Oggi è l’argomento clou il conflitto israeliano-palestinese. La faccenda è molto complessa e ha radici antichissime. Il conflitto è un intreccio inestricabile di storia, economia, giustizia, ideologia, pregiudizi, religione. E anche l’Occidente ha delle colpe gravi, che risalgono alla notte dei tempi. L’antisemitismo nasce in Occidente. Con la distruzione del tempio di Gerusalemme ci fu la diaspora e nell’Occidente per secoli e secoli gli ebrei furono perseguitati. I cristiani disprezzavano gli ebrei perché a loro avviso avevano ucciso Cristo e dopo non lo avevano riconosciuto come figlio di Dio. I pogrom nascono in Occidente. Se gli ebrei erano costretti a Roma a vivere nei ghetti era a causa dell’emanazione di una bolla papale. È occidentale la leggenda medievale dell’ebreo errante. È occidentale il pregiudizio dell’ebreo avido, come raffigurato ne “Il mercante di Venezia” di Shakespeare. Il protocollo dei savi di Sion è occidentale, perché anche la Russia storicamente e culturalmente è Occidente. Erano francesi e occidentali coloro che accusavano Dreyfus di alto tradimento solo perché era ebreo e l’affare Dreyfus fu determinante nella mente di Herzl per la fondazione del sionismo. È occidentale la teoria del complotto che fa degli ebrei il capro espiatorio, che accusa la lobby ebraica di ogni colpa, dimenticandosi che gli ebrei divennero banchieri perché la Chiesa condannava anticamente l’usura e quindi prestiti e cambiali, di cui tanti avevano bisogno, e dimenticandosi che gli ebrei consideravano più di altri popoli l’istruzione e perciò erano più colti (molti di loro diventavano professionisti, scienziati, intellettuali). Chamberlain e Gobineau, famosi per le loro antisemitismo, erano occidentali, così come Hitler era un folle sanguinario, sempre occidentale; così come occidentale e italiano era Mussolini, che promulgò le leggi razziali. L’Olocausto è un prodotto della società occidentale e senza le persecuzioni del nazifascismo gli ebrei non sarebbero immigrati massicciamente in Palestina. Così come delle gravi responsabilità le hanno avute qualche decennio fa francesi e inglesi, che pensarono di sfruttare il sionismo per combattere l’Impero Ottomano e poi spartirsi la Palestina: ancora il nostro colonialismo occidentale! Così come più recentemente sono responsabili i governi occidentali per essere stati troppo distratti, doppiogiochisti e per non aver utilizzato adeguatamente diplomazia e intelligence. Quindi prima di accusare gli ebrei di ogni colpa bisogna riflettere, perché se gli ebrei hanno compiuto errori e orrori in Palestina (ma errori e orrori sono stati fatti anche dall’altra parte), la colpa è anche occidentale e la storia ce lo ricorda. Certo gli ebrei volevano “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, ma in Palestina c’erano gli arabi. Certo Netanyahu ha sottovalutato Hamas e ci ha pure fatto delle negoziazioni. Certo Netanyahu ha gettato benzina sul fuoco con le sue dichiarazioni e i suoi comportamenti. Certo anche l’intelligence israeliana ha delle gravi responsabilità per non aver saputo prevedere il 7 ottobre. Certo i bombardamenti nella striscia di Gaza hanno fatto più di 8000 morti. La convivenza è sempre stata molto difficile. Quello che ho scritto per gli ebrei vale anche per gli arabi, che sono stati e sono vittime di pregiudizi e discriminazioni in Occidente. Alcuni ad esempio oggi identificano tutti gli arabi con Hamas e ciò è sbagliato totalmente. Per il resto niente di nuovo sotto il sole: la storia si ripete. Quasi ogni famiglia israeliana ha un figlio riservista e il figlio di Netanyahu fa la bella vita a Miami; i leader di Hamas mandano a morire dei giovanissimi, ma loro vivono tranquilli negli alberghi a cinque stelle a Doha. Niente di nuovo, è proprio come qualche decennio fa in Italia, dove Mussolini disse: “Armiamoci e partite”. Il resto è cronaca: orrore, barbarie e odio.
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Dimentica la forte carica anticristiana e antiebraica dell’islam. Ebrei e cristiani sono accusati di aver falsificato i loro testi sacri già nel corano. E’ loro permesso di sopravvivere ma solo se si sottomettono, rispettano le leggi islamiche, pagano la jizya (tassa “di protezione” speciale sui noi mussulmani), il kharaj (tassa fondiaria su proprietà di non musulmani), acettano le innumerevoli vessaazioni (che variano da zona a zona e da periodo a periodo, dall’obbligo di abiti speciali che li riconoscessero, al divieto di usare cavalli, a limiti su case e residenza) al fatto che la loro testimonianza non era ritenuta valida dai tribunali (ed in un sistema giudiziario che si avvale solo delle testimonianze come prova è un grosso problema) e così oltre. Esiste un’ampia letteratura dedicata a ciò. Guardare ai ghetti o all’antisemitismo europeo mostra uno strabismo selettivo. Citare le “leggi razziali” del 1938 è possibile perché furono esplicitamente promulgate in un momento ben preciso, ma nasconde che nel mondo islamico non ne hanno bisogno perché sono sempre state presenti nei loro codici, la discriminazione in tal caso non è etnica ma religiosa, ma non per questo meno rigida o dura.