Era il 2017 quando un gruppo di climatologi coadiuvati da esperti di sostenibilità ambientale misero in guardia i governi sui cambiamenti climatici che a breve sarebbero diventati la nuova realtà.
Quello che dissero 4 anni fa oggi lo viviamo, ma andiamo con ordine sul tema.
Questo team di climatologi ed esperti sosteneva che si stesse avvicinando l’ultima possibilità per decidere di agire. Tutto quanto è partito da un rapporto uscito ad aprile 2017, redatto da alcuni istituti e organizzazioni di ricerca sul clima.
Sostiene Christiana Figueres, ex segretaria esecutiva dell’UN Framework Convention on Climate Change (UNFCCC, la Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamento climatici) assieme ad altri, che è indispensabile per la politica, contrastare le emissioni andando a modificare il prima possibile l’attuale stato di cose in questo ambito, ovvero prima che i cambiamenti diventino irreversibili.
Per tale ragione e con questo obiettivo il gruppo lanciò nel 2017 la “Mission 2020”, una campagna di collaborazione per provare a cambiare profondamente taluni settori della società andando a rallentare le emissioni di CO2 fino a interromperle, e questo modo si poteva contenere l’aumento della temperatura media della terra, l’aumento del livello dei mari e l’acidificazione degli oceani.
Il documento del 2017 sosteneva scientificamente che avevamo ancora un “credito di carbonio” pari a 150-1050 gigatonnellate di CO2, questo indicava che era possibile bruciare ancora tale quantità di combustibili fossili prima che l’aumento di temperatura diventasse inevitabile, la variazione della quota dipende dai diversi istituti di ricerca.
È stato fatto poco e niente (anzi le emissioni sono aumentate) e siamo nel 2020.