Tutto è merce di cui fruire e da sfruttare. Imperativo dell’attuale fase capitalista, derivante però, dalla precedente fase di questo modo di pensare tutto ciò che trova vita sulla terra, e tutto quello che viene costruito per il mantenimento dello status quo.
I rapporti umani non fanno differenza, sono sottoposti a concetti di proprietà, e il loro deterioramento ha raggiunto livelli esponenziali, la solidarietà è stata sempre sotto attacco nel corso del sistema capitalistico e gerarchizzato, ma oggi tale attacco è forse ancor più pressante, anche grazie alla cultura industrializzata e tecnologica, che lungi dall’essere sistema di cooperazione, è anzi (all’opposto) struttura di rafforzamento del paradigma imperialista e classista.
Basta guardare i cosiddetti social, per rendersene conto, guardarli però con sguardo critico.
Ogni circostanza, persona, creatura, situazione diventa consumabile, oggi lo è anche grazie al web. E spesso si leggono giuste critiche relative agli insulti in rete, ma questi sono sistema ormai, protetti da un ipocrita forma di avvallamento degli stessi (complicità con gli stessi) che il capitalismo e la società consumistica chiama libertà, ma la libertà è ben altra cosa e soprattutto la vera libertà è fuori dalle gerarchie del potere, invece gli insulti mirano ad eliminare simbolicamente e non solo talvolta, la voce dissidente dal modus operandi di sistema consolidato.