Trent’anni fa un mio amico mi disse: “il problema con le donne non si risolverà mai”. E oggi penso che avesse pienamente ragione. Al di là dell’essere piacenti (e io non lo sono) o meno, mi accorgo oggi che il rapporto tra uomo e donna è sempre più problematico, talvolta conflittuale, e in alcuni casi sfocia nella violenza maschile. Ma non voglio disquisire su temi già ampiamente dibattuti come il retaggio ancora oggi esistente del patriarcato secolare o la cosiddetta guerra dei sessi. Vorrei invece scrivere le domande che ogni uomo mentalmente non squilibrato si dovrebbe fare a mio avviso per una relazione equilibrata che non danneggi la donna amata:
- sono veramente innamorato o sono solo vittima di un’ossessione? Sono ancora innamorato?
- è veramente la persona che cerco oppure no? E io sono la persona che cercava?
- posso perdonare un suo tradimento senza maltrattarla, picchiarla, spubblicarla?
- posso accettare che l’amore è anche rinuncia, sacrificio e dimenticarla senza farle alcun tipo di male se mi lascia?
- quanto ho aggiunto io? Oltre a riconoscere certe sue qualità quanto l’ho idealizzata e mitizzata? L’immagine che ho di lei corrisponde veramente alla realtà?
- quanto la illudo? Quanto l’ho illusa? Quanto mi illude? Quanto mi ha illuso?
- quanto l’ho delusa e la deludo? Quanto mi ha deluso e mi delude?
- cosa posso darle concretamente che gli altri non possono darle? Cosa può darmi concretamente che le altre non mi possono dare?
- posso capire pienamente il suo vissuto e lei può capire il mio?
- c’è davvero affinità sessuale? Oppure finge?
- c’è ascolto ed empatia reciproca?
- prevale il detto sul non detto o viceversa?
- le incomprensioni possono essere risolte?
- c’è rispetto reciproco e stima reciproca?
- posso garantirle un certo tenore di vita oppure ha un tenore di vita troppo alto?
- sa capire i miei problemi e io so capire i suoi? So ascoltarla e lei mi sa ascoltare?
- alla mia donna creo problemi oppure le risolvo i problemi?
- c’è un ex o un amante? C’è un fantasma tra noi? E io sono in grado di capire e tollerare, addirittura accettare?
- cosa sono disposto a fare per appagarla sessualmente, emotivamente, affettivamente, economicamente, domesticamente?
- la mia gelosia è solo possesso, ossessione. amor proprio, orgoglio? Rientra nella normalità o è patologica?
- dobbiamo dirci tutto o dobbiamo mettere dei paletti?
- sono ancora in grado di amare i suoi difetti o almeno di tollerarli?
- sono disposto a sopportare i suoi parenti, anche se non mi vedono di buon occhio?
- andiamo avanti per inerzia, abitudine, paura di restare soli oppure perché c’è un buon affiatamento?
- siamo davvero compatibili?
- fino a che punto sono disposto ad amarla? Fino a che punto è disposta ad amarmi?
Il fatto è che nessun uomo sa veramente rispondere con certezza a queste domande, perché spesso non riesce a fare chiarezza dentro di sé e perché non conosce a sufficienza la sua donna. Così tra ciò che ogni uomo non riesce a confessare a sé stesso e alla sua donna e ciò che ogni donna non riesce a confessare a sé stessa e al suo uomo, spesso in un rapporto di coppia regna l’irrisolto. Tutto ciò mi fa venire in mente una vecchia canzone d’amore di Venditti che si concludeva con questo verso: “Se il tuo amore è un altro modo di vivere”. Talvolta si fanno dei bilanci di coppia per quantificare chi ha dato e chi ha ricevuto di più, chi ha dimostrato più bene e chi ha fatto più male. Invece bisognerebbe spesso in questi casi, senza fare tante recriminazioni, prendere atto che si è due universi paralleli e farsene una ragione. Ecco talvolta bisogna accettare di lasciare o essere lasciati quando la situazione è insostenibile, quando non ci si ama più, quando ci si annoia solamente, quando almeno una parte non è più coinvolta, perché, se è vero che la libertà può incacrenirsi nella solitudine, altre volte può essere un sollievo, una catarsi reciproca: a lungo termine la cosa migliore e più terapeutica per entrambi.