Il giorno dopo la festività del 1° Maggio, i carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, hanno dato esecuzione a due importanti misure cautelari nei confronti di tre imprenditori agricoli e di un “caporale”, di origine straniera, tutti quanti operanti nella provincia di Foggia. Se infatti qualcuno ha pensato che la terribile pandemia del Coronavirus avrebbe ridimensionato il mercato irregolare delle braccia, è evidente che debba ricredersi: dall’Agro Pontino al Pavese, da Ragusa in Sicilia, passando per le campagne del salernitano fino alla Capitanata, le dinamiche di sfruttamento restano sempre le stesse.
I provvedimenti restrittivi della libertà personale citati, rientranti in un’operazione investigativo-giudiziaria anticaporalato appellata convenzionalmente come “White labour”, a voler quindi valorizzare il contrasto con il fenomeno del “lavoro nero”, sono derivati da una complessa ed articolata attività investigativa condotta dalla Procura della Repubblica di Foggia e sviluppata attraverso un’apposita “task force anticaporalato”.
Migliaia di lavoratori irregolari sono lasciati alla mercé di personaggi senza scrupoli che non guardano al valore della vita umana, prima ancora che lavorativa, dei lavoratori sfruttati e sottopagati, se non talvolta ridotti in uno stato analogo alla schiavitù. Una condizione che la dice lunga su quale attenzione possano prestare i “caporali” nell’applicare le norme di sicurezza che prevedono DPI e distanziamento individuale. Basti pensare a come ammassano in catorci cadenti e arrugginiti i lavoratori stranieri bisognosi di guadagnare pochi spiccioli per sopravvivere.
Che i “caporali” possano continuare ad operare, in un periodo in cui tutti devono osservare responsabilmente e in maniera rigorosa le precauzioni sanitarie, le disposizioni sulla mobilità delle persone, sulle attività e manifestazioni, è sconcertante. Il paese non può per altro accettare che il rischio Coronavirus ignorato nel mondo del sommerso e del lavoro irregolare, possa riflettersi sull’intera popolazione. Non è più sopportabile voltarsi dall’altra parte. Lo stato ha dimostrato di saper porre in essere controlli capillari ed efficaci durante la pandemia. Che si ponga quindi la dovuta attenzione anche per intervenire in favore dei più deboli.