Chi l’ha detto che per forza nella poesia contemporanea la poeticità debba vincere sull’impoeticità? Vi sembra che nel mondo la poesia abbia la meglio sull’impoesia? Che cos’è davvero la poesia? La bellezza del mondo o le sue brutture? Il problema è che pochi/e riescono a rappresentare sia la bellezza che le brutture del mondo. Qualcuno potrebbe obiettare che il mondo non è né bello né brutto, ma probabilmente mentirebbe. Non solo ma viene da chiedersi se il mondo è sempre stato così brutto. A volte mi sembra che quella che tutti riteniamo, quasi universalmente, poesia sia anch’essa menzogna perché non rappresenti il grigiore e il vuoto del mondo né il reale disagio di esistere. E poi c’è bisogno della poesia per dirci che abbiamo tutti sotto gli occhi, ovvero il mondo con la sua bellezza e le sue brutture? A volte mi chiedo se oggi abbia ancora un senso cercare di rappresentare il mondo. Forse il poeta dovrebbe far percepire agli altri il bello, il brutto, le ingiustizie, ma ciò che io ritengo bruttura nel mondo tu non puoi giudicarla tale e lo stesso dicasi sulla bellezza: non c’è consenso universale su questo. Forse il poeta ha il compito di elevarsi interiormente e spiritualmente, nonché di elevare il lettore e allora deve mostrare calviniamente ciò che non è inferno nell’inferno terreno, deve descrivere quasi esclusivamente quello. Molti ancora ritengono che la bellezza salverà il mondo per dirla alla Dostoevskij. Ma anche rappresentare il male è un atto inaudito di coraggio. Descrivere la poesia o l’impoesia del mondo non necessariamente è un aut aut impietoso, ma talvolta è una scelta stilistica ed esistenziale. Molti non mischiano nei loro versi bellezza e bruttezza del mondo perché pensano che così facendo non facciano vera poesia, come se far coesistere poetico e impoetico nei propri versi non fosse vera poesia. Ecco così che spuntano miriadi di componimenti che celebrano solo la bellezza della natura. Eppure Dante ha scritto anche l’inferno e il purgatorio. Eppure i poeti maledetti hanno scritto anche il disagio esistenziale e il negativo del reale. La vera scelta è tra rappresentare fedelmente il mondo, rappresentarlo ottimisticamente oppure pessimisticamente. Che poi rappresentare fedelmente il mondo è un’impresa perché ciò che io ritengo tale non lo ritieni tu! È molto difficile trovare il giusto mezzo nella rappresentazione della realtà, anche perché ogni rappresentazione dipende in gran parte dalla soggettività, dall’individuo. Ci sono poi versi belli che dicono le brutture del mondo e versi brutti che esprimono o vogliono esprimere la bellezza del mondo. E inoltre c’è una questione spinosa su cui non c’è unanimità: per scrivere il male bisogna saper scrivere male? E bisogna saper scrivere male naturalmente o anche per poetica, per artificio, per scelta stilistica? Non sempre al brutto in poesia corrisponde il brutto della realtà e la stessa cosa dicasi per il bello. E inoltre bisogna chiedersi se necessariamente devono corrispondere. Viene anche da chiedersi se alla fin fine in un’opera poetica la bellezza debba vincere sul male. Probabilmente qualsiasi cosa scrivano i poeti, il loro linguaggio e le loro metafore sono inadeguate, non fanno presa sulla realtà, non sono incisive. Forse la popolazione è quasi totalmente indifferente a ciò che scrivono. Un poeta comunque può commettere diversi errori: 1) non può cantare la bellezza del creato 2) può togliere tutte le bruttezze del mondo nella sua poesia e fare come se non esistano 3) aggiungere troppa bellezza, ovvero enfatizzare troppo le bellezze del mondo.
Ma chiunque lo riprenda e lo critichi esprime un’opinione molto discutibile e criticabile anch’essa. Dove sta la verità poetica? Nessuno lo sa. Oggi ad esempio è vero che è primavera, che c’è la guerra in Ucraina, che si muore di fame nel mondo, etc etc. La verità poetica starebbe nell’esprimere in un solo componimento tutti questi elementi del reale e poi trascenderli. Ma è molto difficile scrivere ottime sintesi della realtà. Oppure alcuni potrebbero dire che la poesia debba avere fini didascalici e pedagogici o comunque formativi e allora nei versi dovrebbe essere cantato il bello, il bene, il giusto. Al contrario altri potrebbero sostenere che la vera poesia è sofferenza interiore e denuncia sociale e così dovrebbe essere cantato il male. Una cosa è certa per rappresentare il mondo poeticamente bisogna prima abitarlo poeticamente. Come scrive Bobin: “Chi impara a sentire il rapimento e la radianza delle cose, genera a sua volta radianza e rapimento e provoca destini. Si tratta solo di un modo umano di abitare il mondo. Perché dire abitare poeticamente il mondo o abitare umanamente il mondo, in fondo è la stessa cosa”. E allora poeti e poetesse tirate fuori prima di tutto la vostra umanità!