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Le pratiche democratiche non sono una prerogativa dell’Occidente, ma tendono a sorgere inaspettatamente ovunque la socialità umana si organizzi al di fuori degli apparati coercitivi. Ed è nei nuovi movimenti sociali attivi a livello globale ed estranei alle mitologie prevalenti che oggi si vede all’opera un ideale democratico capace di mobilitare dal basso l’intera società. (da scheda libro)
Prefazione
È assolutamente meritevole di lettura e approfondimento l’ottima prefazione a cura di Stefano Boni. La sua analisi sull’attualità del lavoro di Graeber evidenzia quanto, in questo periodo storico, il potere stia svelando sempre più e quasi inevitabilmente le menzogne alla base dell’ordine costituito. A questo però fa da contraltare un inasprimento della repressione. Sia nella forza e sia nella varietà anche legislativa.
L’autore
David Graeber è stato un antropologo e militante anarchico. Il suo pensiero e il suo lavoro sono fondamentali per il pensiero libertario moderno. Personalmente lo ritengo una completa incarnazione del pensatore anarchico proprio grazie alla sua capacità di mantenere il dubbio al centro dei suoi studi. Anche nella letteratura libertaria è ricorrente il rischio, quando si guarda ai pensatori del passato, di quella che io chiamo “sindrome dell’ipse dixit“. Una caratteristica che non appartiene affatto a Graeber, il quale è riuscito sempre a decostruire per seminare e ricostruire. Un lavoro indispensabile per la pratica libertaria nella nostra epoca fortemente dinamica.
Il libro
“Critica della democrazia occidentale” è una raccolta di scritti di Graeber. L’autore mette subito in chiaro alcuni punti chiave su ciò che nel linguaggio comune viene definito democrazia e su ciò che la democrazia realmente è. Per Graeber la vera democrazia coincide con l’anarchismo e non ha nulla a che fare invece con la c.d. democrazia rappresentativa. Un pensiero che condivido e rilancio. Riflettendo sulla democrazia elettiva noto sempre più spesso di quanto questa sia un retaggio teologico adattato all’epoca moderna. Questo è però un discorso a parte, quindi ricordiamoci che Dio è morto e torniamo a Graeber.
Graeber sottolinea anche la necessità di togliere il filtro occidentocentrico con il quale si guarda alla democrazia e a tutti quei valori della “tradizione occidentale” – oggi tanto in voga nel crescente sciovinismo protobellicista – ma che in realtà hanno storicamente poco a che fare con il sistema mondo nord-atlantico.
Voto o consenso?
Graeber appalesa quanto il sistema sia in realtà antidemocratico portando ad esempio proprio lo strumento principale che il potere usa per giustificare se stesso; il voto. Il voto è l’esatto opposto del consenso. Eppure nell’eterna campagna elettorale lo svuotamento di contenuto tende all’unificazione dei concetti, a un’intenzionale semplificazione sinonomica tra voto e consenso. Quando l’obiettivo è realmente la ricerca del consenso – come nelle società anarchiche – l’autorità decisionale e quella di attuazione non sono separati, anzi sono dissolti. Il dissenso, ove presente, è sfumato in consenso passivo perché la voce di tutti è stata ascoltata e la comunità si rafforza.
Viceversa, nel consenso confuso con il voto, il vero obiettivo è la vittoria sull’idea altrui (e molto spesso le idee sono di facciata) e quella vittoria viene poi fatta rispettare coercitivamente con la repressione del vincitore sul vinto. Dove c’è vittoria c’è sconfitta e dove c’è repressione c’è umiliazione, odio, risentimento e quindi distruzione della comunità. L’uguaglianza è incompatibile con una società coercitiva.
[…]Poi sono bisognoso anche io di voti, affettivamente mi servono più dell’ossigeno: qui siamo in guerra, e io non faccio prigionieri.
Citazione dal film Qualunquemente
Nel sistema coercitivo il voto si conquista, con tutte le accezioni antropocentriche che questa parola può avere. Nella società egalitaria il consenso si crea, si coltiva, si cura e matura.
Democrazia e colonialismo
In un viaggio tra storia ed etimologia, l’autore dimostra come il mondo occidentale si sia approvato di termini e valori funzionali al mantenimento del suo potere e nell’allargamento dello stesso con il colonialismo. Ma la verità è che caratteristiche quali la solidarietà, il mutuo appoggio e la benevolenza emergono naturalmente proprio negli spazi intermedi lontani dal potere e in assenza di esso. Forme di governo consensuali si potevano più facilmente riscontrare su una nave pirata e nell’attualità possiamo vederne degli esempi nelle comunità zapatiste. Democrazia e consenso sono contrari alla natura e allo scopo stesso degli Stati.
[…] per loro natura gli Stati non si possono realmente democratizzare. Rimangono, tutto sommato, delle forme di violenza organizzata.”
Conclusione
Nelle c.d. democrazie “il popolo” viene evocato come l’autorità in nome e per conto il potere agisce usando la violenza. È necessaria una nuova idea di rivoluzione che rifiuti di prendere possesso del potere in nome di un presunto “popolo”. Inoltre è necessario decostruire gli “specchi deformanti”, per citare Graeber, relativi ai rapporti individuali tra persone con idee diverse. Questo libro può contribuire a farlo.