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Brevi ma intensi episodi di vita dell’ormai perduto sceneggiatore di Hollywood Pat Hobby
Dopo “Il blues del Rottame Vagante”, ecco un altro meno conosciuto (ma ugualmente scintillante) piccolo capolavoro di Francis Scott Fitzgerald: “The Pat Hobby stories”, ovvero, “I racconti di Pat Hobby”.
Francis Scott Fitzgerald
Nasce il 24 settembre 1896 a Saint Paul. Scrittore e sceneggiatore, è considerato uno tra i migliori personaggi del XX secolo, nonché pioniere di quest’ultimo e rappresentante indiscusso dei “Ruggenti anni ’20” e dell’ “Età del jazz”. Affascinato fin da giovane dall’aristocrazia e dagli ideali borghesi, arriva all’Università di Princeton nel 1913, dove maturerà definitivamente la sua passione letteraria. Dopo aver fatto richiesta per combattere nella 1° Guerra Mondiale, viene inviato prima in Kansas e poi in Alabama. Proprio qui rimarrà stregato dall’amore della sua vita: Zelda Sayre. I due si sposano nel 1920, anno in cui uscirà anche il suo primo romanzo “Al di qua del paradiso”.
Divenuto in breve tempo un caso letterario, Fitzgerald e sua moglie diventano l’emblema degli anni ’20, del sogno americano, della dissolutezza e della vita d’alta società. Nel suo capolavoro “Il grande Gatsby” (1925) sembra infatti concentrare tutte le speranze e illusioni della vita del tempo, tra feste, alcol, Proibizionismo e guerra. Di stampo più autobiografico è “Tenera è la notte”, dove affronta la malattia mentale della moglie ed il continuo andirivieni nelle cliniche di igiene mentale. Tra dipendenze, depressione e difficoltà economiche, riesce a rinvigorire la sua vita grazie ad un contratto da sceneggiatore, firmato nel 1937. Durante la stesura dell’incompiuto romanzo “Gli ultimi fuochi” viene colto da un attacco cardiaco.
Morirà a Los Angeles il 21 dicembre 1940, a soli 44 anni.
La trama de “I racconti di Pat Hobby”
Pat Hobby è uno sceneggiatore quarantanovenne. Ai tempi del muto il suo nome era apparso numerose volte nei titoli dei film, aveva avuto una piscina, denaro, donne e tutte le agiatezze di un vero e proprio personaggio di Hollywood. Da qualche anno, però, i lavori scarseggiavano e il povero Pat, come molti altri artisti, aveva subito il contraccolpo nel passaggio tra l’età del muto e quella del sonoro.
Fitzgerald ci racconta quindi le sue rocambolesche avventure in un ambiente che non esita a calunniare, definendolo così:
Quella non era mica arte, come ripeteva spesso e volentieri: quella era un’industria
Di seguito, l’elenco dei racconti:
- L’augurio natalizio di Pat Hobby
- Una presenza importuna
- “Fate bollire dell’acqua…molta acqua”
- In coppia con un genio
- Pat Hobby e Orson Welles
- Il segreto di Pat Hobby
- Pat Hobby, padre putativo
- Le case dei divi
- Pat Hobby fa la sua parte
- L’anteprima di Pat Hobby
- Tentar non nuoce
- Un cortometraggio patriottico
- Sulle tracce di Pat Hobby
- Follie all’atelier
- Due veterani
- Ne uccide più la penna che la spada
- Pat Hobby all’università
Analisi de “I racconti di Pat Hobby”
Questa raccolta di racconti, Fitzgerald la iniziò a pubblicare nel 1940 sulla rivista “Esquire”, proprio poco prima di morire. Come suo solito, attinge biograficamente da un periodo che passò tra le sceneggiature di Hollywood per la MGM.
I temi cardine dell’autore sono ribaditi in questo libro, grazie alla perfetta descrizione di un eroe/anti-eroe che seguiamo fin dalle prime battute. Pat Hobby è infatti un uomo, potremmo dire, disperato: vive alla giornata con quel che capita, dorme in macchina e si accontenta di sfregiarsi il fegato con litri d’alcol, cari anche al buon Scott.
Ma soprattutto il nostro protagonista vive nel passato, nel ricordo dell’agiatezza di un tempo ormai svanita, un benessere economico che ha tormentato per tutta la vita Fitzgerald, rimasto egli stesso, spesso, sul lastrico. Non mancano le risse nei locali, quelle che ricordano le avventure di Dick Diver a Roma in “Tenera è la notte”, ubriaco, innamorato e senza un soldo.
Pat subisce una vera e propria involuzione durante gli anni: la gente che gli passa accanto cambia, mentre lui resta sempre più escluso ed emarginato, incapace di evolversi e seguire il flusso della vita, rimandando la sua mente costantemente al “sogno” (la “luce verde” direbbe Gatsby), tanto da ritrovarsi dentro e fuori contemporaneamente proprio come Nick Carraway:
Welles era dentro: Hobby era fuori
Lo sceneggiatore arriva addirittura a credere di perdere la propria personalità, in una esilarante sequenza dove viene scambiato per Orson Welles, decisamente più rilevante nella storia del cinema del povero e dimenticato Pat. L’ossessione per i soldi lo tormenta, biasimando le “settimane a due e cinquanta” che ormai gli offrono; e tanto per arrotondare lo 0 mensile, il protagonista non esita a frequentare bar e Louie, l'”allibratore dello studio”.
C’è però da dire che verso il finale, Hobby sembra tornare in vita, rinvigorire e riacquistare quell’autorevolezza degli anni migliori, sempre accompagnato dalle sue caleidoscopiche avventure. Sembra proprio che Pat Hobby sia la personificazione letteraria di Francis Scott Fitzgerald, implorante in quel periodo di una svolta che rimettesse in moto la sua vita.
Conclusione
“I racconti di Pat Hobby” è un libro scorrevole e a tratti divertente. Pat Hobby capita nei più inimmaginabili pasticci, talvolta riuscendo a salvarsi grazie a delle momentanee intuizioni. Lo stile di Fitzgerald si dimostra incalzante e sfavillante anche negli ultimi anni della sua, purtroppo, breve vita.
Inevitabile, quindi, l’acquisto di questo libro per chiunque sia appassionato di questo autore, ma anche per chi volesse avvicinarglisi senza togliersi subito dalla lista i suoi più riconosciuti capolavori.