Domande che ogni uomo mentalmente non squilibrato dovrebbe farsi per far stare bene una donna…

Domande che ogni uomo dovrebbe farsi
Domande che ogni uomo dovrebbe farsi

Trent’anni fa un mio amico mi disse: “il problema con le donne non si risolverà mai”. E oggi penso che avesse pienamente ragione. Al di là dell’essere piacenti (e io non lo sono) o meno, mi accorgo oggi che il rapporto tra uomo e donna è sempre più problematico, talvolta conflittuale, e in alcuni casi sfocia nella violenza maschile. Ma non voglio disquisire su temi già ampiamente dibattuti come il retaggio ancora oggi esistente del patriarcato secolare o la cosiddetta guerra dei sessi. Vorrei invece scrivere le domande che ogni uomo mentalmente non squilibrato  si dovrebbe fare a mio avviso per una relazione equilibrata che non danneggi la donna amata:

  1. sono veramente innamorato o sono solo vittima di un’ossessione? Sono ancora innamorato?
  2. è veramente la persona che cerco oppure no? E io sono la persona che cercava? 
  3. posso perdonare un suo tradimento senza maltrattarla, picchiarla, spubblicarla? 
  4. posso accettare che l’amore è anche rinuncia, sacrificio e dimenticarla senza farle alcun tipo di male se mi lascia? 
  5. quanto ho aggiunto io? Oltre a riconoscere certe sue qualità quanto l’ho idealizzata e mitizzata? L’immagine che ho di lei corrisponde veramente alla realtà?
  6. quanto la illudo? Quanto l’ho illusa? Quanto mi illude? Quanto mi ha illuso?
  7. quanto l’ho delusa e la deludo? Quanto mi ha deluso e mi delude?
  8. cosa posso darle concretamente che gli altri non possono darle? Cosa può darmi concretamente che le altre non mi possono dare?
  9. posso capire pienamente il suo vissuto e lei può capire il mio? 
  10. c’è davvero affinità sessuale? Oppure finge?
  11. c’è ascolto ed empatia reciproca?
  12. prevale il detto sul non detto o viceversa?
  13. le incomprensioni possono essere risolte?
  14. c’è rispetto reciproco e stima reciproca? 
  15. posso garantirle un certo tenore di vita oppure ha un tenore di vita troppo alto? 
  16. sa capire i miei problemi e io so capire i suoi? So ascoltarla e lei mi sa ascoltare?
  17. alla mia donna creo problemi oppure le risolvo i problemi?
  18.  c’è un ex o un amante? C’è un fantasma tra noi? E io sono in grado di capire e tollerare, addirittura accettare? 
  19. cosa sono disposto a fare per appagarla sessualmente, emotivamente, affettivamente, economicamente, domesticamente?
  20. la mia gelosia è solo possesso, ossessione. amor proprio, orgoglio? Rientra nella normalità o è patologica? 
  21. dobbiamo dirci tutto o dobbiamo mettere dei paletti?
  22. sono ancora in grado di amare i suoi difetti o almeno di tollerarli? 
  23. sono disposto a sopportare i suoi parenti, anche se non mi vedono di buon occhio?
  24. andiamo avanti per inerzia, abitudine, paura di restare soli oppure perché c’è un buon affiatamento? 
  25. siamo davvero compatibili? 
  26. fino a che punto sono disposto ad amarla? Fino a che punto è disposta ad amarmi?

Il fatto è che nessun uomo sa veramente rispondere con certezza a queste domande, perché spesso non riesce a fare chiarezza dentro di sé e perché non conosce a sufficienza la sua donna. Così tra ciò che ogni uomo non riesce a confessare a sé stesso e alla sua donna e ciò che ogni donna non riesce a confessare a sé stessa e al suo uomo, spesso in un rapporto di coppia regna l’irrisolto. Tutto ciò mi fa venire in mente una vecchia canzone d’amore di Venditti che si concludeva con questo verso: “Se il tuo amore è un altro modo di vivere”. Talvolta si fanno dei bilanci di coppia per quantificare chi ha dato e chi ha ricevuto di più, chi ha dimostrato più bene e chi ha fatto più male. Invece bisognerebbe spesso in questi casi, senza fare tante recriminazioni, prendere atto che si è due universi paralleli e farsene una ragione.  Ecco talvolta bisogna accettare di lasciare o essere lasciati quando la situazione è insostenibile, quando non ci si ama più, quando ci si annoia solamente, quando almeno una parte non è più coinvolta, perché, se è vero che la libertà può incacrenirsi nella solitudine, altre volte può essere un sollievo, una catarsi reciproca: a lungo termine la cosa  migliore e più terapeutica per entrambi. 

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Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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