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Saggio storico su Gaetano Bresci e l’omicidio del re Umberto I con prefazione di Ascanio Celestini.
Nel panorama storico italiano, c’è una figura che ha segnato profondamente il periodo della fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento: Gaetano Bresci. Questo anarchico italiano è stato l’autore di uno degli omicidi più noti di quegli anni, quello di re Umberto I. Ma chi era veramente Gaetano Bresci? La sua storia è avvolta da un alone di mistero e controversia che, però, l’autore di questo libro biografia, Massimo Ortalli, ci aiuta a comprendere meglio.
Nato il 10 novembre 1869 a Coiano di Prato, in Toscana, Bresci da operaio in Italia partecipò a diversi scioperi per contestare i lunghi e massacranti turni di lavoro e la mancanza di garanzie sindacali. Per il suo attivismo fu preso di mira dalle autorità che lo condannarono al domicilio coatto presso l’isola di Lampedusa dove lavorò in una filanda.
Gaetano Bresci negli Stati Uniti
Successivamente emigrò negli Stati Uniti alla ricerca di una vita migliore. Fu lì che venne a contatto con le idee anarchiche che lo avrebbero spinto all’azione. In America conosce Sophie Knieland da cui avrà due figlie. Nella cittadina di Paterson, nel New Jersey, lavora come tessitore. Paterson è una città con una buona presenza ed attività anarchica. Vi vengono stampati giornali, libri ed opuscoli anarchici.
Nel 1900, decise di tornare in Italia per vendicare la morte dei manifestanti che avevano perso la vita durante i fatti di Milano dell’anno precedente. Vi arriva il 6 giugno evitando contatti con il movimento anarchico per non coinvolgere altri militanti nella sua azione e nelle ripercussioni che seguiranno.
L’attentato al re Umberto I avvenne il 29 luglio 1900 durante una visita ufficiale a Monza. L’omicidio sconvolse l’Italia e divise l’opinione pubblica italiana. Gaetano Bresci venne arrestato e condannato all’ergastolo, ma morì misteriosamente in carcere nel 1901.
Contesto storico dell’Italia dell’epoca
Per comprendere appieno la storia di Gaetano Bresci e il suo gesto, è fondamentale inserirlo nel contesto storico dell’Italia dell’epoca. Alla fine del XIX secolo, l’Italia era un paese in rapida trasformazione. Dopo l’unificazione del 1861, il paese si stava industrializzando e la società stava attraversando profonde tensioni sociali ed economiche.
Dal 1887 al 1896 Francesco Crispi fu capo del governo italiano. Sono tra gli anni più drammatici della storia italiana. Furono anni in cui il governo italiano investì grandi somme di denaro per colonizzare l’Etiopia nonostante la crisi e le difficoltà economiche in cui versavano gli italiani. Al tentativo di colonizzazione seguirono le sconfitte militari di Macallé e Amba Alagi. Crispi voleva assolutamente ottenere una vittoria ed inviò altri uomini e investì altre risorse economiche nonostante il parere contrario del ministro Sonnino. Con la sconfitta di Adua il governo Crispi si dimise.
La miseria e le rivolte
Il decennio crispino fu anche il decennio della miseria. E quando il popolo protestava il governo reprimeva. Nel 1893 13 contadini furono uccisi a Caltavuturo, Ma vi furono stragi di lavoratori anche Serradifalco e Pietraporzia. Furono repressi i moti della Lunigiana nel 1894 a Carrara e i moti dei fasci siciliani imponendo lo stato d’assedio nell’isola e sciogliendo il partito socialista dei lavoratori.
I moti di Milano e le cannonate di Bava Beccaris
L’8 maggio del 1898 comincia a Milano la protesta dello stomaco per chiedere la riduzione dei prezzi del pane che coinvolse migliaia di cittadini. L’esercito guidato dal generale Fiorenzo Bava Beccaris rispose con le cannonate. Furono più di un centinaio i morti, 450 i feriti e 680 le condanne emesse dai tribunali che colpirono oppositori politici e cittadini comuni.
Re Umberto I, detto re buono ma soprannominato dagli anarchici re mitraglia, premiò il lavoro del generale Bava Beccaris con la Croce di Grande Ufficiale dell’Ordine dei Savoia per il grande servizio alle istitruzioni e alla civiltà. Il conferimento avvenne di motu proprio, ovvero non su suggerimento di ministri ma per scelta personale del re.
Queste furono le premesse che portarono Gaetano Bresci a voler vendicare le centinaia di persone uccise brutalmente da chi per conto del re, era incaricato di reprimere le proteste.
La vita di Gaetano Bresci prima dell’assassinio di Umberto I
Gaetano Bresci era un comune immigrato italiano negli Stati Uniti. Era nato in una famiglia povera e aveva cercato fortuna all’estero, come molti altri italiani dell’epoca. Negli Stati Uniti, Bresci trovò lavoro come operaio tessile e si unì a un gruppo di anarchici italiani di Paterson che diffondevano le loro idee tra la comunità italiana diffondendo giornali ed opuscoli.
Bresci fu influenzato dalle teorie anarchiche e iniziò a credere che l’unico modo per cambiare la società fosse attraverso azioni violente. Fu così che decise di tornare in Italia e vendicare la morte dei manifestanti di Milano. La sua decisione di uccidere Umberto I fu una scelta personale, ma rifletteva anche il clima di tensione e rivolta dell’epoca.
L’assassinio di Umberto I
L’assassinio di Umberto I avvenne il 29 luglio 1900, durante una visita ufficiale a Monza. Mentre Umberto I si trovava in carrozza nel Parco Reale con la regina Margherita, Gaetano Bresci si avvicinò e sparò tre colpi di pistola contro di lui. Umberto I fu ferito mortalmente e morì poco dopo. L’assassinio sconvolse l’Italia e portò a una forte reazione da parte delle autorità.
Dopo aver sparato al re, Bresci fu immediatamente arrestato dai carabinieri e portato in tribunale. Quando fu arrestato Gaetano Bresci dichiarò “Non ho ucciso Umberto, ho ucciso un re, ho ucciso un principio”. Più tardi aggiunse di aver ammazzato il capo della società degli sfruttatori.
Il processo a Gaetano Bresci
Gaetano Bresci viene trasferito dal carcere di Monza al carcere di Milano. Viene difeso d’ufficio dall’avvocato Luigi Martelli. Il regicida chiede di essere difeso da Filippo Turati, esponente di spicco del Partito Socialista. Turati rifiutò per non lasciare che il Partito Socialista venisse strumentalizzato e che ne venisse compromesso il percorso legalitario. La difesa fu assunta anche dall’avvocato Francesco Saverio Merlino che aveva difeso altri anarchici italiani come Errico Malatesta, Carlo Cafiero e Andrea Costa.
Merlino lamenta di aver ricevuto gli atti solo il giorno precedente al processo e di non aver avuto il tempo necessario per poterli studiare. Merlino denuncia l’irregolarità del processo. Il saggio di Massimo Ortalli riporta estratti delle dichiarazioni di Gaetano Bresci, gli interventi di Merlino e di Ricciuti per l’accusa. Il processo si conclude in sole 10 ore con la condanna all’ergastolo per Gaetano Bresci e sette anni di segregazione cellulare.
Bresci verrà condotto prima nel carcere di La Spezie e poi nella torre del martello a Portoferraio dove era stato già rinchiuso Giovanni Passannante. Temendo che la stampa di opposizione scopra l’iiregolarità del trattamento, viene trasferito al carcere dell’Isola di Santo Stefano.
La morte di Gaetano Bresci
L’allora capo del governo Giolitti cominciò a dare credito alle voci di una probabile evasione di Bresci. Il 22 maggio del 1901 il corpo di Gaetano Bresci fu trovato impiccato. Rimangono tanti interrogativi che non fanno credere al suicidio. I dottori arrivati per l’autopsia trovano il cadavere in avanzato stato di putrefazione. Il carceriere si allontana per soli 3 minuti. Bresci aveva messo da parte del cibo per la cena e stava risparmiando dei soldi da mandare alla sua compagna. Inoltre credeva alla possibilità di una revisione del processo o che potesse essere aiutato a fuggire.
Anche Sandro Pertini nelle sue memorie avvalora l’ipotesi dell’omicidio ad opere delle guardie carcerarie.
Le reazioni nel movimento anarchico
Il movimento anarchico italiano, in quel periodo, subiva la persecuzione dello stato. Mentre all’estero, generalmente, gli anarchici italiani operavano in un contesto meno repressivo. Ma vi era anche un processo interno di revisione teorica che stava portando il movimento anarchico verso posizioni più moderate e gradualiste.
Gli anarchici in Italia condannano l’omocidio politico e rifiutano la solidarietà a Gaetano Bresci. In seguito al regicidio, la stampa anarchica viene soppressa. Diversa, invece, la posizione degli anarchici italiani all’estero. Amilcare Cipriani loda il gesto di Bresci mentre Pietro Gori lo giustifica. Errico Malatesta considera il regicidio commesso da Bresci una conseguenza inevitabile delle politiche repressive di quegli anni.
Il dibattito storico su Gaetano Bresci
La figura di Gaetano Bresci è ancora oggetto di dibattito tra gli storici e gli studiosi. Il suo gesto ha portato ad un dibattito tra i grandi pensatori anarchici ma anche non anarchici sull’opportunità di compiere un omicidio politico, un’azione violenta di questo genere in risposta alle politiche dei governi.
Nel dibattito inteviene pure Lev Tolstoj con un articolo dal titolo Non uccidere. Secondo Lev Tolstoj uccidere è un delitto contro l’umanità così come lo è costringere un uomo ad indossare una divisa e obbligarlo a sparare contro un altro uomo.
Secondo lo storico Massimo Ortalli, il regicidio commesso da Gaetano Bresci ha portato ad una normalizzazione della presenza del Partito Socialista, che era stato soppresso nel decennio precedente, e delle organizzazioni sindacali..
Luoghi di interesse legati a Gaetano Bresci
Per chi è interessato alla storia di Gaetano Bresci, ci sono alcuni luoghi di interesse in Italia legati alla sua figura. A Coiano, il suo paese natale, si trovano alcuni monumenti dedicati a Bresci, tra cui una targa commemorativa sulla casa in cui è nato. A Monza, è possibile visitare il luogo dell’assassinio di Umberto I. La sua tomba si troverebbe nel cimitero dell’isola di Santo Stefano, nel comune di Ventotene. A Prato è stata intitolata una via a Gaetano Bresci mentre a Carrara gli è stato eretto un monumento.
Conclusioni
Gaetano Bresci tessitore, anarchico e uccisore di re è un saggio perfetto per chi vuole conoscere la vita di Gaetano Bresci e le vicende legate all’omicidio del re Umberto I. Massimo Ortalli, l’autore, oltre ad essere editorialista e saggista, cura l’Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana e grazie alle sue ricerche e ai suoi studi è uno dei più grandi conoscitori della storia dell’anarchismo italiano. Inoltre questa pubblicazione contiene i testi integrali di Bresci e Savoia. Il regicidio di Amilcare Cipriani, La tragedia di Monza di Errico Malatesta e La difesa di Gaetano Bresci davanti alla Corte d’Assise di Milano di Francesco Saverio Merlino.