Le incertezze del futuro
In questa estate torrida e personalmente con una periartrite alla spalla che mi provoca dolore (e mi causa dolore anche scrivere un articolo. Quindi sarò breve e non mi dilungherò. Vado avanti in questi giorni con cerotti Voltadol a giorni alterni e tachipirine, ma non posso continuare per molto e il dolore persiste, non si placa) ci mancava anche la crisi di governo: quello che mi lascia esterrefatto è come effettivamente sia avvenuta. Con la pandemia non ancora lasciata alle spalle, questa crisi energetica, un debito pubblico elevatissimo, il caro prezzi che lascia i carrelli della spesa sempre più vuoti, una grande inflazione e i soldi del Recovery Fund ancora da prendere era il momento meno indicato, meno opportuno fare una crisi del genere.
Questa penso che sia una constatazione realistica, indipendentemente dell’orientamento politico e dell’approccio teorico. Un articolo oggi del Financial Times si chiede se l’Italia saprà rispettare le scadenze del Recovery Fund. Per l’Italia sono in ballo 200 miliardi di euro. Non sono noccioline. Hanno davvero pensato ai problemi degli italiani i politici? Si può essere per il consumo critico, per il commercio equo e solidale (tutte cose giuste e sacrosante), ma qui e ora cosa possiamo fare in concreto? Si può avere idee giuste, ma che fare se a decidere sono sempre gli altri!?? E ancor prima cosa dobbiamo pensare di questa crisi? Le multinazionali si salveranno pure, ma trovano sempre il modo di eludere le tasse e poi il tessuto economico italiano è fatto da piccole imprese, che sono le più vulnerabili.
Il Pil di un Paese non si fa con il capital gain e con le speculazioni di chi gioca in borsa. Le piccole imprese per essere produttive saranno costrette probabilmente alla delocalizzazione in un’economia come quella italiana dove si è passati nel Novecento giustamente dal plusvalore assoluto al plusvalore relativo, per arrivare ai giorni nostri all’utile marginale e quindi al margine di contribuzione, risultando sempre più rosicati i guadagni. Insomma fare impresa è sempre più difficile in Italia, anche se esistono imprenditori furbastri che ci marciano su e rovinano l’immagine pubblica, il credito sociale dell’intera categoria. Altrettanto difficile è lavorare per molti italiani, i cui diritti lavorativi e la cui sicurezza sul lavoro non sono adeguatamente tutelati. Consideriamo anche il fatto che i salari in Italia sono bassi rispetto a molti Paesi europei.
Chi sono i pupi e i pupari?
Quello che è stato definito “draghicidio” potrebbe essere un suicidio inscenato, un modo per uscirne a testa alta da parte del banchiere, che secondo alcuni ha alzato troppo l’asticella ai partiti con i suoi punti programmatici. Ma c’è anche l’ipotesi Brunetta: il centrodestra ha voluto la crisi di governo per andare alle elezioni anticipate e vincerle. I sondaggi non lascerebbero scampo al centrosinistra. Ha solo alcuni collegi blindati in Toscana e in Emilia. Molti sarebbero i collegi “sicuri” per il centrodestra. Un altro interrogativo che mi pongo è se la crisi sia veramente iniziata a causa di taxisti e bagnini oppure se era solo un pretesto. Inoltre mi vengono in mente i personalismi, le idiosincrasie, le ripicche, le rivalse, gli speculatori, gli approfittatori, i giocatori consumati, gli avventurieri neofiti, il partito trasversale dei filorussi e quello altrettanto trasversale dei filocinesi.
Penso alle dichiarazioni di Di Maio, secondo cui sarebbero i politici che “strizzano l’occhio a Putin” a aver rovesciato il governo. Chi sono i pupi e chi i pupari? Chi i burattini e chi i burattinai? È tutta colpa dei poteri forti? Ma vorremmo nomi e cognomi una volta per tutte di coloro che fanno parte dei poteri forti e ciò è difficile. Qualcuno ha detto che in Italia c’è troppa cultura del sospetto, ma Andreotti che è stato al governo per 40 anni sosteneva che in Italia a pensare male si fa peccato però ci si indovina sempre. Ci sono troppe cose e troppe manfrine che covano sotto la cenere. La politica italiana è un brutto garbuglio. Quindi penso anche al fatto che i parlamentari avranno diritto al cosiddetto “vitalizio” il 24 settembre e le elezioni ci saranno il 25 settembre: guarda caso!
Ecco a cosa pensano i nostri demagoghi oltre che alle promesse da campagna elettorale, puntualmente non mantenute. Alcuni dicano pure che Draghi era un presidente non eletto. Ma si scordano la sua validità, la scarsità dell’offerta politica (non ci sono più i vecchi partiti di massa e neanche i partiti di quadri come un tempo. Questa potrebbe essere l’analisi di alcuni scienziati politici), la possibilità di avere con lui un personaggio super partes, per quanto anche i tecnici hanno un orientamento politico.
Un Paese governato dal grande caos, ma per favore non confondiamo il caos con l’anarchia…
Di certo questa crisi, indipendentemente da chi siano i responsabili (e molti hanno il concorso di colpa a mio avviso), ha dimostrato ancora una volta che i politici guardano al “particulare” guicciardiniano e sono disposti a essere machiavellici fino ai massimi livelli. Sono cambiati gli scenari ma non la sostanza da qualche secolo fa. Ora importante sarà per tutte le forze in campo scegliersi gli alleati o addirittura ponderare bene la scelta di correre da soli. È in gioco prima ancora del futuro di certi partiti il futuro del Paese e degli italiani. Tutti i politici a discorsi sostengono di volere il bene del Paese, ma a tale riguardo viene da chiedersi chi veramente vuole il bene del Paese e chi è veramente in grado di farlo. Dovremmo affidarci a occhio e croce ai più affidabili e responsabili.
Si può fare solo supposizioni, più o meno fondate, ma una cosa è sicura riguardo al metodo: bisogna procedere per esclusione. Si possono fare solo supposizioni, più o meno fondate, sui maggiori colpevoli della crisi. Ma gli italiani se ne saranno già scordati al momento delle elezioni e voteranno di pancia. La stabilità governativa non sarà forse garantita. In tutta onestà non capisco il tafazzismo, ovvero il masochismo morale e l’autolesionismo in senso lato, di molti elettori italiani. Alcuni dicono che questo popolo non si merita certi politici, ma a guardare bene costoro sono eletti dal popolo italiano e rappresentativi degli italiani. Non lamentiamoci quindi se ai difetti degli elettori corrispondono quelli degli eletti.
È un circolo vizioso che non diventerà mai virtuoso. Per moltissimi motivi è in crisi da tempo la democrazia rappresentativa. Mi chiedo da tempo che partiti sono mai questi? Ogni tanto ci vuole qualcuno che dica che il re è nudo! Non ci si stupisca se si passa continuamente da governi in crisi a crisi di governo. Gli elettori sono naturalmente liberi di scegliersi il governo che vogliono. Solo che poi tutti ne pagheremo le conseguenze e se anche facessero la scelta giusta forse i danni fatti da questa crisi sarebbero irrimediabili, forse nessuno sarebbe più in tempo a intervenire. Forse è già troppo tardi. Forse invece ogni preoccupazione è vana. Forse il Paese saprà risollevarsi. Forse tutto si tradurrà con un niente di fatto e niente cambierà. A ogni modo in questa Italia regna il caos e per favore non confondiamo il caos con l’anarchia.