Due osservazioni su “Dialettica dell’illuminismo” di Adorno e Horkheimer

Un libro da leggere assolutamente

Prima di tutto qui per dialettica si intende un nodo irrisolto, una contraddizione insanabile. La domanda che fa scaturire questo saggio di Adorno e  Horkheimer è tutta qui: “Perché l’umanità, invece di entrare in uno stato veramente umano, sprofonda in un nuovo genere di barbarie?”. Ma la domanda più diretta è: perché questa civiltà occidentale ha prodotto Auschwitz? Il libro uscì nel 1947 ed è un classico ormai della filosofia contemporanea. Non si può non averci a che fare. Bisogna incontrarsi, anche scontrarsi con esso. È chiaro e lampante che è un capolavoro. Però nutro alcuni dubbi.

Sul concetto di illuminismo

Innanzitutto il concetto di illuminismo viene esteso oltremodo. In questo vedo una forzatura, una generalizzazione impropria. L’illuminismo è qualcosa di storicamente determinato. Inoltre viene citato solo Kant e non vengono menzionati gli autori francesi. Hanno gioco facile Adorno e Horkheimer a citare l’etica kantiana fondata sulla ragione e sul senso del dovere (derivato dal pietismo protestante). Ma a ben vedere è illuminista anche Il nipote di Rameau, un’opera molta ironica e dissacrante di Diderot. In fondo quel cortigiano senza corte descritto da Diderot poteva essere un buon antidoto a tutta la solennità, la seriosità, l’istituzionalità,  l’onniscienza  dell’Enciclopedia.  L’illuminismo è molto di più dell’etica kantiana e molto di meno di quello che vogliono farci credere Adorno e Horkheimer.  A leggere loro, sembra che tutta la cultura occidentale sia illuminista. È illuminista il motto “sapere aude” ( “abbi il coraggio di sapere”), ma identificare, far coincidere tutto l’illuminismo con la “ragione strumentale” è a mio avviso un poco fuori luogo. La ragione strumentale esisteva già ai tempi di Machiavelli, ma si potrebbe risalire ancora a secoli e secoli prima della comparsa dell’illuminismo. Quando i due filosofi analizzano Ulisse che con i suoi trucchi e i suoi inganni rappresenta l’anima dell’Occidente, l’uomo oeconomicus novecentesco,  e Sade che invece è di fatto il lato oscuro e perverso della passione dell’uomo occidentale, più che un’estensione del concetto di illuminismo non fanno che tracciare gli antecedenti di questo ismo.  È un percorso a ritroso rispettabilissimo. È un’operazione legittima. Basta sapere che è tale. Niente di più e niente di meno. Ma la domanda che si fanno i due è doverosa. È quella che dovremmo farci tutti e visto che non siamo più nel 1947 chiederci: perché Hitler ma anche perché Stalin?

Altri interrogativi

Una cosa che mi chiedo inoltre è se non sia un’altra forzatura vedere nell’antisemitismo i limiti dell’illuminismo. Ancora mi sembra che, lancia in resta contro il drago, facciano di tutta l’erba un fascio, addossando le responsabilità di tutti i crimini occidentali a un ismo,  che ha portato soprattutto progresso, cultura e conoscenza. Viene da chiedersi se la società occidentale sarebbe migliore senza l’illuminismo. Viene da chiedersi se l’illuminismo abbia portato alla deriva l’Occidente, come credono i due filosofi, oppure se l’illuminismo non abbia attenuato il nichilismo della nostra società.   Una cosa pregevolissima di questi scritti è che comunque viene posto l’accento su ciò a cui ha portato l’illuminismo, ovvero una fede cieca nei numeri, nel progresso, nella tecnica, nella scienza. Un altro aspetto evidenziato e non di poco conto è la volontà di potenza dell’Occidente, che ha creato disastri. Ma siamo sicuri che dipenda esclusivamente dell’illuminismo? Siamo sicuri che non sia qualcosa di universale insito nella specie umana e non sia quello che la sociobiologia chiama il “sistema di predominanza”? Forse allora la colpa non è della cattiveria tutta occidentale di Sade e Nietzsche (i forti e i deboli con un residuo di compassione borghese, considerata comunque una debolezza dell’animo e che conduce a ben poca solidarietà). Forse il problema sta a monte. Ma eravamo nel 1947. I Gulag dovevano ancora venire. Gli eccidi e gli orrori sembravano tutti di una parte sola. Comunque un grande punto di forza di questo saggio è il fatto che i due autori si chiedono come mai la ragione occidentale è diventata irragionevole. In questo senso qualcuno potrebbe approfondire leggendo “L’eclissi della ragione” di Horkheimer.

E se fossero altre le cause della barbarie?

Che poi a ben vedere mi sembra che in questo saggio mirabile i due grandi intellettuali sbaglino bersaglio, ricordando che è per colpa del nichilismo che è morto Dio e non per colpa degli illuministi, che erano deisti,  cioè panteisti a modo loro e che quindi credevano in Dio. Infine io mi chiedo se sia stata davvero la ragione strumentale a portare al nazismo e non la follia dei dittatori, il gregarismo delle masse, la propaganda perversa, certe condizioni economiche e storiche, l’ignoranza di allora, il travisamento dell’opera di Nietzsche, alcuni pregiudizi diffusi, il protocollo dei savi di Sion, le grandi ubriacature ideologiche, l’obbedienza acritica all’autorità dimostrata da Milligram, la banalità del male espressa dalla Arendt, l’eugenetica, il razzismo, l’autoesaltazione. Sono molte le concause, i fattori che hanno determinato lo sfacelo, la barbarie. Mi chiedo se i due grandi filosofi invece di trovare i limiti dell’illuminismo abbiano invece trovato i limiti della ragione umana, universalmente intesa.   Che poi come si potrebbe addossare la colpa del nazifascismo all’illuminismo si potrebbe in modo più circostanziato forzare la mano e dire che Mussolini prima era stato un socialista, il nazismo di fatto era nazionalsocialismo e dare interamente la colpa di tutto al socialismo. Ma non sarebbe giusto. Sarebbe totalmente errato.

Conclusioni

La domanda che mi faccio è se sia giusto ritenere che il nazifascismo nasca dall’illuminismo. E mi chiedo anche se non fosse sbagliato il marxismo di Adorno e Horkheimer più che l’illuminismo. Non solo ma mi chiedo se casomai il nazismo c’è stato perché l’illuminismo non si è mai diffuso a livello popolare, perché casomai esso non è mai stato opposto al nazismo. In definitiva può darsi che l’illuminismo come altri elementi culturali abbia contribuito alla formazione del nazifascismo, ma non è il solo elemento. Così come la concezione di governo de “La Repubblica” di Platone può certamente aver contribuito alla nascita delle dittature occidentali, ma probabilmente è inappropriato pensare a un Platone totalitario, come lo intendeva Popper. È a ogni modo una pietra miliare della filosofia contemporanea questo saggio di Adorno e Horkheimer perché è la constatazione di fatto che in Occidente dal fine ultimo illuminista della ragione, della conoscenza come fine siamo passati alla ragione come mezzo. Non solo ma con la ragione anche l’uomo stesso è diventato non un fine ma un mezzo, come approfondirà successivamente Moravia in un suo saggio. 

Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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