopo di prendere il potere ma quello di combatterlo e distruggerlo.

La Comune di Parigi del 1871

La Comune di Parigi è stata la prima esperienza libertaria di autogestione del potere attraverso la ribellione del popolo al governo francese. Nel marzo del 1871, alla fine della guerra franco-prussiana, la popolazione parigina cacciò il governo, colpevole di aver firmato la resa con i tedeschi, e soppresse il parlamento. I parigini chiedevano riforme sociali e volevano evitare che si tornasse ad una forma di governo monarchica.

Tra le figure più importanti della Comune di Parigi vi sono Louise Michel, Élisée Reclus e Amilcare Cipriani. L’esperienza si concluse nel maggio dello stesso anno con la presa di Parigi da parte dell’esercito che fece migliaia di vittime e deportò in Nuova Caledonia i rivoluzionari fatti prigionieri.

I moti insurrezionali in Italia

Dopo la Conferenza di Rimini del 1872, anarchici e repubblicani si unirono in un Comitato Nazionale per la Rivoluzione Sociale. Seguirono tentativi di insurrezione tra cui, i più rilevanti, vi sono quello di Bologna dell’agosto 1874 a cui presero parte Cafiero, Costa, Bakunin, Malatesta e Olimpia Kutuzova (che avrebbe dovuto portare la dinamite); e quello della Banda del Matese che nell’aprile del 1877 avrebbe dovuto insorgere nei comuni del beneventano. Gli insorti issarono la bandiera anarchica rosso-nera nel comune di Letino ma furono costretti a scappare e ad arrendersi.

Il Primo Maggio anarchico

Il Primo Maggio del 1867 entrò in vigore nello stato dell’Illinois una legge che riconosceva le otto ore lavorative proposte come limite dell’attività lavorativa nel Congresso di Ginevra del 1866. Negli anni successivi migliaia di lavoratori scelsero di scioperare e manifestare nel Primo Maggio. Durante le manifestazioni del Primo Maggio 1886 a Chicago alcuni anarchici furono accusati ingiustamente del lancio di una bomba contro la polizia. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono giustiziati per questi fatti.

Nel 1891 gli anarchici italiani decisero di aderire alle manifestazioni del Primo Maggio.

Gli anarchici nel novecento

Il 29 luglio del 1900 Gaetano Bresci uccise al Re Umberto I sparandogli con una rivoltella per vendicare l’uccisione di 300 persone nella repressione dell’Insurrezione milanese del maggio 1898 da parte del generale Bava Beccaris che per l’eccidio fu premiato dal Re.

Il movimento anarchico italiano

Agli inizi del novecento il movimento anarchico italiano ebbe larga diffusione. Nel 1919 a Firenze fu costituita l’Unione comunista anarchica italiana che si ispirava alla Prima Internazionale del Congresso di Rimini del 1872. Alla fine dello stesso anno Errico Malatesta tornò in Italia.

Nel febbraio del 1920 venne fondato il giornale Umanità Nova da Errico Malatesta con periodicità quotidiana fino al 1922. Chiuso dal regime fascista, riprese la pubblicazione nel 1945 come settimanale.

La guerra civile spagnola

Nel luglio del 1936 cominciò la guerra civile spagnola causata dalle forze armate nazionaliste spagnole che tentarono un colpo di stato per allontanare il governo eletto di sinistra composto da socialisti, marxisti e repubblicani. Il governo distribuì armi ai sindacati, tra cui la CNT, per difendere il paese dai nazionalisti. I nazionalisti ricevettero il sostegno dei fascisti italiani e dei nazisti tedeschi riuscendo a prevalere nel 1939 anche grazie alle divisioni tra gli avversari.

Numerosi furono gli anarchici italiani che parteciparono alla rivoluzione arruolandosi nella colonna internazionale Francisco Ascaso. Tra loro vi era Camillo Berneri, anarchico federalista, ucciso a Barcellona dai servizi segreti sovietici. Il 1937 fu l’anno della contro-rivoluzione stalinista. Gli stalinisti catalani, tramite decreti governativi, chiesero lo scioglimento delle forze non staliniste per l’eliminazione di quei socialisti non conformi, come già avveniva in Unione Sovietica.

Gli anarchici durante la Resistenza al fascismo

Durante la guerra molti anarchici furono imprigionati e confinati. Tra questi anche alcuni combattenti della Guerra Civile Spagnola ed altri esiliati in Francia. Durante la Resistenza si organizzarono a Milano nelle Brigate Bruzzi Malatesta e nelle altre regioni italiane entrarono a far parte delle altre formazioni partigiane come le Brigate Garibaldi, le Brigate Matteotti e in Giustizia e Libertà. A Carrara si costituì il Battaglione Gino Lucetti.

Con la caduta del fascismo nel 1943, gli anarchici furono gli ultimi ad essere liberati dal confino di Ventotene, di cui era direttore Marcello Guida. Alcuni di loro furono furono trasferiti nel campo di concentramento di Renicci d’Anghiari dal quale fuggirono. Si unirono alle formazioni di partigiani. Tra questi vi erano figure che contribuirono nel 1945 alla nascita della Federazione Anarchica Italiana, tra cui Emilio Canzi, Alfonso Failla, Ugo Mazzucchelli.

Gli anarchici durante la strategia della tensione

Gli anarchici furono coinvolti loro malgrado durante la strategia della tensione, soprattutto nella strage di Piazza Fontana a Milano del 1969 di cui fu accusato di essere l’esecutore Pietro Valpreda. Giuseppe Pinelli fu portato il 12 dicembre in Questura, Questore era Marcello Guida già direttore del confino di Ventotene, ed ucciso defenestrato nella notte del 15 dicembre.

Dopo lunghi anni è stata appurata la mano fascista di Ordine Nuovo come esecutrice delle stragi e la collaborazione dei servizi segreti italiani.

La Federazione Anarchica Italiana

Oggi la maggiore organizzazione anarchica in Italia è la Federazione Anarchica Italiana costituita al Congresso di Carrara del 1945. Organo della FAI è il giornale settimanale Umanità Nova. Nel 1985 viene fondato l’Archivio Storico della FAI che conserva documenti, le corrispondenze, volantini, manifesti e bandiere del movimento anarchico italiano.

Anarchia oggi

Anarchia oggi significa tante cose. Significa immaginare una società senza confini, senza guerre e senza sfruttamento. Tra le tematiche maggiormente trattate dagli anarchici italiani vi sono da sempre l’educazione libertaria, l’antimilitarismo, l’astensione dal voto elettorale e l’ecologia in chiave anticapitalista.

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