False certezze (piccola prosa)…

Ah questa bella  piazza battezzata dal sole! Io qui, uomo qualsiasi, sono qui seduto in questa panchina qualsiasi in questa piazza qualsiasi di una cittadina qualsiasi. Tutto ciò non passerà alla storia, non verrà tramandato ai posteri (quali posteri?), ma io, a differenza di altri, ne sono perfettamente consapevole e non me ne cruccio. Non è una vita minima, nell’anonimato (come la mia), ma sono ben altre le ingiustizie.  È un lusso e una fissazione patologica di alcuni la cosiddetta gloria postuma, la futura memoria, ad malora, ad malora, etc etc. Si sta così bene al tepore di questi raggi, mentre guardo un piccolo ritaglio di verde con un’altalena, un muricciolo scalcinato con delle scritte e poco più in là due fabbriche coi loro fumi. Tutto attorno ci sono delle villette a schiera tutte nuove di vari colori accesi.  C’è un tale che parcheggia la macchina di lusso e mi guarda sospettoso. È un residente e io sono uno nuovo, uno sconosciuto, un estraneo in quei paraggi. Vedermi non è una cosa abitudinaria perché io non sono un habitué di quel posto. Libertà oggi è prendere una strada nuova, mai battuta. C’è un passante con il cane al guinzaglio. Ho la vaga impressione che qualcuno debba pur parlare di istanti qualsiasi in tempi e luoghi qualsiasi senza enfasi, né retorica.  Che altri parlino della perfezione delle colline toscane! E penso che io sono libero anche se solo e che sono solo anche se libero, che gli altri sono in me e io sono negli altri, che bisogna cercare l’altro da sé e il proprio sé negli altri, che bisogna anche distrarsi, che si può perdersi per ritrovarsi e ritrovarsi per perdersi di nuovo. E io sono fortunato perché sono libero, perché la libertà non è solo una conquista ma anche un dono e un privilegio. Ci vuole soprattutto fortuna per essere liberi. Ci vuole soprattutto fortuna per non essere ingabbiati. Lasciate per un attimo da parte stare categorie come il merito, l’impegno, il senso del dovere, il senso di colpa, l’onestà. Basta un piccolo colpo del destino, basta una piccola folata di vento, una persona sbagliata incontrata, essere per caso in un posto sbagliato al momento sbagliato per far naufragare la nostra misera barchetta. Pensate a quante sono le incognite di ogni vita. Siate possibilisti per un istante.  Oh certo la responsabilità è individuale! Ma anche la fraternità deve essere universale.  Ci sono tanti schiavi e tante schiave, tante persone imprigionate in questo mondo, che è soprattutto volontà di potenza, assoggettamento, potere, controllo, abuso di essi. Io sono quasi contento (contento di niente o poco più) perché sono un cittadino libero, il mio essere è libero. Posso muovermi, posso andare, bere, mangiare e non è cosa da poco. Posso camminare, imboccare nuove strade. Non dare mai niente per scontato. Bisogna rendersi conto della nostra fortuna, di essere qui e ora e di essere liberi. Non dimenticatevelo mai. Potrebbe arrivare qualcuno e privarmi di tutte le libertà di azione e di pensiero di cui godo. Anche Dio tra un istante potrebbe decidere di non farmi esistere più. Ancora e di nuovo mai dare niente per scontato. E io penso a chi sta male in una cella. Penso ai soprusi, alla repressione, a tutti i divieti e le limitazioni. Penso alla violenza, almeno nell’animo.   Io non posso lamentarmi perché non ho una donna con cui godere. L’orgasmo non è che effimero, l’amore non è che passeggero, non è duraturo.  Ma sono entrambi considerati così salvifici, importanti, catartici, liberatori che molti e molte si dannano l’anima per questo. Anche io l’ho fatto un tempo. Questo pomeriggio, questo sole, questo cielo, questo istante forse non ritorneranno più,  ma io non ho certezza: chi può dirlo? Sono solo attimi di sospensione e non so se a onor del vero questo è un mio momento di assenza, di presenza o in cui confluiscono e si trovano entrambe le cose.  Qualcuno ha scritto: negli altri incontriamo sempre noi stessi. Ma è vero anche il contrario. Troviamo negli altri ciò che è simile e in noi stessi ciò che è diverso, eterogeneo. La domanda è: sappiamo riconoscere veramente noi stessi negli altri e gli altri in noi stessi? Ma voi siete così sicuri del bene e del male, che al mondo d’oggi è sempre più difficile distinguere? Penso alla tua rabbia, a cui ha dato sfogo. Forse la rabbia è la stessa, ma io ho avuto la fortuna di incanalarla in modo diverso. La pena esemplare non è la pena giusta. Chiedo equanimità e un minimo di umanità! Non è uno dei valori fondanti dell’Occidente la sacralità della vita umana? Che lo Stato se lo ricordi! Voi, benpensanti,  in modo categorico e facile condannate o assolvete. Noi e gli altri…come se ci fosse un confine, una linea di demarcazione definita! Cosa mi rende uguale e cosa mi differenzia rispetto agli altri? C’è da arrovellarsi la mente per tutta la vita a pensarci! Che poi non sappiamo bene cosa ci caratterizza,  cosa ci influenza o ci determina…l’unica certezza assoluta è che non abbiamo certezze assolute.  Se abbiamo per un istante afferrato un frammento di verità non lo abbiamo trattenuto, lo abbiamo perso, non lo abbiamo riconosciuto. Questo è quanto. Le vostre certezze sono false certezze. 

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Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia. Collaboratore di testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Si muove tra il pensiero libertario di B.Russell, di Chomsky, le idee liberali di Popper ed è per un'etica laica. Soprattutto un libero pensatore indipendente e naturalmente apartitico. All'atto pratico disoccupato.

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