Articolo umoristico tratto dal bollettino numero 1 della Newsletter umoristica
Sulla vicenda Cospito ci sono molti aspetti che non sono stati ancora rivelati. Proviamo a fare chiarezza. Intanto sta emergendo che nei mesi precedenti allo sciopero della fame, Cospito si sia preparato a questa forma di contestazione, per poterla fare durare più a lungo possibile, mettendo chili. Insomma, è stato lui a chiedere il BIS.
Cospito al 41Bis avrebbe la possibilità di parlare, durante l’ora d’aria, solo con mafiosi condannati al carcere duro. E ci parla, smentendo chi lo accusa di essere una persona radicale che non ama avere rapporti con potenti e amici delle istituzioni (o comunque “che si trattano”). Qualcuno vocifera che la nuova sigla dell’organizzazione di cui è ideatore potrebbe essere Movimento Anarchico Federalizzato e Informalizzato da Alfredo (M.A.F.I.A.). Malumori sono stati espressi nelle cosche locali timorose che l’insurrezionalista voglia gettare disonore sul nome dell’organizzazione criminale con un curriculum fatto, quasi sempre, di pacchi bomba non esplosi. Nulla a che fare con Capaci, insomma.
Per questa sua propensione a dialogare, possiamo immaginare, che in condizione di costrizione avrebbe anche parlato con poliziotti e politici. Se questa propensione al dialogo non dovesse essere una sua qualità propria, allora deve trattarsi di un pregio della pena, il 41Bis, e della sua funzione rieducativa.
Immagina se tutti gli uomini fossero così propensi al dialogo come Cospito. Avremmo risolto tutti i problemi di questo mondo. Allora una soluzione potrebbe essere quella di istituire una settimana obbligatoria di 41Bis per tutti, come la vecchia leva obbligatoria. Basterebbe tenere insieme i ragazzini, come nelle colonie estive per bambini, a fare conoscenza e a prendere fiducia l’uno dell’altro. Si potrebbero mettere insieme un razzista ed un migrante, un israeliano ed un palestinese, un talebano ed una donna, un fascista insieme a un libro. Tale sarebbe l’armonia che non esisterebbe neanche la città di Asti.
Nei giorni scorsi è venuto fuori il caso di una professoressa di sinistra che, per compito, ha dato, ai suoi alunni di liceo, la scrittura di un racconto breve di genere ucronico. La traccia: Cospito da ragazzo diventa, accidentalmente, amico del figlio di un carabiniere. Come si evolve la storia? Il più bel tema è quello di uno studente che descrive la storia esattamente come la conosciamo. La motivazione espressa è che l’incitamento all’insurrezione favorisca la repressione poliziesca, per cui metodi insurrezionali e lotta armata vadano a coincidere con le finalità repressive statali.
Emblematico e risolutivo, su questa questione, è il dato di fatto che l’unica possibile vittoria politica di Cospito, e degli insurrezionalisti, potrebbe arrivare attraverso un metodo di lotta non-violento come lo sciopero della fame.
Italo Smemo
Ufficio Diffusione Informative Riservate
OTTIMO,