Gramsci è morto, Dall’egemonia all’affinità

Gramsci è morto

Gramsci è morto è un saggio provocatorio e attualissimo, in cui l’attivista anarchico Richard J.F. Day racconta e analizza le proteste anti-globalizzazione, dalla rivolta di Seattle ai modelli alternativi di vita comunitaria. Un testo che riflette sul fallimento della logica egemonica e propone un nuovo modo di fare politica dal basso, sottraendosi alla trappola del potere. Un invito a immaginare il cambiamento fuori dai vecchi paradigmi.

Richard J.F. Day (Vancouver, 1964), ex docente universitario, è un attivista anarchico che ha deciso di adottare uno stile di vita improntato alla sussistenza, grazie anche al fatto di vivere in una comunità che condivide la medesima visione. Le sue giornate sono dedicate a coltivare il cibo, mantenere attivi i sistemi energetici comunitari, applicarsi alla scrittura, praticare la caccia e raccolta, essere sempre presente per figli, anziani e vicini, provare a cambiare gli ordinamenti locali, organizzare incontri e workshop e supportare le popolazioni indigene nei loro sforzi per la difesa e il recupero della propria terra. Ha lasciato il suo lavoro nel mondo accademico proprio per dedicare più tempo a fare le cose che, come dice in questo testo, devono essere fatte.

Antonio Gramsci

A quasi novanta anni dalla scomparsa di Gramsci, per amor della precisione ottantotto anni, le sue parole, i suoi scritti, i suoi pensieri, sono sempre contemporanei, presenti e fondamentali, imprescindibili per comprendere appieno il passato, vivere il presente e pensare il futuro.
Gramsci (Ales, Cagliari, 1891 – Roma 1937) è stato uno dei più importanti intellettuali del Novecento italiano. Fece parte dell’esecutivo dell’Internazionale Comunista, fu deputato al Parlamento Italiano e tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia e del quotidiano l’Unità. Per le sue idee politiche fu condannato dal governo fascista a venti anni di carcere, dove scrisse le Lettere dal carcere e i Quaderni dal carcere, pubblicati postumi e divenuti capisaldi della tradizione filosofica marxista. Nel 1934, in seguito all’aggravamento delle sue precarie condizioni di salute, fu ricoverato in una clinica in libertà condizionata. Morì poco dopo la scarcerazione.

L’anti-globalizzazione

L’autore scrive Gramsci è morto in base alle sue esperienze personali, alla sua presenza nelle proteste anti-globalizzazione avvenute fine anni ’90, inizio anni del 2000. Parliamo di venticinque anni fa, un ciclo di lotte che si è concluso, ma dalla prima edizione di questo testo ad oggi, gli echi si fanno sentire, soprattutto a chi è rimasto fedele ai suoi ideali. Si parla di globalizzazione fatta di persone, non di potere e multinazionali.
Gli echi di oggi hanno un suono ancora stridulo, Trump è stato rieletto: sarà l’epoca “dell’America First”?

Un viaggio nei capitoli

Nei vari capitoli del testo l’autore affronta e analizza diversi argomenti, attraversati con la protesta: A Seattle con l’anarchismo e i mass media, le proteste contro L’Organizzazione Mondiale del Commercio, i Black Bloc. La protesta di Seattle è stata seguita da importanti manifestazioni a Washington, Genova, Praga e Quebec city. Arrivando all’11 settembre. L’autore esprime i suoi dubbi sull’efficacia di questa protesta.

Significato di attivismo per l’autore

Per “attivismo radicale” intendo:
«Il tentativo cosciente di modificare, impedire, distruggere le strutture, i processi, le pratiche e le identità dominanti, o costruire alternative a esse».

L’egemonia secondo l’autore

«Questo è il fatto che dobbiamo affrontare: la globalizzazione capitalista non solo esiste, ma è il risultato di una pianificazione deliberata da parte di élite finanziarie e governative globali, che appunto per questo scopo si incontrano con sempre maggiore frequenza. L’unico punto che valga la pena discutere, in questa situazione, è come possiamo meglio combatterla. Una risposta facile è cercare di stabilire una contro-egemonia spostare indietro, il più possibile, l’equilibrio storico a favore degli oppressi. Ciò potrebbe significare la difesa del Welfare State nel Nord globale, la continuazione della lotta per goderne per la prima volta i benefici nel Sud globale. Oppure potrebbe significare il tentativo di istituire un tipo diverso di egemonia globale, un’egemonia operante invece che dall’alto.

Ma ragionare in questo modo significa rimanere all’interno della logica del neo-liberalismo, cioè accettare quanto io chiamo l’egemonia dell’egemonia. Con questa espressione intendo riferirmi all’ idea che un reale mutamento sociale possa essere raggiunto solo simultaneamente e in masse, nell’intero spazio nazionale o sovra-nazionale. I rivoluzionari marxisti hanno seguito la logica dell’egemonia cercando di rovesciare il rapporto tra dominati e dominatori attraverso la conquista del potere statale. Il riformismo liberale e post-marxista mostra la stessa logica, sebbene in una versione diversa: non cerca il potere statale, cerca di influenzarne il funzionamento attraverso processi di cooperazione pluralista e conflitto (Laclau e Mouffe 1985:Kymlika 1995). L’aspetto più interessante della militanza contemporanea è che alcuni gruppi si sono sottratti a questa trappola agendo in modo non-egemonico invece che contro-egemonico».

L’egemonia nell’enciclopedia online Treccani

s. f. [dal gr. ἡγεμονία; v. egemone]. – Supremazia di uno stato su altri stati minori, con riferimento in origine all’autorità politico-militare che nell’antica Grecia era detenuta dallo stato più forte all’interno di una lega o alleanza: l’e. spartana o di Sparta, nella lega peloponnesiaca; l’e. di Atene, nell’ambito della lega delio-attica; e con senso più generico: l’e. tedesca nel secolo 19°. Per estens., preminenza, supremazia esercitata in qualche settore politico o anche non politico: avere, possedere, perdere l’e. dei mari o navale; e. economica, commerciale, industriale; l’e. intellettuale di Atene sulla Grecia; l’e. della borghesia; e. culturale.

Trama del libro seconda edizione

Novecento addio! O almeno è stato questo il grido che è risuonato a inizio anni Duemila quando sulla scena politica globale hanno fatto irruzione movimenti sociali radicali molto diversi tra loro ma tutti assimilati dal rifiuto del principio egemonico. Oggi la loro forza propulsiva si è andata attenuando, ma non la loro ragion d’essere. Perché l’aspetto più interessante e vitale di quell’epoca non è stato solo il fatto di combattere l’ordine esistente, ma soprattutto il modo in cui si sono autorganizzati per farlo.
Smarcandosi da quella logica egemonica di matrice gramsciana che ha conformato l’immaginario politico del ventesimo secolo, l’evoluzione anti-totalitaria dei nuovi movimenti sociali ha portato a configurazioni inedite che hanno riproposto «l’assalto al cielo» lontano dai miti e dai dogmi di quell’immaginario. Al suo posto è andata affermandosi una logica dell’affinità basata su modalità organizzative e decisionali orizzontali di chiara matrice libertaria. Non a caso tutte le lotte radicali della postmodernità – antisessiste, anti-razziste, anti-capitaliste, indigeniste, altermondialiste… – hanno chiaramente mostrato come l’idea di una liberazione cosmopolita sotto un unico segno sia una fantasia non solo modernista ma di fatto totalitaria. Ed è appunto questo il punto centrale della riflessione di Day: mostrare – con un occhio attento al «laboratorio Italia» – come le persone possano realizzare ciò che desiderano in modo autonomo, orizzontale e locale, riducendo al minimo dominio e sfruttamento.

Questo testo è indispensabile per una libreria gramsciana

“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri.” (Gramsci).



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Dott.ssa in Discipline Psicosociali. Illustratrice, autrice di libri per bambini e fantasy, racconti, poesie, romanzi. Finalista 2017 del concorso Fiction e Comics, de Ilmiolibro, Gruppo Editoriale l’Espresso con il libro “C’Era Una Volta”. Libri pubblicati sullo stesso sito, Desideri Cristina ilmiolibro.it. Vincitrice del Secondo premio Internazionale di Poesia e Narrativa, Firenze Capitale D’Europa con “La bambola di Giada”. Racconti e favole sono stati inseriti in raccolte antologiche in quanto vincitori di concorsi, quali “Parole d’Italia, Racconti brevi di vecchi e nuovi italiani” indetto dalla Regione Lazio, la favola “Le stelle” selezionata dalla Scuola Holden per DryNites. Vincitrice di svariati concorsi letterari. Ha collaborato con la Montegrappa Edizioni e, per la stessa, ha ideato e curato sette concorsi letterari. Ha illustrato il libro “Sogni e Favole” del romanziere Giuseppe Carlo Delli Santi. Con la Pav Edizioni ha pubblicato il romanzo per la collana psicologica-thriller "La collezionista di vite”. Per la Pav Edizioni e in collaborazione con Gabriella Picerno, psicologa e scrittrice cura le collana 1000 Abbracci. Per la GD Edizioni è co-direttrice (insieme a Gabriella Picerno) della collana pedagogica “Il filo di Arianna”. Cura i concorsi letterari “La Botteguccia delle Favole”, “Lo Zaino Raccontastorie”. Autrice per il blog “Il Mago di Oz”.

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