Giovanna Marini: le canzoni sono di tutti

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Questi canti raccontano vita di gente vera. Vi pare poco?

Così scrive Giovanna Salviucci Marini in arte Giovanna Marini nell’introduzione del disco Ed un pensiero ribelle in cor ci sta! Due secoli di storia d’Italia cantata, edito blocknota e cantato dal Coro Inni e Canti di Lotta, diretto da Sandra Cotronei, e dalla Banda della scuola popolare di musica di Testaccio, diretta da Silverio Cortesi. Una storia dell’Italia dal basso, dalla parte del popolo che si fa oratore e protagonista delle sue storie. Un disco che parla di emigrazioni, resistenze, guerre e scioperi, che dà voce alle lotte e le fa arrivare lontano, nello spazio e nella memoria.

La memoria della gente

L’8 maggio 2024 è mancata Giovanna Marini, una perdita immensa per noi. Non solo per chi si intende di musica , tutt’altro. Una donna così libera e appassionata, che ha un po’ cambiato la percezione delle cose del mondo in noi che l’abbiamo ascoltata o in chi ha avuto l’onore di conoscere questa donna così curiosa e interessata alle storie.

Vicino a questa data del mese di maggio perdevano la vita assassinati Peppino Impastato e una altra donna cantata dalla stessa Marini, Ulrike Marie Meinhof:

Ulrike Marie Meinhof cantata da Giovanna Marini


Il 9 maggio 1976, infatti il corpo della militante rivoluzionaria Ulrike Meinhof (tra le fondatrici di una Fazione dell’Armata Rossa attiva dagli anni Settanta al 1998) veniva trovato appeso senza vita nel braccio speciale del carcere di Stoccarda Stammheimer. Era in prigione in attesa del processo che l’avrebbe condannata a carcere a vita.

Tornando a Giovanna Marini, che ricordiamo essere stata anche una grande conoscitrice della musica classica fin da piccina (inizia a sei anni a studiare pianoforte e frequenta il Conservatorio) il suo interesse per il sociale inizia con l’incontro con i canti di lotta e di lavoro. La sua ricerca la fa viaggiare lungo la penisola: “giro attraverso l’Italia, nei posti anche più piccoli, per raccogliere le canzoni, queste canzoni le raccolgo nel registratore, le imparo e le ricanto”.

Vado per le strade

Una giovanissima Giovanna Marini con la sua chitarra lungo i binari di una stazione.

Giovanna Marini è stata una grande ricercatrice. Non solo di canzoni. Il suo impegno politico si affianca a una immensa umanità, curiosità e smania di ascolto. Nelle sue interviste spesso racconta della sua ricerca di canzoni, il suo profondo approccio allo studio del canto della working class. Era una grande osservatrice e ascoltatrice, che approfondiva con costanza l’emissione vocale che facevano i cantori e le cantrici, studia a lungo il canto delle mondine, per esempio. I materiali che più la interessano sono però le persone. Incontra grandi artiste come Sandra Mantovani, Caterina Bueno, Margot, Giovanna Daffini, con cui partecipa insieme a altri grandi allo spettacolo Bella Ciao. Era capace di partire all’improvviso in viaggio per andare a registrare il lamento funebre di donne salentine.

Nel 1971 partecipava all’occupazione del pastificio Pantanella, portando il suo impegno politico nelle scuole e sui palchi.

Un impegno che porta avanti fino alle ultime produzioni artistiche, e le attività corali come la scuola di canto popolare del Testaccio a Roma, il quartetto vocale, l’interesse per il canto di emigrazione e di lavoro. Anche nelle sue composizioni i temi sociali sono sempre in primo piano.

Cantata a Riace, ad esempio, è un disco di giustizia sociale, un omaggio a Giulio Regeni, Mimmo Lucano, Eluana Englaro, un ritratto attuale di un’Italia che si ripete e che spesso non impara. Eppure lo sguardo di Giovanna Marini è sempre propositivo e senza pudori. Dice ciò che va detto.

Uno sguardo curioso sul mondo

Osservando le foto di questa cantautrice poliedrica penso alla sua energia travolgente e al suo essere stata una narratrice straordinaria. Ma prima di questo, ciò che forse caratterizza ancora di più Giovanna Marini è il suo sguardo curioso sul mondo, uno sguardo intelligente e geniale unito a una profonda umanità e umiltà. Potremmo forse affermare che era curiosa delle altre persone più che di se stessa.

Pare impossibile provare a descrivere una donna così geniale che ha lasciato così tanto da farci piangere e sorridere insieme nell’ascoltare la sua voce e nel pensarla.

Autrice e ricercatrice

Non starò qui a ripercorrere la sua biografia che è nota e la potete trovare nei libri, nelle interviste e in molti articoli online tra cui questo che vi consiglio con le preziose parole di Chiara Ferrari che ne fa un ritratto impeccabile anche attraverso le canzoni in questo racconto-intervista: https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/pentagramma/giovanna-la-testimone-combattente/.

In questi giorni si parla a lungo del suo incontro con Pier Paolo Pasolini, con Francesco de Gregori, di quella esperienza che fu Bella Ciao, di Giovanna Daffini e l’Istituto Ernesto De Martino, della sua amicizia con etnomusicologi e cantautrici, …

Qui oggi vorrei cercare di raccontarla a modo mio, per come l’ho incontrata, cercando umilmente di fare emergere la sua grande passione per le cose della gente e il suo impegno di ricercatrice e autrice. Nel prezioso archivio del sito www.ildeposito.org si trovano infatti molte delle sue canzoni.

In un mondo focalizzato sull’individualismo, il capitalismo e la scarsità, sono figure come queste che ci mostrano l’insensatezza del nostro vivere quotidiano.

Ed è per questo che pensando a lei viene da piangere con profonda commozione ma anche col sorriso, per l’enorme esempio umano, e l’immenso cuore che traspare nella vita intera di questa persona. Una ricercatrice del patrimonio orale che si interessava alla cultura senza distinzioni e guardava alla colta esattamente come si interessava agli ultimi cantori del paesello sperduto nella campagna.

Lei si interessava alle persone.

Giovanna Marini era abbondanza. Andava verso la gente. Proprio perché capiva il valore immenso del parlare in prima persono e autonarrarsi, affermava che “la storia della gente è importante perché è la gente che vive, che compone la società“.

I treni per Reggio Calabria è uno dei suoi dischi più interessanti della cantautrice, stampato nel 1976 per le edizioni Bella Ciao.

Questa opera racconta le rivolte del proletariato italiano, le storie delle lotte e del lavoro unendole e contaminandole con le ricerche di Giovanna lungo la penisola, e la critica alla classe politica. Nel retro di copertina una frase di Gramsci sintetizza in poche righe cosa sia e non sia il folklore “non deve essere concepito come una bizzarria, una stranezza o un elemento pittoresco, ma come una cosa che è molto seria e da prendere sul serio”.

Ascoltare innanzitutto

Imparava e abbandonava ogni pregiudizio per mettersi in ascolto.

In una delle sue ultime interviste paragona le canzoni alle cartoline postali, alle lettere, ribadisce così che le canzoni sono prima di tutto dei mezzi espressivi. E dove c’è qualcosa da dire e da esprimere ecco che arriva un mezzo. “Cercavo i suoni e incontravo le persone”, ecco perché la domanda giusta da farmi è non “che cosa ho trovato, ma CHI ho trovato? Che cosa mi ha detto?”. Quello che interessava a Giovanna Marini è la persona, il soggetto che canta la canzone, magari una canzone che si è inventata o magari che interpreta. Anche quando la canzone è presa a prestito da qualcosa di noto chi la canta la fa sua.

Il contesto del canto

Per lei ogni voce è interessante, specialmente chi canta in modo non codificato e solenne, è affascinata da chiunque canti, da chi canta in coro, chi canta allo stadio, alle manifestazioni, da chi canta sul lavoro, dalle mondine a chi piange un defunto. Le canzoni possono nascere da un bambino che canta in automobile guardando fuori dal finestrino, così come da un momento significativo nell’arco della giornata, è lì che nasce l’invenzione ed è cosi che il momento diventa importante.

Così come fa oggi la musica rap e l’improvvisazione. Ascoltando alcune canzoni di Giovanna Marini si può quasi pensare alla musica rap!

Tornando al “momento” e al contesto, spesso la Marini sottolinea quanto siano fondamentali:

“Le prime ricerche di Giovanna si svolgono in Puglia dove conosce le sorelle Chiriacò, Mariuccia e Teresa, straordinarie cantanti popolari con le quali intesse un’amicizia che la porta in quelle zone molto spesso. Le cantanti non mancano mai di segnalarle altre voci peculiari in grado di eseguire canti della tradizione locale, nei dialetti più tipici e nella ritualità che li contraddistingue. Perché se manca il contesto adatto, nel quale un canto è nato ed è utilizzato, quel canto perde la sua funzione. “Mi sono resa conto che questo rituale è fondamentale per capire la musica, così come è fondamentale conoscere chi fa la musica. Dietro ai suoni contadini ci stanno le persone e bisogna conoscerle per capire veramente la ritualità della musica. Insomma, se prima mi interessavo solo dei suoni, a poco a poco ho cercato di conoscere anche le persone attaccate a quei suoni” [Macchiarella, p. 86].

La canzone resta per Giovanna Marini una forma espressiva immediata, inventata, capace di dire col sorriso cose micidiali, talvolta una maniera ironica e scherzosa per dire grandi verità! In conclusione, Giovanna Marini è stata una narratrice e una ascoltatrice fenomenale, un genio di totale umiltà.

Giovanna Marini è un viaggio da raccontare e non lo esaurirò oggi che sono qui a scrivere e ascoltare le sue canzoni dalla mattina presto. La sua esperienza corale, il coro del Testaccio e il quartetto vocale sono esperienze imprescindibili per fare di lei un ritratto a tuttotondo. Nel 1976 nasce infatti il quartetto polivocale con cui Giovanna vuole eseguire musiche più complesse scritte da lei che necessitano la conoscenza della partitura, da undici partecipanti iniziali il gruppo si riduce a quattro. Ve ne lascio così un accenno ripromettendomi di parlarvene più approfonditamente.

Intanto ascoltate e alla prossima:

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Cantautrice, scrittrice e archivista, è appassionata di canto e musica popolare e di lotta. Ha scritto due libri (Voci. Storia di un corredo orale e Cantautrici), attualmente sta incidendo il suo primo disco e lavora come archivista e ricercatrice. Il progetto cantadoira vuole valorizzare le voci degli ultimi, alzando il grido della working class contro le ingiustizie.

https://www.instagram.com/lacantadoira/

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