Gli organismi geneticamente modificati sono esseri viventi (piante o animali) il cui patrimonio genetico è stato modificato in laboratorio dall’uomo. Il rischio principale della diffusione di Ogm è il rischio di perdere il vecchio patrimonio genetico se l’organismo dovesse riprodursi. Per cui sarebbe difficile per un coltivatore che coltiva grano, se il suo vicino ne coltiva una varietà di grano Ogm, sapere con certezza di avere un grano con il patrimonio genetico della varietà che ha piantato. Questo mescolarsi di varietà e di trasferimento di materiale genetico avviene tramite l’impollinazione.
Nel mondo animale, invece, la riproduzione di un animale con dna modificato metterebbe a rischio tutta la sua specie.
Leggi europee sugli Ogm
In Europa c’è una legge che regolamenta l’approvazione di un nuovo Ogm e quindi la possibilità di fare ricerca o di coltivare questa varietà modificata geneticamente.
Precedentemente l’Unione Europea aveva bloccato l’approvazione di tutti gli Ogm. Gli stati americani, tra i primi produttori di ogm e con interessi nell’esportazione in Europa, hanno denunciato l’UE all’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Il motivo è che l’UE ha contravvenuto alle regole sul libero commercio senza prove certe sul rischio degli Ogm per la salute umana.
Le normative italiane sugli Ogm
In Italia attualmente non ci sono coltivazioni Ogm a scopo commerciale. Le uniche coltivazioni geneticamente modificate in Italia sono al servizio della ricerca scientifica. Da un punto di vista legislativo abbiamo una sentenza del 2017 della Corte di Giustizia Europea che considera non giustificato il divieto dello stato italiano a coltivare mais ogm per animali. Divieto che in Italia era stato confermato dal Consiglio di Stato,rifiutando il ricorso di un agricoltore friuliano.
Importiamo Ogm per i mangimi animali
La situazione attuale è che l’87% del mangime che in Italia viene dato agli animali da allevamento che finiscono sulla nostra tavola, è Ogm. Anche i prodotti Igp e Dop possono essere ottenuti da animali alimentati con mangimi geneticamente modificati.
Dal 2015 in Italia c’è divieto di coltivazione di Ogm su attuazione di una direttiva europea che permetteva agli stati membri di scegliere se vietare oppure no la coltivazione di Ogm. La sentenza della Corte di Giustizia Europea, però, rimescola le carte in tavola.
C’è sicuramente un problema che riguarda l’importazione di mangimi ogm che sul mercato costano meno e permettono agli allevatori di ridurre i costi di produzione. Vengono utilizzati ma non si possono coltivare qui.
E’ una grossa contraddizione che andrebbe risolta. O se ne permette la coltivazione oppure andrebbe presa una posizione anche sui mangimi animali. Manca anche un lavoro di controinformazione alimentare che aiuti a capire quali sono i rischi, non solo per la salute. Anche per l’ecosistema e per la conservazione delle antiche varietà. Queste, piuttosto, adesso sono sempre più ricercate e appetibili per i mercati.