Elena Mazzocchi ci offre una riflessione sulla sofferenza di venire a patti con la vita


Le vicende narrate da Elena Mazzocchi all’interno del suo libro “Armistizio” trovano origine nel racconto di un’amicizia adolescenziale tra tre giovani ragazzi di nome Carlo, Elia ed Helmi, accomunati dall’essersi conosciuti presso uno dei più prestigiosi licei della capitale. Tuttavia le loro vite si sviluppano in maniera totalmente differente, sia per l’origine socio-economica dei tre amici, sia per i vari sviluppi che caratterizzeranno le loro esistenze in breve tempo.

Carlo, infatti, fa parte della benestante borghesia romana mentre Elia proviene da una famiglia più modesta ed Helmi rappresenta la seconda generazione di una famiglia di immigrati. All’inizio del racconto, i tre giovani sono descritti dall’autrice come studenti brillanti e apprezzati all’interno della loro scuola. Tuttavia, quando Elia entra in contatto con Tina e Simone, una coppia dai contorni ambigui e affascinanti, viene inevitabilmente trascinato in un mondo fatto di alcol, droga e sesso. Le notti dei tre nuovi amici si trasformano così in interminabili fughe, inseguendo l’euforia attraverso le strade della città.

Carlo comprende che qualcosa non va più nella sua amicizia con Elia, ma è soltanto quando decide di seguirlo ad una festa, tentando di recuperare quel rapporto oramai irrimediabilmente compromesso, che la situazione precipita. Tina muore a causa di un’overdose e il mondo di Carlo va in frantumi. Il ragazzo si ritrova intrappolato in una spirale di depressione che lo porta ad abbandonare la scuola e a terminare anche la relazione con la sua ragazza. Trascorre le giornate recluso nella sua stanza, evitando qualsiasi contatto con gli altri.

Si intensificano anche le discussioni con sua madre la quale, proiettando su di lui la frustrazione per la sua mancata realizzazione personale, riponeva nel figlio le sue aspirazioni di una brillante carriera lavorativa. Arriva il momento dell’esame di maturità ed Elia riesce a superarlo con successo. Invece Carlo, incapace di affrontare questa prova, si sente profondamente solo e giunge persino alla decisione di acquistare una quantità di ansiolitici sufficiente per togliersi la vita. Una mattina ingoia le pillole una dopo l’altra ma, per sua fortuna, avverte un malore prima di assumere la dose letale e si sveglia in ospedale, miracolosamente sopravvissuto.

Trascorso un po’ di tempo, Elia si decide finalmente a visitare Carlo. Quest’ultimo potrebbe non guarire mai del tutto, ma ha avuto la possibilità di rimanere in vita e, durante l’atto finale del confronto con Elia, trova la forza necessaria per difendere con determinazione le ragioni della propria diversità e della propria inadeguatezza al mondo.


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