“Doppio sogno” il romanzo onirico di Arthur Schnitzler

“Doppio sogno” è effettivamente un lungo sogno ad occhi aperti, sempre al confine tra il reale e l’irreale.

“Doppio sogno” è un’opera onirica, che scava negli animi e nelle più represse passioni di ognuno di noi, sempre al confine tra il definito e l’indefinito. Questi i temi che hanno ispirato Stanley Kubrick per la realizzazione del suo “Eyes Wide Shut“.

Arthur Schnitzler

Nasce a Vienna il 15 maggio 1862 da una famiglia borghese. Spinto dal padre (noto laringoiatra) a frequentare la facoltà di medicina, si iscrive ad essa nel 1879, laureandosi sei anni più tardi. Dopo la morte del padre apre uno studio medico privato, ma raggiungerà la fama letteraria con “Amoretto”. Con “Intermezzo” (1905), si aggiudica il premio Grillparzer per la commedia. Nonostante la già enorme notorietà, al giorno d’oggi Schnitzler viene ricordato soprattutto per “Doppio sogno” (1926), grazie anche alla celebre trasposizione cinematografica di Stanley Kubrick “Eyes Wide Shut”. Muore il 21 ottobre 1931 in seguito ad un ictus.

La trama di “Doppio sogno”

Vienna, fine 1800. Dopo una favola della buonanotte alla loro figlia, Fridolin (medico conosciuto e rispettato) e Albertine (casalinga) riprendono, non senza una certa fibrillazione, il racconto sulle avventure della notte precedente, durante una festa in maschera, la loro prima di quell’anno, a ridosso della fine del carnevale.

Fridolin racconta di essere stato atteso da due figure in domino rosso, scomparse successivamente. Allo stesso modo, Albertine ha avuto un flirt con un uomo affascinante. I due coniugi si erano rincontrati al buffet, avevano conversato febbrilmente e, in preda all’eccitazione della serata, una volta tornati a casa, si erano amati ardentemente come non accadeva da anni.

Da queste singolari e quasi divertenti avventure, come spesso accade, l’argomento inizia a diventare sempre più serio:

Tuttavia dalla leggera conversazione sulle futili avventure della notte scorsa finirono col passare a un discorso più serio su quei desideri nascosti, appena presentiti, che possono originare torbidi e pericolosi vortici anche nell’anima più limpida e pura, e parlarono di quelle regioni segrete che ora li attraevano appena, ma verso cui avrebbe potuto una volta o l’altra spingerli, anche se solo in sogno, l’inafferrabile vento del destino.

Dopo essersi raccontati a vicenda le proprie passate fantasie, entrambi a loro modo (sogno o meno che sia) danno sfogo ai più voluttuosi e repressi desideri e passioni. Feste misteriose, donne bellissime che si sacrificano, sette segrete, sogni che combaciano con la realtà (o realtà che combacia coi sogni) si susseguono in questo labirintico romanzo, fino allo scioglimento finale: forse il risveglio dall’incubo.

I temi di “Doppio sogno”

Se sapessimo che Schnitzler, sin dall’età di 17 anni, teneva un diario con gli appunti sui propri rapporti sessuali, non ci stupiremmo di trovare l’Ερος così presente ed imponente nella sua opera. Esso infatti rappresenta molto di più di un semplice piacere: è una liberazione, un gioco eccitante, un intrigo misterioso. La “voluptas” all’ennesima potenza, l’espiazione di desideri repressi e spesso non accettabili dalla società, un’azione catartica. E l’Ερος è quindi accompagnato da una cornice che vaga tra la realtà e l’irrealtà, un sogno ad occhi aperti che lascia interdetti, spaesati, folli.

D’altra parte, il doppio, il sogno e l’Ερος sono i temi principali dell’autore e dei suoi studi medici. I primi due, di stampo “kubrickiano”, non potevano certo esimere il regista dall’adattare per lo schermo questo romanzo.

Interessante è anche la funzione delle “percezioni”. Infatti, mano a mano che andiamo avanti nella vicenda, le condizioni atmosferiche sembrano seguire lo stato d’animo del protagonista: si passa da “In strada dovette aprire la pelliccia” delle prime pagine a “Il sole caldo come in primavera” del finale. Il calore rappresenta quindi, metaforicamente, la passione e l’ardente desiderio che crescono “in itinere” in Fridolin.

Infine, non è da sottovalutare nemmeno quale “tipo” di personaggi si presentino davanti al medico durante il suo cammino; l’aggettivo più usato da Schnitzler è “equivoco”. Questa sarà la parola affibbiata al sarto della città e al portiere di un albergo, così come a molti altri posti e persone, evidenziando ancora una volta “il doppio, lo specchio, il duplice, la realtà e la finzione”.

Schnitzler mette quindi in discussione tutto ciò che vediamo, pensiamo o sogniamo. Ci dice quanto sia sottile il confine tra il reale ed il fantastico. Emblematico è lo scambio di battute nel finale tra i due coniugi.

Lo stile di Schnitzler

Lo stile del romanzo è asciutto, lineare ed immediato. Contrariamente a quanto si possa pensare, la trattazione di argomenti onirici non appesantisce minimamente la narrazione. L’interessante presenza dell’erotismo non conferisce affatto alcun tipo di oscenità; anzi, la più profonda e nascosta passione si trasforma in una sacra via per la redenzione e la liberazione. Lo scrittore si concede, ad un certo punto, solo un “donnine nude” sulla bocca di Fridolin, come unica licenza scandalistica.

Il “monologo interiore” fa da padrone tra le pagine del libro: questa tecnica era molto utilizzata da Schnitzler per descrivere gli stati d’animo dei suoi personaggi. L’autore costruisce un perfetto “climax” ascendente per tutta la durata del racconto, inserendo eventi inaspettati capaci di far insospettire sempre di più il lettore.

Per niente prolisso o troppo articolato, barocco, pomposo, Arthur Schnitzler si dimostra dunque un abile narratore, capace di far riflettere su temi surreali pur restando in una scrittura “tattile”.

Conclusioni su “Doppio sogno”

“Doppio sogno” di Arthur Schnitzler è dunque un’introspezione, un “via libera” ai più repressi desideri; desideri di vendetta, di potere, di eccitazione: in sintesi, un lungo sogno ad occhi aperti, o meglio, per usare le parole dell’autore:

Il cadavere pallido della notte passata

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