Come tutti i giorni Fabio, Marco e Simone si ritrovano nella solita osteria del centro di Imola per la loro pausa pranzo. Entrati nel locale si accorgono della diversa disposizione dei tavoli in sala. Si avvicina la cameriera con la mascherina e dopo essersi salutati la guardano spaesati non trovando al solito posto il loro tavolo davanti alla tv.
Allora la cameriera sollevando la mascherina: Mi dispiace abbiamo dovuto riposizionare i tavoli per mantenere la distanza di sicurezza di un metro tra le sedie di tavoli diversi. Va bene quel tavolo?
Chiede loro indicando quello da cui sembra più comodo guardare la tv. I colleghi annuiscono e vanno ad accomodarsi.
Subito viene portato a tavola vino ed acqua mentre il telegiornale è già cominciato e parla delle dieci regole contro il coronavirus del comitato scientifico voluto dal Premier Conte.
La sala è piena più del solito, essendoci qualche tavolo in meno. Al tavolo accanto un signore da solo che nonostante la tv accesa, cerca di informarsi guardando il cellulare.
Il servizio del telegiornale: … salutarsi senza abbracci, senza strette di mano e senza baci…
Simone: Bene, torneremo a salutarci col pugno chiuso come una volta.
Fabio: Sì, ma in videoconferenza.
Marco: Assemblee di partito e di sindacati in videoconferenza?
S.: E’ stato consigliato così, ma si fanno ancora in sede.
Arriva la cameriera al tavolo: Tagliatelle al Ragù per tutti?
F.: Va benissimo.
La cameriera passa ad un altro tavolo per annotare le ordinazioni mentre sulla mensola della cucina sono già pronti i primi piatti fumanti per i clienti.
Tv: …tutte le manifestazioni sportive saranno a porte chiuse…
M.: Nel prossimo mese tutte le partite saranno senza pubblico.
S.: Ma voi ve li immaginate i tifosi razzisti al tempo del coronavirus?
F.: Intanto siamo noi italiani a portare il virus in tutto il mondo.
M.: E per una volta subiamo la discriminazione degli altri.
S.: Alla faccia di chi continua a strumentalizzare l’epidemia chiedendo di chiudere i porti e di tenere i migranti in quarantena sulle barche al largo.
La cameriera va a prendere i piatti che erano già pronti da qualche minuto e qualcuno dalla cucina le dice “In Fretta”.
Il signore del tavolo accanto col viso spaventato si volta verso i tre colleghi chiedendo: Avete sentito anche voi? Hanno detto”Infetta”!
I tre si guardano un attimo e Fabio aggrottando le ciglia: Sì, mi pare di sì.
Poi Simone, che dei tre è quello che gli sta seduto più vicino, avvicinandosi col busto come per dirgli qualcosa a bassa voce: Ci metta l’amuchina invece del formaggio.
Nel frattempo la cameriera ha servito i piatti sia ai tre colleghi che al signore seduto al tavolo accanto.
S.: Comunque con questa epidemia sono vietate tutte le manifestazioni.
F.: Se questo non è controllo sociale!
M.: Il governo in questo momento potrebbe approvare qualsiasi legge senza nessun tipo di manifestazione popolare che si opponga.
S.: Le manifestazioni non sarebbero autorizzate. Si potrebbe manifestare comunque ma senza autorizzazione.
M.: Rischiando multe di migliaia di euro e fino a 12 anni di carcere.
S.: Esatto, grazie ai decreti sicurezza.
F.: Ho visto dei manifesti in città contro il Decreto Sicurezza.
S.: A Bologna è nata la Rete Cittadina Stop Decreti Sicurezza. Stanno lanciando una campagna con una decina di manifesti diversi contro il Decreto Sicurezza.
M.: Compagni, mi dispiace interrompervi ma si è fatto tardi. Dobbiamo tornare a lavoro.
Così i tre colleghi dopo aver pagato il conto si allontano dall’osteria.
CoronaVirus Fiction – Episodio 4
Parole chiave:
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