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La data del 4 giugno 1944, ossia dell’ingresso delle truppe alleate in Roma e della fuga degli ultimi reparti tedeschi, ha importanza storica, giacché si trattò della caduta della prima delle capitali non solo della enorme parte d’Europa occupata dai nazisti, ma di quelle stesse di ciò che era stato l’Asse Germania-Italia-Giappone che aveva scatenato la seconda Guerra Mondiale su vari fronti.
Gli Alleati dallo sbarco in Sicilia alla liberazione d’Italia
Non vi è dubbio che lo sforzo militare essenziale nella lunga e lenta azione di retrocessione delle forze nazifasciste dalla Sicilia1 all’Italia Settentrionale ed alla resa delle truppe tedesche in Italia2 fu opera delle truppe alleate3, ma fin da allora e con virulenza crescente durante la guerra fredda e nuovamente ora che l’appiattimento del governo e dei partiti italiani sulle scelte geopolitiche guerrafondaie degli USA si è fatto più pieno e diffuso che in qualsiasi altro momento si sono registrati sforzi, in parte riusciti, convergenti nel ridurre, oscurare, rimuovere sia il valore etico, politico ma anche militare delle diverse forme di resistenza italiane, sia le ambiguità storiche nell’atteggiamento degli Alleati verso il nazifascismo (da ben prima dello scoppio della guerra) e nelle scelte politiche ma anche militari alleate nella Campagna d’Italia.
Va innanzi tutto ricordato che dal 1922 al 1939 l’atteggiamento di larghi settori degli establishments politici e imprenditoriali britannico e statunitense verso Mussolini e verso Hitler erano tutt’altro che negativi.
I rapporti tra Churchill e Mussolini
Non solo il sovrano britannico Edoardo VII (e più ancora la sua amata statunitense Wally Simpson per la quale fu costretto all’abdicazione) e rilevanti parti dell’aristocrazia inglese erano fervidamente filofascisti e ammiratori di Hitler, ma per lungo tempo lo stesso Churchill ammirò, lodò, appoggiò Mussolini, considerandolo un baluardo antibolscevico. Nel 1927 (ossia ben dopo il delitto Matteotti e le “leggi fascistissime”) durante una visita in Italia affermò in una conferenza stampa: “ è perfettamente assurdo dichiarare che il governo italiano non poggi su una base popolare o che non sia sorretto dal consenso attivo e pratico delle grandi masse (…) Non posso fare a meno di essere affascinato, come è accaduto a tanta altra gente, dalle semplici e naturali maniere di Mussolini e dal suo equilibrio calmo e deciso, malgrado tanti oneri e pericoli. In secondo luogo tutti possono vedere che egli ha pensato esclusivamente al bene duraturo del popolo italiano, come egli lo concepiva, e che null’altro all’infuori di questo bene ebbe veramente mai importanza per lui. (…) Se io fossi italiano, sono sicuro che sarei stato con voi con tutto il mio cuore, dall’inizio alla fine della vostra lotta vittoriosa contro gli appetiti bestiali e le passioni del leninismo. Voglio tuttavia dire una parola sugli aspetti internazionali del fascismo. Internazionalmente, il fascismo ha reso un servigio al mondo intero. L’Italia ha dato l’antidoto necessario al veleno russo e di qui in avanti nessuna grande Nazione sarà sprovvista di un mezzo fondamentale di protezione contro il crescente cancro del bolscevismo”. Dal 12 febbraio al 1° maggio di quell’anno Mussolini fece pubblicare in 17 puntate in prima pagina sul “Popolo d’Italia”, le memorie di Churchill sulla prima guerra mondiale4.
Gran Bretagna a fianco della Finlandia contro i Sovietici
Ancora nel 1939, la Gran Bretagna preparava un intervento militare britannico a fianco alla Finlandia contro i Sovietici, sulla base di una precedente idea tedesco-britannica risalente al 1919 e ripresa in un incontro a Berlino con il generale Hoffmann (1923) dell’ambasciatore inglese lord D’Abernon che annotò: “Tutte le sue opinioni sono dominate dal concetto generale che nulla andrà per il suo verso nel mondo finché tutte le potenze civili dell’Occidente non si associano per impiccare il governo sovietico…”5. Il primo ministro Chamberlain, che poco tempo prima aveva affermato che il suo paese mancava di armi adatte per combattere i nazisti, dispose l’invio in Finlandia di 144 aerei, 114 cannoni pesanti, 185.000 proiettili, cinquantamila granate, 15.700 bombe aeree, centomila cappotti e 48 ambulanze, mentre la Francia inviò all’esercito finlandese 179 aeroplani, 472 cannoni, 795.000 proiettili, 5.100 mitragliatrici e duecentomila granate a mano. Il generale inglese Ironside, preparò dei piani per mandare centomila uomini in Finlandia attraverso la Scandinavia, e il Comando francese fece preparativi per un attacco simultaneo contro il Caucaso sotto il comando del generale Weygand, il quale affermò apertamente che bombardieri francesi erano pronti nel vicino Oriente per muovere contro i pozzi di petrolio di Baku. Tutto ciò non avvenne per la resa della Finlandia all’URSS nel marzo 1940.
Il rapporto degli USA con il nazismo prima della guerra
L’appoggio di ambienti USA ai nazisti fu ampio e lungo; mentre l’antisemita Henry Ford6 faceva tradurre e diffondere il “Mein Kampf” di Hitler negli USA7 e regalava ad Hitler 35.000 marchi per il compleanno del 1939, mentre l’asso aereonautico e candidato presidenziale Lindbergh non nascondeva la sua ammirazione per Hitler e il suo regime; intanto dal 1938 la Ford produceva in Germania camion per la Wehrmacht r ancora nel 1941 in Germania operavano 553 filiali di aziende USA e Ford aumentava i capitali della sua consociata in Germania8, la Coca-Cola inventava per il mercato di Italia fascista e germania nazista la Fanta, la Lockeed aveva joint-ventures con la Messerschmitt e la IBM forniva i calcolatori meccanici che le SS usarono nei lager. E tutti questi ambienti industriali e politici peroravano e finanziavano le campagne di NON PARTECIPAZIONE diretta degli USA al conflitto9, che difatti avvenne solo a causa dell’aggressione nipponica a Pearl Harbour e che vide comunque gli USA dichiararsi in guerra solo col Giappone, mentre Germania e Italia furono loro a decidere di dichiarare guerra agli USA in appoggio all’alleato nipponico!
Tutto questo non poteva non riflettersi (grazie in parte alla stessa composizione dei vertici politici e militari alleati) anche sulla condotta stessa della guerra alleata in Europa e soprattutto in quello scacchiere mediterraneo dove la Gran Bretagna aveva maggiori interessi, al punto da premere per ritardare lo sbarco in Francia pur promesso a Stalin per il 194210 e proporre invece come prioritari gli sbarchi in Italia (avvenuti) e Balcani (non realizzati) per mantenere una totale egemonia su quell’area. Gli esempi di tale riflesso sono molteplici.
Strategie e sacrifici nella Campagna d’Italia nella Seconda Guerra Mondiale
Innanzi tutto nella Campagna d’Italia vennero impiegate aliquote di truppe non nazionali (coloniali, del Commonwealth, polacche, brasiliane, italiane) in misura incomparabilmente superiore a quelle impiegate nello sbarco in Normandia del giugno 1944, a riprova che sul fronte italiano si volevano risparmiare i soldati americani e inglesi; i caduti alleati in Italia furono in 21 mesi circa 60.000 (oltre a 250.000 circa feriti o prigionieri), meno di quelli in una sola battaglia secondaria del fronte orientale11 e poco più del triplo dei partigiani combattenti caduti. In secondo luogo, gli errori tattici, la scarsa motivazione ed i conflitti nei comandi alleati fra britannici e statunitensi (e fra generali della stessa nazione) contribuirono nonostante gli intensi bombardamenti aerei12 forse quanto l’abilità militare dei comandi tedeschi a prolungare i tempi e quindi garantire indirettamente la possibilità ai nazifascisti di perpetuare i loro orrori (stragi, rastrellamenti, esecuzioni, ecc.), che portarono ad oltre 25.000 morti civili. Tipico esempio di simili fattori è la vicenda della mancata avanzata alleata dopo lo sbarco di Anzio che permise ai tedeschi di organizzarsi e ritardò di mesi la Liberazione di Roma.
Alleati diffidenti nei confronti dei partigiani italiani
La diffidenza alleata verso la Resistenza italiana e verso le forze politiche antifasciste era esplicita, perfino maggiore di quella verso i partigiani comunisti di Tito (dopo una prima fase in cui si erano privilegiati on Jugoslavia gli ambigui monarchici spesso camerati di stragi dei nazifascisti), e ne fa fede il noto “Proclama Alexander”13 del 13 novembre 1944 che venne correttamente interpretato dai nazisti come un’occasione per disimpegnare dal fronte intere divisioni e scatenare sanguinarie cacce ai partigiani ed ai civili nell’inverno 1944-45, come ne fa fede il discorso di Churchill alla Camera dei Comuni del 22 febbraio 1944 nel quale lo statista inglese esprimeva dubbi sulle forze antifasciste italiane14, ma già dopo lo sbarco alleato in Sicilia gli USA avevano preferito piuttosto che nominare effettivi antifascisti ad autorità locali dei Comuni liberati, scegliere mafiosi indicati da “!Cosa Nostra” e specificamente da Lucky Luciano.
Una ulteriore prova si ebbe con la battaglia di Firenze, iniziata con l’insurrezione proclamata dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale l’11 agosto 1944 e durata fino al 1 settembre; per 2 giorni le forze alleate (in particolare britanniche) attestate sull’altra riva dell’Arno non si mossero in supporto dei patrioti che subivano la controffensiva nazifascista e anche quando il 13 lo fecero, delegarono ai partigiani le azioni di prima linea dentro la città, col risultato che caddero in combattimento 205 partigiani e 400 rimasero feriti mentre 309 furono i morti e 1073 i feriti fra i civili.
Eroi senza confini
Onore, quindi, a tutti i ragazzi statunitensi, brasiliani, polacchi, nepalesi, marocchini, senegalesi, britannici e di ogni altra nazionalità che nelle truppe alleate combatterono e spesso morirono per sconfiggere i nazifascisti nella Campagna d’Italia, senza i quali certamente la Liberazione dell’Italia sarebbe avvenuta solo come conseguenza della resa generale nazista a Berlino (notte fra l’8 e il 9 maggio 1945), onore a tutti i Resistenti italiani e di altra nazionalità (ex-prigionieri alleati e sovietici, jugoslavi, polacchi) di ogni ideale (da comunisti e anarchici ai cattolici e monarchici, dagli azionisti ai repubblicani, dai socialisti ai tantissimi senza partito), di ogni condizione sociale, donne e uomini, senza i quali la Liberazione avrebbe tardato, sarebbe avvenuta come “regalo straniero” confermando l’onta prodotta da Casa Savoia dal 1922 al 1943 e non avremmo conquistato la Repubblica e la Costituzione antifascista.
Ma ricordando che il vero onore non si misura tanto in medaglie e squilli di tromba, in ritualità e semplificazioni che talora rischiano di accomunare la seconda Guerra Mondiale alle guerre napoleoniche e a quelle puniche, ma nel coltivare e trasmettere la memoria di una verità storica non asservita alle esigenze del revisionismo neofascista e neoatlantista.
Note:
- 10 luglio 1943;
- 29 aprile 1945, in vigore dal 2 maggio 1945;
- che sotto il comando bicefalo angloamericano vedevano combattere anche Brasiliani, Polacchi, soldati del Commonwealth, soldati delle colonie francesi, ecc. nonché dal marzo 1944 truppe italiane inquadrate nel Corpo Italiano di Liberazione;
- editore dal 1918 del giornale antisemita “The Dearborn Independent”, poi autore del libello antisemita ed antibolscevico“The International Jew”
- e riceveva nel 1938 da Hitler una onorificenza;
- la maggioranza dei camion militari tedeschi fu prodotta durante tutta la guerra da consociate di Ford e General Motors USA, anche usando i deportati;
- Ford arrivò anche a rifiutare di produrre 6.000 motori aereonautici per la Gran Bretagna;
- Gran Bretagna e USA si erano impegnati allo sbarco in Francia per il 1942, in coincidenza con la fase più difficile della resistenza dei Sovietici contro i nazifascisti, nel comunicato anglo-sovietico e sovietico-americano del 12 giugno 1942 durante le visite dell’allora Commissario agli Affari Esteri dell’URSS V. M. Molotov a Londra e Washington; tale sbarco avvenne invece solo nel 1944, quando ormai le truppe sovietiche dilagavano sul fronte orientale ed impegnavano l’immensa maggioranza delle forze tedesche https://www.libreriauniversitaria.it/secondo-fronte-tikhomirov-andrey-akademikerverlag/book/9786200975157
- I Sovietici persero durante la guerra circa 11,5 milioni di soldati, oltre a circa 15 milioni di civili; prima della sua resa (maggio 1943) la Wehmarcht aveva in Nordafrica solo 4 divisioni, in URSS oltre 2,7 milioni di soldati tedeschi con 400 000 finlandesi e 200 000 rumeni e ungheresi; Al 1º ottobre 1943, sul fronte orientale erano 2 565 000 soldati, il 63% della forza totale della Wehrmacht, combattevano ad est, e la maggioranza delle 300 000 truppe delle Waffen SS; A maggio 1944 su quel fronte combattevano circa 2 460 000 di soldati tedeschi con 300 000 finlandesi e 550 000 rumeni e ungheresi contro 6 425 000 di sovietici, mentre anche dopo lo sbarco in Normandia meno di 1 milione di nazisti erano sul fronte Ovest e Sud e 2,1 milioni contro i Sovietici; In totale le perdite dell’esercito tedesco ammontarono a 13 488 000 uomini (il 75% dei mobilitati e il 46% della popolazione maschile al 1939), e di questi 10 758 000 caddero o furono fatti prigionieri sul fronte orientale.
- che fecero decine di migliaia di morti civili in Italia, di cui circa 25.000 prima e 39.000 dopo l’8 settembre 1943:
- «Patrioti! La campagna estiva, iniziata l’11 maggio e condotta senza interruzione fin dopo lo sfondamento della linea gotica, è finita: inizia ora la campagna invernale. In relazione all’avanzata alleata, nel periodo trascorso, era richiesta una concomitante azione dei patrioti: ora le piogge e il fango non possono non rallentare l’avanzata alleata, e i patrioti devono cessare la loro attività precedente per prepararsi alla nuova fase di lotta e fronteggiare un nuovo nemico, l’inverno. Questo sarà molto duro per i patrioti, a causa della difficoltà di rifornimenti di viveri e di indumenti: le notti in cui si potrà volare saranno poche nel prossimo periodo, e ciò limiterà pure la possibilità di lanci; gli alleati però faranno il possibile per effettuare i rifornimenti.
In considerazione di quanto sopra esposto, il generale Alexander ordina le istruzioni ai patrioti come segue:
1. cessare le operazioni organizzate su larga scala;
2. conservare le munizioni ed i materiali e tenersi pronti a nuovi ordini;
3. attendere nuove istruzioni che verranno date a mezzo radio “Italia Combatte” o con mezzi speciali o con manifestini. Sarà cosa saggia non esporsi in azioni arrischiate; la parola d’ordine è: stare in guardia, stare in difesa;
4. approfittare però ugualmente delle occasioni favorevoli per attaccare i tedeschi e i fascisti;
5. continuare nella raccolta delle notizie di carattere militare concernenti il nemico; studiarne le intenzioni, gli spostamenti, e comunicare tutto a chi di dovere;
6. le predette disposizioni possono venire annullate da ordini di azioni particolari;
7. poiché nuovi fattori potrebbero intervenire a mutare il corso della campagna invernale (spontanea ritirata tedesca per influenza di altri fronti), i patrioti siano preparati e pronti per la prossima avanzata;
8. il generale Alexander prega i capi delle formazioni di portare ai propri uomini le sue congratulazioni e l’espressione della sua profonda stima per la collaborazione offerta alle truppe da lui comandate durante la scorsa campagna estiva[6].»
- “E’ a Roma che si può costruire più facilmente un governo italiano con basi più ampie. Se tale governo sarà altrettanto disposto a collaborare con gli Alleati come il presente, io non posso predirlo. Potrebbe darsi naturalmente che tale governo cercasse di guadagnare di prestigio agli occhi del popolo italiano resistendo, nei limiti del possibile, alle richieste formulate nell’interesse degli eserciti alleati. (…). I rappresentanti dei vari partiti italiani, riuniti una quindicina di giorni orsono a Bari, sono naturalmente desiderosi di costituire il nuovo governo italiano. Essi non avranno però alcuna autorità di origine elettiva, né certamente di carattere costituzionale, sino a quando l’attuale re non abdichi o il suo successore non li inviti ad assumere il potere. Non è affatto certo che essi siano in grado di esercitare un’autorità effettiva sulle forze armate italiane che attualmente combattono al nostro fianco. (…) sarebbe un errore ritenere che esistano in Italia condizioni o forze politiche altrettanto favorevoli quali si incontrano in paesi non sconfitti o non rovinati dalla guerra oppure non oppressi da un lungo periodo di dittatura fascista” (da: Musu M., Polito E. Toma Ribelle. La Resistenza nella capitale 1943-1944; Teti Editore, Milano, 1999; pagg. 237-238)