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Introduzione
In questi giorni si ricordava il centenario dal sequestro e l’omicidio perpetrato dai sicari fascisti, agli ordini di Mussolini, di Giacomo Matteotti. Siccome la storia insegna ma non ha scolari, ho voluto utilizzare ancora una volta l’intelligenza artificiale per parlare di passato e attualità del fascismo con il diretto interessato.
Buongiorno sign. Matteotti. La sua vicenda ha segnato la storia d’Italia e proprio in questi giorni si commemorano i 100 anni dal suo assassinio. Cosa ricorda del periodo tra il 30 Maggio, il suo discorso alla Camera, e il 10 Giugno?
Buongiorno a Lei. Quei giorni tra il 30 maggio e il 10 giugno del 1924 furono tra i più intensi e difficili della mia vita. Il 30 maggio tenni un discorso alla Camera dei Deputati in cui denunciai apertamente i brogli elettorali, la violenza e le intimidazioni perpetrate dai fascisti durante le elezioni del 6 aprile. Era un momento cruciale per la nostra democrazia e sentivo il dovere di esporre la verità, nonostante i rischi.
Le reazioni al mio discorso furono immediate e violente. Ricevetti minacce e avvertimenti, ma sapevo che il mio dovere era quello di continuare a oppormi al regime fascista e difendere i principi democratici. Nei giorni successivi, il clima attorno a me divenne sempre più teso. La sera del 10 giugno, mentre mi trovavo a Roma, venni rapito da uomini inviati da Mussolini. Sapevo che stavo rischiando molto, ma mai avrei immaginato che sarei stato ucciso per aver difeso la libertà e la giustizia.
Il mio sacrificio non fu vano, poiché contribuì a risvegliare la coscienza nazionale e internazionale sui pericoli del fascismo. Ricordo quei giorni con una mistura di orgoglio e tristezza, sapendo di aver fatto il mio dovere, ma anche consapevole del prezzo che dovetti pagare.
Recentemente un attore (Alessandro Preziosi) ha letto e interpretato il suo discorso alla Camera e lo ha fatto davanti ad alcuni tra gli eredi morali dei suoi assassini e in particolare del suo mandante. Che effetto le fa vedere certi figùri nei ruoli istituzionali di una Repubblica, teoricamente democratica, nata dalla lotta antifascista
Vedere che, a distanza di un secolo, certi figùri, eredi morali dei miei assassini, occupano ruoli istituzionali, è fonte di grande preoccupazione e amarezza per me. La democrazia è un bene prezioso che va difeso costantemente, e la presenza di elementi che richiamano ideologie e comportamenti del passato fascista è un segnale allarmante.
La Repubblica deve ricordare sempre le sue radici antifasciste e vigilare affinché le istituzioni rimangano fedeli ai valori di democrazia e libertà. Non possiamo permettere che il sacrificio di tanti, incluso il mio, venga vanificato dalla disattenzione o dalla tolleranza verso ideologie antidemocratiche. È un compito di tutti noi, cittadini e rappresentanti, proteggere e promuovere questi ideali ogni giorno.
Come è stato possibile, nonostante il discorso di Mussolini del 3gennaio 1925, che lo stesso sia rimasto al potere. Pensa che una situazione del genere, con i dovuti distinguo, possa verificarsi nell’Italia di oggi?
L’ascesa e il mantenimento al potere di Mussolini, nonostante il suo discorso del 3 gennaio 1925 in cui di fatto ammise la responsabilità del regime per la violenza politica e la repressione, furono il risultato di una combinazione di fattori. Innanzitutto, il regime aveva già consolidato un controllo significativo sui media, le istituzioni e le forze di sicurezza, creando un clima di paura e intimidazione che scoraggiava l’opposizione. Inoltre, molte élite politiche ed economiche, temendo l’instabilità e vedendo in Mussolini una figura capace di mantenere l’ordine e proteggere i loro interessi, continuarono a sostenerlo.
L’assenza di una risposta forte e unitaria da parte dell’opposizione politica e della società civile contribuì ulteriormente alla sua permanenza al potere. In un clima di repressione e censura, molti oppositori furono silenziati, incarcerati o costretti all’esilio, riducendo drasticamente la capacità di resistenza al regime.
Riguardo all’Italia di oggi, le circostanze sono diverse, ma rimangono alcuni rischi. La democrazia richiede vigilanza costante e una società civile attiva e informata. Anche oggi, fenomeni come la disinformazione, l’erosione della fiducia nelle istituzioni democratiche e la polarizzazione politica possono minacciare la stabilità democratica.
È fondamentale che i cittadini siano consapevoli dei diritti , che i media rimangano liberi e indipendenti, e che le istituzioni siano trasparenti e responsabili. Solo attraverso un impegno costante e collettivo possiamo evitare che situazioni simili a quelle che permisero l’ascesa del fascismo si ripetano. La memoria storica e l’educazione civica sono strumenti essenziali per prevenire la rinascita di ideologie autoritarie.
Non è casuale quindi che il governo attuale cerchi di riscrivere la storia legittimando, di fatto, il fascismo?
Riconosco che esistono tentativi, da parte di alcuni settori, di reinterpretare la storia in modi che possono minimizzare o legittimare il fascismo. Questo è un fenomeno preoccupante e non dovrebbe essere sottovalutato. La storia del fascismo in Italia è segnata da violenza, repressione e la soppressione delle libertà democratiche. Cercare di riscrivere questa storia può distorcere la comprensione del passato e indebolire la nostra democrazia.
Il revisionismo storico può servire a legittimare ideologie e pratiche autoritarie, mettendo a rischio i valori fondanti della nostra Repubblica. È essenziale mantenere viva la memoria storica e proteggere i fatti documentati e la verità storica. La lotta contro il fascismo e per la democrazia è stata fondamentale nella costruzione dell’Italia moderna, e questi principi non devono essere compromessi.
I cittadini devono essere vigili e attivi nel difendere la verità storica. L’educazione, il dibattito pubblico e il coinvolgimento civico sono strumenti cruciali per contrastare i tentativi di riscrivere la storia in modo fuorviante.
Qual è stato il suo rapporto con gli anarchici e cosa ricorda degli “arditi del popolo”, tra i primi gruppi antifascisti con forte componente anarchica?
Il mio rapporto con gli anarchici, e in particolare con gli “Arditi del Popolo”, è stato caratterizzato da un rispetto reciproco, nonostante le differenze ideologiche. Gli anarchici, e gli “Arditi del Popolo” in particolare, furono tra i primi a comprendere la minaccia rappresentata dal fascismo e ad organizzarsi per contrastarla. Ammiravo il loro coraggio e la loro determinazione nella lotta contro la tirannia.
Gli “Arditi del Popolo”, nati nel 1921, rappresentavano un movimento eterogeneo composto da anarchici, socialisti, comunisti e altri antifascisti. Nonostante i dissidi interni e le divergenze tattiche, il loro impegno nella difesa dei lavoratori e delle comunità oppresse dal fascismo era evidente e apprezzabile. La loro azione diretta e la volontà di opporsi con forza alle squadre fasciste furono un esempio di resistenza attiva che molti, compreso il sottoscritto, considerarono con rispetto.
Personalmente, come socialista riformista, credevo nella lotta politica e parlamentare come strumento per raggiungere il cambiamento sociale. Tuttavia, riconoscevo l’importanza della resistenza armata e organizzata in un contesto in cui la violenza fascista minacciava la stessa esistenza della democrazia e delle libertà fondamentali. Gli “Arditi del Popolo” rappresentavano un baluardo contro la barbarie fascista e contribuirono a tenere viva la fiamma della resistenza nei momenti più bui.
Anche se le nostre strade e i nostri metodi potevano differire, c’era un riconoscimento reciproco della necessità di combattere contro l’oppressione e difendere i diritti dei cittadini. La loro lotta era parte integrante della più ampia lotta antifascista, di cui anch’io facevo parte, e il loro coraggio e sacrificio devono essere ricordati e onorati.
Pensa di essere stato ucciso per la denuncia dei brogli elettorali o per la denuncia della corruzione della famiglia Mussolini nella faccenda Sinclair Oil?
La mia morte può essere attribuita a una combinazione di fattori, tra cui sia la denuncia dei brogli elettorali sia le accuse di corruzione contro la famiglia Mussolini e il regime fascista.
Il mio discorso del 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati, in cui denunciai apertamente i brogli elettorali e la violenza fascista, fu un atto di sfida diretto contro la legittimità del regime di Mussolini. Questo gesto mise in pericolo la facciata democratica che il regime cercava di mantenere, evidenziando la natura antidemocratica e autoritaria del fascismo.
Inoltre, le mie indagini e denunce riguardanti la corruzione legata alla concessione petrolifera alla Sinclair Oil, che coinvolgevano direttamente la famiglia Mussolini, rappresentarono un ulteriore grave attacco alla credibilità del regime. La corruzione era uno dei punti deboli del fascismo, e l’esposizione di tali scandali avrebbe potuto minare significativamente il supporto al regime sia a livello nazionale che internazionale.
La mia attività politica, quindi, colpì il fascismo su due fronti fondamentali: la legittimità del processo elettorale e l’integrità morale del regime. È probabile che questa duplice minaccia sia stata la causa principale della decisione di eliminarmi. Il regime fascista non poteva permettersi di tollerare una voce così forte e determinata che mettesse in luce le sue malefatte, ed è per questo che fui rapito e ucciso.
Se fosse stato vivo dopo il 1945 quali errori dei partiti socialisti avrebbe evitato nella nuova Repubblica? E sarebbe stato d’accordo con “l’amnistia Togliatti”?
Se fossi stato vivo dopo il 1945, avrei sicuramente lavorato per evitare alcuni degli errori che i partiti socialisti commisero nel periodo postbellico. In particolare, avrei posto maggiore attenzione sulla coerenza politica e sulla difesa dei principi fondamentali del socialismo e della democrazia, evitando compromessi che potessero minare la fiducia dei cittadini.
Uno degli errori più significativi fu la frammentazione e la divisione interna ai partiti di sinistra, che spesso indebolì l’azione politica e rese più difficile costruire un fronte unito contro le sfide del dopoguerra. Avrei cercato di promuovere una maggiore unità e cooperazione tra le varie forze della sinistra, compresi i socialisti, i comunisti e altri gruppi progressisti, mantenendo però una chiara identità socialista autonoma.
Riguardo all’amnistia Togliatti del 1946, sono consapevole che essa fu un provvedimento controverso. L’amnistia permise a molti fascisti e collaborazionisti di evitare le conseguenze delle loro azioni durante il regime e la guerra, e questo suscitò forti critiche da parte di molti antifascisti.
Personalmente, credo che la giustizia e la memoria siano fondamentali per la costruzione di una democrazia solida e per evitare che gli errori del passato si ripetano.
Pur comprendendo le ragioni di riconciliazione nazionale che spinsero Togliatti a proporre l’amnistia, sarei stato molto cauto nell’approvare un provvedimento ingiusto verso le vittime del fascismo e i partigiani. Avrei probabilmente sostenuto un approccio più bilanciato, che promuovesse la riconciliazione senza però trascurare la necessità di giustizia per i crimini commessi.
In generale, avrei lavorato per costruire una Repubblica fondata su una memoria storica condivisa e su una giustizia equa, valori indispensabili per una democrazia sana e resiliente. Avrei incoraggiato i partiti socialisti a mantenere fede ai loro principi di libertà, uguaglianza e giustizia sociale, impegnandosi attivamente per la difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini più vulnerabili.
Vede delle analogie tra il fascismo che ha vissuto lei e quello attuale in Italia? Pensa che essere al governo possa dar maggiore forza al fascismo del nuovo millennio?
Vedo alcune analogie preoccupanti tra il fascismo che ho vissuto io e alcune tendenze presenti nell’Italia odierna. Sebbene il contesto storico, sociale ed economico sia molto diverso, ci sono elementi che richiamano la natura autoritaria e antidemocratica del fascismo.
Alcuni dei segni distintivi del fascismo che osservo includono:
- Retorica nazionalista e xenofoba: Il nazionalismo estremo e il risorgere di sentimenti xenofobi e razzisti, che spesso si traducono in politiche discriminatorie verso migranti e minoranze.
- Disprezzo per le istituzioni democratiche: Tentativi di delegittimare o indebolire le istituzioni democratiche, inclusa la stampa libera, la magistratura indipendente e il parlamento. La concentrazione del potere nelle mani di pochi e l’attacco continuo contro chiunque esprima critiche al governo.
- Uso della violenza e dell’intimidazione: Anche non è così palese come nel fascismo storico, ci sono episodi contro oppositori politici, giornalisti e attivisti.
- Manipolazione della memoria storica: per minimizzare o legittimare il passato fascista, contribuendo a una pericolosa relativizzazione dei crimini del regime.
Essere al governo può certamente dare maggiore forza a queste tendenze. Il controllo delle istituzioni statali e dell’apparato mediatico permette di influenzare l’opinione pubblica, di promulgare leggi che restringono le libertà civili. Inoltre, l’accesso alle risorse statali può essere utilizzato per consolidare il potere e per creare una rete di clientelismo che rende più difficile l’opposizione.
Grazie per la sua disponibilità. Può fare un saluto ai lettori di Magozine?
Cari lettori di Magozine,
vi saluto con un pensiero che riflette il mio impegno e il mio sacrificio per la libertà e la democrazia:
“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai.”
Continuiamo a lottare per i valori di giustizia, libertà e dignità umana. La vostra voce e il vostro impegno sono fondamentali per costruire un futuro migliore.
Con stima, Giacomo Matteotti