1961
Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini e Elsa Morante.
India.
Tre intellettuali con la I maiuscola intraprendono un viaggio in India. E il diario di viaggio di Pierpaolo Pasolini diventa un libro di culto: “L’odore dell’India”. Pasolini si addentra nella realtà del subcontinente indiano, scrutando attento gli atteggiamenti, i modi, assaporando odori, mangiando i colori di quella gente così diversa – forse non così tanto, dopotutto – dagli occidentali. In fondo, un bisognoso è uguale in tutto il mondo, anche questa è globalizzazione in un certo qual modo. Pasolini con la sua sensibilità narra le condizioni sociali di questa popolazione, che attraverso i suoi occhi veste abiti nuovi seppur laceri e sporchi. Narra di una bontà insolita della disperazione.
Si aggira così come fa a Roma, nei sobborghi, nelle “zone indesiderate” dalla società, dando il suo aiuto, soffrendo i patimenti del prossimo. Ma il soffrire dell’essere umano, per un individuo come Pierpaolo che osserva in maniera psicologicamente partecipativa, la mutazione antropologica, non è una novità. Ha fatto dei problemi del mondo, del disagiato, delle ingiustizie un suo problema.
Così descrive una periferia di Agra:
“Un vero gelo. La poesia mussulmana, pratica e insieme antifigurativa, pragmatica e insieme antirealistica, si trova in India come in un mondo tutto suo. La cadaverica sensualità del paesaggio indiano regge come corpi estranei, nelle sue salgariane radure, i monumenti dei dominatori musulmani. Chiusi nella loro astratta geometria funzionale, come prigioni ricamate. Anche negli indiani mussulmani c’è qualcosa di sfuggente: come un corpo estraneo entrato dentro di loro, una vita d’altra natura incastrata nella loro vita. Dovrei restare più a lungo in India per spiegarmi: la mia non è che una impressione irrazionale. Se l’indiano perde la sua insicurezza, la sua mitezza, il suo tremore, la sua passività cosa diventa? Il Corano indurisce, dà delle certezze, coltiva l’identità. Perciò con gli indiani di religione musulmana, che del resto sono una percentuale molto alta, non mi trovo a mio agio: la mia simpatia ha un decorso fatto di pungenti, impalpabili delusioni.”
Le parole di Pierpaolo sono lungimiranti e spaventosamente attuali. È proprio questo quello che colpisce, nonostante sia passato tutto questo tempo dalla sua nascita e dalla sua morte, veste i panni di un intellettuale moderno, profetico, come se in quel passato che sembra così remoto, abbia avuto modo di viaggiare nel tempo e osservare il mondo di oggi. Così, immaginando uno scambio epistolare fitto con Pierpaolo, in uno dei tanti Multiversi esistenti, per fagli gli auguri di buon compleanno: Ti insegneranno a non splendere. Tu splendi, invece!
Caro amico, vorrei rivederti, sai? Sei così lontano, eppure così vicino… viaggi tra le sinapsi di ogni mio neurone. Hai questo mal di vivere che ti accompagna, la società ti ha corroso, logorato, ma non ha scalfito la tua sensibilità. È proprio questa sensibilità che ti fa risplendere sempre e per sempre, come la stella più brillante senza la quale l’umanità non esisterebbe: il sole. La vita è un brusio… caro amico, hai ragione. Non oso lamentarmi con te, ma come te ho riposto sempre le cose dove non dovevo: le chiavi della macchina in frigo, i sogni nel cassetto dei calzini, la fiducia nelle persone. E proprio quelle persone dove si poggia la testa, troppo spesso si spostano, così si perde l’equilibrio. Trovare conforto tra le pagine dei libri, parole immutabili e personaggi affini che non sono capaci di fare del male, immobili, resilienti ai capricci del tempo ed eterni è semplice, però. Ci piace essere scandalosi, e sì, lasciamo che parlino. E chi si scandalizza è sempre banale, ma anche sempre male informato, giusto? Quei Ragazzi di vita, credi ti faranno del male? Nella lettera precedente eri preoccupato, qualcuno tedia le tue giornate, infastidisce i tuoi pensieri. Se vuoi nasconderti tra le mie braccia, sai che puoi farlo. Lascia tutto e corri qui. La casa è calda e profuma di cioccolato. La legna nel camino scoppietta allegramente, anche lui è un amico che sta tenere compagnia e come tra i migliori, rispetta il silenzio e l’assenza pur essendo presenza. Tra i fogli di carta e una cioccolata calda possiamo discorrere e parlare e sognare. Mi raccomando, copriti bene, qui è freddo. Cadono giù cristalli di neve, che si posano sopra pensieri disordinati e boccioli di rose d’inverno, che sbocceranno al tuo arrivo, pronti ad augurarti: buon compleanno, caro Pierpaolo.