Ciò che caratterizza un individuo nel rapporto con gli altri, con se stesso, nel ruolo che assume nella società e nelle sue aspirazioni è essenzialmente la psiche. Con psiche si vuole intendere tutti i meccanismi consci e inconsci che spingono l’uomo al pensiero e all’azione. Ogni psiche manifesta la sua inquietudine attraverso la libertà che è desiderio di cambiare. Inquieto è ciò che non è quieto, che non è fermo; può in qualche modo ricordare l’antico principio pre-socratico del continuo divenire. L’inquietudine così come il desiderio contiene in sé il concetto di mancanza. Desiderio non è altro che la manifestazione di una sensazione o un sentire (il possesso di un oggetto, la conoscenza di qualcosa) che denotano, quindi, una imperfezione dell’essere, un non essere dello stesso essere. L’essere, l’essenza di ogni individuo, quindi, è un non essere, un essere incompiuto che tende all’essere, all’essere compiuto, alla pienezza dell’essere. Questa “tendenza”, questo suo desiderio di voler essere ciò che ancora non è, si manifesta nell’esternazione della libertà, ovvero della reale possibilità che l’uomo ha di cambiare la propria condizione d’essere, attraverso tre modi: essere, fare, avere. Fare è riducibile sia all’essere che all’avere poiché fare un qualcosa può rappresentare il desiderio di appartenere ad una certa categoria di persone (essere); mentre il fare per creare un qualcosa rimanda al desiderio di possedere l’oggetto creato (avere). Le prime tre categorie sono riducibili a sole due categorie che possono rappresentare due modi diversi di realizzazione dell’essere che esamineremo in seguito.
Simboli, e non solo, della tendenza della psiche all’ autorealizzazione sono il cibo e il sesso.
La metafora del cibo ci dice che l’uomo attraverso la fagocitazione cerca di inglobare in se stesso, o meglio di assimilare, un essere altro che, attraverso i meccanismi della digestione, diviene parte del corpo materiale che introduce il cibo e perde la propria identità e unità confondendosi nel corpo in cui confluisce. Dal punto di vista simbolico possiamo usare la metafora della fagocitazione di una pietra che non viene assimilata dal corpo perchè non digeribile. Questo rappresenta un modo che l’essere ha di assecondare la propria psiche, nella sua innata tendenza all’autorealizzazione, appropriandosi di oggetti, il cui essere, l’individuo non riesce ad assimilare in quanto contenuti in un essere altro. E’ uno dei due modi dell’essere di completarsi attraverso la libertà di cambiare se stesso utilizzando la categoria dell’avere.
Attraverso il possesso di un oggetto, l’essere cerca di sopperire ad una sua mancanza credendo di poter assimilare l’essere dell’oggetto posseduto. Questo comportamento naturale non porta ad un cambiamento sostanziale dell’essere ma solo ad un cambiamento della rappresentazione che si ha di sé e che si vuol dare di sé. E’ comunque il sintomo di un bisogno dell’essere di sentirsi un essere diverso, più completo e più realizzato; in particolare di percepire la mancanza in sé dell’essere che l’oggetto del possesso rappresenta.
Anche il cibo diviene oggetto di questi meccanismi psichici ed il fatto che questo venga assimilato dal corpo non significa affatto che l’essere, che un particolare cibo rappresenta, venga assimilato nella psiche.
Vediamo, quindi, come anche la categoria dell’avere può essere ridotta a quella dell’essere anche se nel possesso non avviene un cambiamento dell’essere sé, per cui possiamo parlare di un “essere apparente” o ” essere dell’apparire”.
Il sesso e le relazioni sentimentali funzionano spesso alla stessa maniera. Così come l’individuo è attratto da un certo oggetto e desidera possederlo per quell’essere che l’oggetto esprime; allo stesso modo si è attratti da una certa persona per la sua psichicità manifestata nel suo carattere e nel modo d’apparire. L’attrazione si completa nel rapporto sessuale che è possesso del partner. Questa esperienza è riconducibile alla categoria dell’ “essere apparente” poiché nel rapporto sessuale non avviene un appagamento psichico che trasformi l’essere donandogli l’essere che il partner rappresenta. Si potrebbero fare distinzioni tra diversi tipi di sessualità o comportamenti sessuali rilevando che una “sessualità spirituale” o “eros cosmico” vadano oltre la trattazione precedente. In questi comportamenti sessuali di tradizione tantrica o yogica non si realizza un processo di assimilazione dell’essere altro del partner, ma si attua comunque un processo di trasformazione psichica e spirituale molto simile a quelli messi in atto attraverso la meditazione.
Riepilogando possiamo dire che l’uomo è un essere essenzialmente incompleto e che attraverso il suo comportamento manifesta il suo desiderio di essere un particolare essere che ancora non è. Il modo in cui egli fa, possiede, desidera sono riconducibili al suo voler essere, prova del suo non essere. Il suo voler essere non è limitato: il non essere nel suo voler essere tenta di raggiungere un suo equilibrio che è perfezione. fin quando non sarà raggiunta, la psiche avrà delle mancanze strutturali che la porteranno a completarsi attraverso il desiderio d’essere. La realtà umana è quindi uno sforzo per diventare Dio realizzando la conoscenza e la coscienza assolute.
Molto spesso, però, il desiderio dell’uomo di essere resta solo un tentativo perchè realizzato in una maniera vana concludendosi nell’apparire ciò che si vorrebbe essere senza però attuare un processo di trasformazione psichica che permetta all’uomo di progredire realmente. Avendo però l’essere questa sua natura di tendere all’essere completo, la vita non può che essere il luogo in cui questo cambiamento deve realizzarsi. Per cui attraverso le esperienze che attraversa, l’uomo progressivamente prende possesso di una conoscenza reale che è coscienza. La presa di coscienza è l’unico modo in cui si realizza un processo di alchimia e trasformazione psichica e spirituale della sua essenza. Questo processo di trasformazione può essere consapevole, nel senso che può essere innescato volontariamente. In questo modo l’essere si compie in maniera molto più fluida anche se le esperienze che necessitano per una trasformazione più radicale possono essere molto più dure.
Bisogna, però, riflettere sulla possibilità molto concreta che all’essere non basti una sola vita per realizzarsi. Considerata la natura psichica dell’uomo e la sua ragione esistenziale, è possibile che l’entità psichica e spirituale che caratterizza un individuo, possa, al termine della sua vita, trovare ospitalità in un nuovo corpo e una nuova vita per poter completare il processo di trasformazione di sé?
Mi ha colpito molto la metafora del cibo…sarà perchè non riesco ad inglobare bene tutti gli alimenti? 🙂
Scherzi a parte, questa lettura è stata molto piacevole, abbastanza scorrevole e per la prima volta non ho sentito il bisogno di andare a rileggere righe precedenti.
Risulta tutto di facile comprensione; la semplicità d’espressione è un grande pregio .
Non molti riescono ad essere così chiari, sarà forse per il bisogno di apparire?
Grazie, Max.
E molto affascinante il pensiero della reincarnazione,la possibilità di “completare”il proprio cammino nel corso di più vite…….
La nostra generazione tende sempre e solo ad avere per sopperire alla propria mancanza nell’essere,cercando di apparire ciò che non è,ma ciò che vorrebbe essere e molto spesso non può,inseguendo falsi miti che ogni giorno la bombardano,condizionando il proprio cammino per il raggiungimento della pienezza dell’essere….