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Sul sensazionalismo dei giornali
In questi ultimi giorni ho letto alcune inesattezze sui quotidiani e su testate online. Vorrei dire la mia, semplificando un poco, addirittura banalizzando, cercando di essere chiaro a tutti. A molti queste mie quattro righe sembreranno scontate. Scusate se a molti i miei pensieri sembreranno elementari, se non mi perderò in raffinati sofismi e intellettualismi. Lo so che la questione è assai delicata, che basta un niente per essere considerati dei pericolosi sovversivi, che basta una mezza frase fraintesa per essere ritenuti degli istigatori dei rivoluzionari. Per quanto può valere io sono totalmente contrario a ogni forma di violenza. Però basta con questo sensazionalismo mediatico, che pone l’accento a senso unico sull’insurrezionalismo e che tratta solo di esso, identificando tutta l’anarchia con esso. Gli anarchici sono tanti. Gli anarchici vengono dipinti a tinte fosche come dei violenti, se non talvolta come degli stragisti. È un’esagerazione, anzi una deformazione, meglio ancora una mistificazione della realtà: esiste una galassia anarchica. È vero che nel corso della storia ci sono stati degli attentati e delle cospirazioni anarchiche, che io condanno fermamente. Però l’anarchia non è solo questo.
Ricordando la cultura anarchica
Purtroppo si parla esclusivamente degli anarchici quando si tratta di violenza e non del fatto che alcuni anarchici hanno fatto e fanno cultura nella scuola, nell’università, nell’editoria, talvolta anche nel web, se si sa dove cercare. Ci sono stati grandi intellettuali che erano anarchici e hanno sempre rifiutato l’uso della forza. Anche il grande poeta e pittore Lorenzo Viani era anarchico e a tale riguardo scrisse: “L’anarchismo coronato di fiamme riscaldò la mia anima: […] Io annetto molta importanza al fatto di aver in quell’anno appreso le idee anarchiche, o meglio di averne subito il fascino. Cosa sarei stato io, da 15 a 25 anni, senza l’entusiasmo della rivolta o della distruzione? Una barca senza timone a discrezione del vento. Ogni difficoltà, ogni ostacolo che si opponeva al mio cammino mi sembrò sempre una sciocchezza. Le difficoltà erano per me il superare tutte le leggi borghesi, distruggerle, rinnovarle.” Quindi l’anarchia fortificò l’animo di Viani, che non fece mai del male a nessuno. Una cosa è chiara, ovvero che essere anarchici significa soprattutto essere per quanto possibile contro l’autorità e a favore della libertà individuale per quanto possibile (e non mi voglio perdere in sottili distinguo tra essere libertari o essere anarchici; c’è chi li considera sinonimi e chi no).
Alfredo Cospito e l’articolo di Daria Bignardi
Comunque sempre a proposito di quel che hanno scritto i giornali tanto per sentire un’altra campana per quanto riguarda il caso di Alfredo Cospito, il carcere duro, la pena segnalo a tutti l’ottimo articolo di Daria Bignardi su Vanity Fair di questa settimana, tanto sintetico quanto pregevole e significativo, che, andando oltre il mainstream e la vulgata, merita veramente da solo il prezzo della rivista. Si può essere anarchici culturalmente e/o ideologicamente e/o si può considerare l’anarchia una categoria dello spirito.
Tanti modi di essere anarchici
Ci sono tante sfumature e tante declinazioni dell’anarchia. Ci sono coloro che si definiscono anarchici, ma se chiediamo loro cosa vuol dire anarchia non lo sanno dire perché per loro è qualcosa di indefinibile, forse anche di indicibile. Ci sono coloro che sono anarchici senza aver letto Stirner e Bakunin, così come ci sono comunisti che sono tali senza aver letto un solo libro di Marx. Ma anche costoro sono degni di ogni stima perché l’anarchia deve essere inclusiva e non selettiva a priori. Ci sono quindi anarchici senza cultura anarchica e non anarchici con cultura anarchica. Ci sono anarchici in senso vago e con la testa confusa e anarchici con le idee molto chiare. Ci sono anarchici per cui “non ci può essere fuoco senza scintilla” (per dirla alla Springsteen) e alcuni intendono la scintilla dell’azione, mentre altri solo la scintilla del pensiero. Ci sono anarchici stufi, stanchi, svogliati perché tanto qui non cambia nulla. Ci sono anarchici incoerenti che deludono le aspettative, che rinnegano le proprie idee, che le tradiscono. Ci sono tanti tipi di intendere l’anarchia. A volte è difficile tracciare una linea di demarcazione. Non si può a ogni modo generalizzare o condannare totalmente un movimento e/o un gruppo di persone, che condividono tutto sommato dei valori e hanno delle affinità ideologiche. Altre volte si possono notare le differenze. Ci sono gli anarchici informali e quelli non informali. Ci sono gli attivisti anarchici come i libertari non attivisti. Ci sono i semplici liberi pensatori (come me del resto), così come ci sono i professori universitari anarchici. Ci sono coloro che si professano apertamente anarchici e coloro che hanno tutto da perdere ma segretamente nel profondo dell’animo sono anarchici. Ci sono gli anarchici nonostante tutto e quelli che “se potessi sarei anarchico anche io”. Essere anarchici significa trascendere coloro che dicono: “a voi anarchici non va bene niente. Qualcuno che comanda ci vuole” oppure “voi anarchici criticate tutto, ma cosa proponete in concreto?” oppure ancora “voi giocate a fare gli anarchici, ma se voi foste al governo fareste peggio!”. Ci sono coloro che vedono l’anarchia come eversione e coloro che la intendono quasi come una religione o comunque in modo spirituale. L’anarchia è un modo di essere, ma ci sono infiniti modi di essere anarchici. Anarchia non significa soltanto disordine, non significa entropia. Anarchia non significa distruggere, se non le certezze granitiche nella propria mente. L’anarchia non è assolutamente detto che debba sfociare nella violenza. Si può anche essere anarchici pacifici, eppure non pacificati con il mondo, come cerco di essere io. Essere anarchici significa mantenere vigile l’attenzione ed esercitare il proprio senso critico; vuol dire cercare di farsi un’idea personale delle cose della vita e del mondo. Essere anarchici a mio avviso significa non farsi abbindolare, suggestionare, ipnotizzare dal potere. L’anarchico è prima di tutto un libero pensatore che sa guardare nel presente, non scordandosi del passato. Ma i liberi pensatori che cercano di mettere tutto in discussione fanno paura in questo mondo, se consideriamo ciò dall’ottica del sistema. Alcuni ti rimproverano, affermando: “Dove andremo a finire se tutti pensassero con la loro testa?”.
Cosa ritenere oggi anarchia?
Anarchia è contropotere e per quanto possibile assenza di potere. Anche l’anarchico deve mangiare, deve vivere nel mondo e cerca di conformarsi al mondo per tirare avanti, ma cerca per quanto possibile di non snaturarsi, di non fare troppi compromessi con il mondo. Anche l’anarchico deve essere nel mondo, ma deve cercare di non farsi condizionare troppo da esso, ad esempio dalla moda, dalla cultura di massa, dai mass media. Essere anarchico significa cercare di capire come va e cosa accade nel mondo. Anarchia è libertà senza accettazione o imposizione di dogmi, è scardinare luoghi comuni, è coltivare i dubbi, è cercare di approfondire o quantomeno di ricevere degli input, è rielaborare le proprie idee. Essere anarchici significa interrogare continuamente sé stessi e dubitare sempre di sé, del mondo, delle sue dinamiche e leggi, di primo acchito qualche volta di facile lettura ma sempre ingannevoli.