“Dio la benedica, dottor Kevorkian” di Vonnegut – recensione

Romanzo ironico composto da false interviste radiofoniche in cui l’autore è un inviato nell’aldilà.

“Dio la benedica, dottor Kevorkian” è un romanzo sorprendente. È composto da brevi interviste radiofoniche in cui l’autore Kurt Vonnegut si finge inviato radiofonico nell’aldilà.

Lo stile ironico di Kurt Vonnegut

L’autore di Galapagos e di Mattatoio n.5 conferma il suo stile dissacrante ed ironico nei confronti dell’idiozia che porta l’uomo ad essere malvagio nei confronti dei suoi simili. Ed allora torna a prendere posizioni antimilitariste facendo dire ad uno dei suoi intervistati, morto per salvare il suo cane, che sarebbe stato peggio morire per niente nella guerra in Vietnam. Allo stesso modo si esprime contro l’intrattenimento mediatico del sistema giuridico americano, contro il razzismo, lo sterminio degli aborigeni in Australia e via dicendo.

Ad un certo punto del romanzo, l’autore intervista un umano ancora vivo, lo scrittore di fantascienza Kilgore Trout. Kilgore Trout è il suo alter ego, presente anche in altri suoi romanzi. A lui chiede cosa ne pensa di quello che avviene in Kosovo e in Serbia. La guerra del Kosovo si conclude proprio nel 1999, anno di pubblicazione di “Dio la benedica, dottor Kevorkian”. Kilgore Trout critica la guerra che diventa industria dello spettacolo. L’intrattenimento delle bombe su ponti, strade ed altre infrastrutture per divertire i telespettatori in una sorta di competizione con il cinema.

L’espediente narrativo in “Dio la benedica, dottor Kevorkian”

L’espediente narrativo è il coinvolgimento nella narrazione di un certo dottor Kevorkian, personaggio realmente esistito, noto per aver inventato una macchina per l’eutanasia e per essere un sostenitore del suicidio assistito per i malati terminali.
Attraverso l’aiuto del dottor Kevorkian, il nostro inviato riesce ad arrivare fino alle porte del Paradiso per poter intervistare alcune persone particolari. Si tratta di un’esperienza di pre-morte volontaria, seppure con il rischio di rimanerci, che si conclude con il ritorno alla vita fisica.

Una lettura divertente

Tutto sommato questa è una lettura divertente, per niente impegnativa, agile e veloce grazie alle brevi interviste da cui è composta. Curioso è scoprire, di intervista in intervista, i personaggi intervistati, legati ad eventi o ad una morte particolare. L’autore utilizza questi personaggi per affrontare le tematiche che ha a cuore. Il romanzo diventa un percorso per conoscere il pensiero molto critico dell’autore.
La lettura è consigliata sia agli appassionati di Vonnegut che a chi lo legge per la prima volta.

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