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Cosa sono le Cop?
Nel 1992, il Vertice della Terra a Rio de Janeiro, meglio noto come Conferenza di Rio, stabilì la Convenzione quadro sui Cambiamenti climatici (UNFCC). I vertici, noti come COP, ovvero Conferenza delle Parti, tentano di raggiungere accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni.
La prima COP ci fu nel 1995, a Berlino. L’ultima ci fu, invece, lo scorso anno a Glasgow.
Il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi
Sicuramente tra le più importanti e significative troviamo la COP3, del 1997, in cui fu sottoscritto il Protocollo di Kyoto, che fu il primo accordo contro i cambiamenti climatici; e la COP15, in cui fu sottoscritto l’Accordo di Parigi, il quale ha posto come limite del riscaldamento globale a 1.5°C.
Oggi avrà inizio la ventisettesima conferenza delle parti ma, prima di vedere insieme di cosa si andrà a discutere, facciamo un passo indietro e vediamo quali obiettivi sono stati o meno raggiunti grazie alla COP26.
Zero emissioni entro il 2050
Era previsto un impegno a zero emissioni entro il 2050 per avere più possibilità di limitare il riscaldamento a 1.5°C. Questo richiedeva una riduzione del 45% delle emissioni nel 2030 rispetto alle emissioni del 2010. Tuttavia, gli accordi firmati ci hanno messo sulla buona strada per un aumento della temperatura media di circa +2,4°C.
Si è discusso anche dei finanziamenti. In particolar modo, di come i Paesi ricchi dovessero assolvere al loro impegno di aiutare i Paesi in via di sviluppo a fronteggiare gli effetti della crisi climatica in atto.
Dal 2020, infatti, è stato promesso un fondo per il clima di 100 miliardi di dollari l’anno per i Paesi in via di sviluppo. Ma le cifre attuali sono ancora ben al di sotto di tale obiettivo prefissato.
La Cop27 a Sharm el-Sheik
La Conferenza delle Parti di quest’anno, che si svolge dal 6 al 18 novembre a Sharm-el-Sheikh, sarà davvero decisiva per il nostro futuro.
Uno degli argomenti che riceverà maggiore attenzione sarà il Loss and Damage, ovvero le perdite e danni derivanti dai cambiamenti climatici. L’Accordo di Parigi, articolo 8, incoraggia i Paesi a collaborare nell’elaborazione di sistemi di allerta preventiva, della quantificazione e della gestione del rischio.
Le conseguenze dei cambiamenti climatici
Ma perché è così importante? Perché solo quest’anno, milioni di persone hanno perso la casa a causa delle devastanti inondazioni che hanno colpito Paesi come il Bangladesh, il Sudan e il Pakistan.
Nell’Africa orientale, cinquanta milioni di persone stanno vivendo la carestia causata dalla peggior siccità degli ultimi quarant’anni. Inoltre, in tutto il mondo, almeno la metà dei 59 milioni di migranti interni (ovvero cittadini che si spostano da una zona all’altra all’interno dello stesso Paese) è stata sfollata a causa degli effetti del cambiamento climatico.
Non a caso, la COP27 è stata sopranominata “African COP”.
Cop27: finanziamenti per i danni dei cambiamenti climatici
Il professor Saleemul Huq, direttore del Centro internazionale per i cambiamenti climatici, ha dichiarato: “Spero che ci saranno finalmente progressi in materia di finanziamenti per L&D. La mancata inclusione di questi nell’agenda della COP significherà già un fallimento di questa Conferenza”.
A queste tensioni geopolitiche bisogna aggiungere anche la preoccupazione degli attivisti di non poter manifestare come lo scorso anno. Questa limitazione è causata dalle forti tensioni sociali interne al Paese ospitante.
Greenwashing e Coca-Cola come sponsor
La stessa Greta Thunberg non presidierà alla Conferenza in quanto, a suo dire, questa sarà usata come un’opportunità per i leader per attirare l’attenzione su di sé e porre in essere azioni di greenwashing. Greenwashing che può essere notato già a partire da uno degli sponsor della COP, ovvero Coca-Cola.
La corporation di bibite gassate ha recentemente acquistato diverse sedi in Centro e Nord Africa e Medio Oriente, soprattutto in Nigeria e in Egitto, allo scopo di aumentare le vendite in Paesi in cui il mercato di bevande analcoliche è in ascesa.
Greta Thunberg e i diritti umani in Egitto
L’attivista svedese ha, inoltre, posto l’attenzione anche sui prigionieri di guerra detenuti in Egitto. Sotto il regime di Al-Sisi, in carica dal 2014, l’Egitto sta vivendo la più grave crisi di diritti umani della sua storia recente. Non vi è libertà di stampa, le organizzazioni indipendenti e le opposizioni sono sotto stretta sorveglianza, violenze e torture delle forze dell’ordine rimangono impunite e perpetuate in maniera sistemica.
Con questi ingredienti, non si sa davvero cosa aspettarsi.
Non ci resta che attendere la fine dei negoziati e sperare che la giustizia climatica, sociale e ambientale prevalgano.
Buona COP27 a tutti.
Quella a cui stiamo assistendo è GUERRA CLIMATICA, quindi ben lontana dai cambiamenti climatici che qualcuno sta usando per mero guadagno personale, approfittando dell’ingenuità dei giovani che da quando mondo è mondo sono le vittime sacrificali di qualsiasi figlio di puttana, che brama vittime a basso costo e basso livello intellettuale.