Non chiamate emergenza ciò che è logica conseguenza. Logica conseguenza di un sistema.
E non parlate di emergenza senza parlare di urgenza. Urgenza di cambiare per non essere sommersi e travolti dall’emergenza.
Siamo solidali con le popolazioni colpite dagli ennesimi “eventi climatici avversi“. Stiamo discutendo di una squadra da mettere a disposizione delle brigate di solidarietà che si dovessero formare. Discuteremo di destinare parte dei fondi che si stanno ancora raccogliendo per Gkn proprio in Emilia Romagna alle casse di solidarietà con gli alluvionati.
Ma quanta stanchezza di raccogliere i pianti e i danni. Quanta stanchezza di avere ragione. Della ragione, quando l’acqua ha raggiunto il tetto, non ce ne facciamo più niente. Vogliamo avere la forza di prevenire, di difendere i nostri territori, le nostre vite, la nostra progettualità. Siamo stanchi di chiamare emergenza ciò che invece è la logica conseguenza. Di un sistema.
E a chi lotta per il lavoro, come noi, chi lotta per il salario, come noi, chi lotta contro il precariato, continuiamo a domandare: pensi che esista una sola vertenza per la giustizia sociale che possa stare in piedi dentro un mondo che crolla nell’ingiustizia climatica? Pensi che valga la pena faticare una vita per tenersi stretto il lavoro per essere poi spazzati via dalla prossima pioggia?
La convergenza non è un’idea, ma uno stato di necessità.
L’individualismo e la frammentazione sono un lusso che non ci possiamo permettere. Perché se non sei consapevole di essere classe e comunità, sarà la catastrofe a ricordartelo.
Un abbraccio solidale che varca l’appennino.