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di Silvio Marconi, antropologo storico, è autore fra l’altro di “DONBASS I NERI FILI DELLA MEMORIA RIMOSSA”, Fabio Croce Editore, Roma, 2016
Va innanzi tutto detto che nessuna tecnica di bombardamento aereo evita vittime civili e che le “bombe intelligenti”, come si affannava a spiegare anche Gino Strada, non esistono; anche un missile o una bomba destinata ad una caserma, ad un impianto militare, ad un ganglio del sistema di trasferimento di truppe, a specifici concentramenti di reparti non evita affatto in assoluto di poter colpire abitazioni, autobus, centri commerciali, scuole, ospedali, condomini, case isolate. Tanto più quando, come si vede avvenire in questa guerra in Ucraina e come è avvenuto in tutte le guerre recenti (ex-Yugoslavia, Iraq, Afghanistan, Gaza, Libano, Libia, ecc.) si usano cortili di condomini per posizionare lanciatori di missili, artiglierie, depositi, si creano postazioni militari in scuole ed vspedali evacuati appositamente, si stivano munizioni ed armi in edifici civili.
C’è comunque una differenza non solo etica, ma tattico-strategica fra quelli che cinicamente vengono definiti “danni collaterali”, ossia il colpire i civili non volutamente e sistematicamente, ma come conseguenza del tiro su obiettivi militari, e l’azione sistematica indirizzata a colpire invece proprio i civili e le loro infrastrutture di sopravvivenza, sia se si limita ad aree circoscritte, sia più ancora se assume la forma del “bombardamento a tappeto”, come finora non è avvenuto in Ucraina e come invece è avvenuto da parte russa in Cecenia e Siria e da parte occidentale in Yugoslavia, Libano, Gaza, Iraq, Libia e Afghanistan. La differenza è quella tra l’omicidio colposo e la strage premeditata.
Storia dell’uso dei bombardamenti aerei di civili
E’ interessante allora fare una breve storia dell’uso programmato e sistematico dell’arma aerea contro i civili, partendo da un dato che molti ignorano: la primogenitura della teorizzazione di tale uso criminale spetta all’Italia, come del resto quella dell’uso dei gas contro i civili, del mitragliamento aereo, della creazione e ascesa al potere di un partito fascista.
Giulio Douhet
Giulio Douhet (1869-1930) era un ufficiale dei bersaglieri quando nel 1911 (Guerra Italo-Turca in Libia) scrisse un rapporto sull’uso bellico degli aerei dove teorizzò il bombardamento da alta quota; fu proprio in quella guerra che il 1° novembre 1911 avvenne il primo uso militare degli aerei nella Storia, da parte italiana, su postazioni militari turche. Douhet , con la creazione nel 1912 del Servizio Aereonautico divenne maggiore e comandante del Battaglione Aviatori dal 1913 e scrisse Regole per l’uso degli aeroplani in guerra, convincendo nel 19114 la Caproni a mettere in produzione (contro il parere degli alti ufficiali che nel frattempo erano ascesi a guidare la nascente Arma Aeronautica) un bombardiere, il Ca.31. A causa di questo gesto non autorizzato venne trasferito in fanteria e combatté in tale arma nella Prima Guerra Mondiale ma non smise di perorare il potenziamento dell’aviazione, specie in funzione di bombardamento; a causa delle sue critiche alla direzione bellica di Cadorna scontò anche un anno di carcere militare (condanna annullata dal tribunale Militare nel 1920) e congedato nel 1917. Richiamato in Aeronautica nello stesso 1917, nuovi contrasti lo portarono a lasciare il servizio nel 1918 ma negli anni successivi rese organica la sua visione e pubblicò nel 1921, a cura del Ministero della Guerra che quindi lo approvava in tale epoca) Il dominio dell’aria, ristampato nel 1932 sotto e dal fascismo dopo la sua morte avvenuta nel 1930.
L’inventore dei bombardamenti aerei di civili
In questa summa del suo pensiero Douhet teorizza per primo al mondo la superiorità del bombardamento premeditato e possibilmente sistematico di obiettivi civili su quello di obiettivi militari. Ecco uno dei passi del suo testo:
Basta immaginare ciò che accadrebbe, fra la popolazione civile dei centri abitati, quando si diffondesse la notizia che i centri presi di mira dal nemico vengono completamente distrutti, senza lasciare scampo ad alcuno. I bersagli delle offese aeree saranno quindi, in genere, superfici di determinate estensioni sulle quali esistano fabbricati normali, abitazioni, stabilimenti ecc. ed una determinata popolazione. Per distruggere tali bersagli occorre impiegare i tre tipi di bombe: esplodenti, incendiarie e velenose, proporzionandole convenientemente. Le esplosive servono per produrre le prime rovine, le incendiarie per determinare i focolari di incendio, le velenose per impedire che gli incendi vengano domati dall'opera di alcuno. L'azione venefica deve essere tale da permanere per lungo tempo, per giornate intere, e ciò può ottenersi sia mediante la qualità dei materiali impiegati, sia impiegando proiettili con spolette variamente ritardate. (Giulio Douhet, Il dominio dell'aria, Verona, 1932, pagina 24)
I danni dei bombardamenti sui civili
A Douhet non sfuggivano affatto le conseguenze drammatiche sui civili dei suoi propositi ma erano proprio queste che lui suggeriva dovessero essere ricercate:
Immaginiamoci una grande città che, in pochi minuti, veda la sua parte centrale, per un raggio di 250 metri all'incirca, colpita da una massa di proiettili del peso complessivo di una ventina di tonnellate: qualche esplosione, qualche principio d'incendio, gas venefici che uccidono ed impediscono di avvicinarsi alla zona colpita: poi gli incendi che si sviluppano, il veleno che permane; passano le ore, passa la notte, sempre più divampano gli incendi, mentre il veleno filtra ed allarga la sua azione. La vita della città è sospesa; se attraverso ad essa passa qualche grossa arteria stradale, il passaggio è sospeso. (Giulio Douhet, Il dominio dell'aria, Verona, 1932, pagina 67)
Egli indicava l’evacuazione delle città a seguito alle stragi da lui teorizzate come la strategia bellica più efficace:
Ed, in ordine al conseguimento della vittoria, avrà certamente più influenza un bombardamento aereo che costringa a sgombrare qualche città di svariate centinaia di migliaia di abitanti che non una battaglia del tipo delle numerosissime che si combattono durante la grande guerra senza risultati di apprezzabile valore. (Giulio Douhet, Il dominio dell'aria, Verona, 1932, pagina 166).
Il bombardamento di civili in Spagna
Quel testo ebbe enorme diffusione in Italia e all’estero e le sue teorie vennero sperimentate parzialmente dagli Italiani nell’aggressione all’Etiopia iniziata nel 1935, dove pure non vi erano grandi centri urbani moderni come quelli che interessavano a Douhet come obiettivi; contro i villaggi etiopi si usarono il mitragliamento, il bombardamento con bombe dirompenti ed incendiarie e con bombe a gas. Il vero laboratorio sperimentale delle teorie di Douhet fu la Spagna, dove le aviazioni fascista italiana e nazista tedesca utilizzarono le tecniche da lui teorizzate per la prima volta sia su centri abitati come Guernica, sia su grandi città come Madrid e soprattutto Barcellona, che fu bersaglio degli attacchi aerei italiani ripetutamente, sebbene non si verificasse (né si verificò durante la seconda Guerra Mondiale) quell’uso di bombe al gas auspicato da Douhet. I Giapponesi da parte loro impiegarono tali tattiche contro le città cinesi, soprattutto Nanjing e Shanghai.
Durante la Seconda Guerra Mondiale
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale vide l’uso di quelle tecniche di bombardamento su obiettivi civili teorizzato da Douhet diventare una delle tattiche della Luftwaffe tedesca nelle guerre di aggressione naziste, in particolare contro Varsavia fin dall’autunno 1939, contro le città inglesi dal 1940, contro Belgrado e Atene nel 1941 e poi contro le città sovietiche; agli attacchi sulle città inglesi partecipò del resto entusiasticamente la Regia Aereonautica italiana, adeguandosi pienamente all’uso terroristico degli aerei voluto da Douhet molti anni prima.
A queste tattiche corrisposero successivamente quelle britanniche di ritorsione sulle città tedesche e poi, col volgere della guerra a sfavore delle potenze dell’Asse, con l’ingresso in guerra degli USA e col rendersi disponibili nel Mediterraneo e infine in Francia di aeroporti più vicini alle città nemiche, in misura assai maggiore corrisposero i bombardamenti a tappeto angloamericani sulle città italiane e tedesche, con in particolare quelli terribili su Dresda e Amburgo. Gli Statunitensi impiegarono anche sul fronte del Pacifico tale tattica appena le città giapponesi furono a portata di tiro e resta terribile l’azione con ampio uso di bombe incendiarie su Tokio, mentre gli stessi attacchi nucleari su Hiroshima e Nagasaki possono essere considerati l’applicazione di un nuovo livello di distruttività a quella tattica.
I bombardamenti di civili nella risoluzione delle guerre
Va notato che con l’eccezione del caso di Hiroshima e Nagasaki, per unanime ammissione degli esperti militari, quei bombardamenti terroristici dalla Guerra di Spagna alla seconda Guerra Mondiale non furono mai strategicamente risolutivi e che in particolare nel caso britannico e tedesco non portarono né al crollo del morale delle popolazioni né ad una significativa riduzione dello sforzo bellico dei Paesi colpiti!
Ciononostante, in quasi tutte le guerre successive al 1945 si sono usati da parte occidentale quei bombardamenti voluti contro i civili, sia in forma esplicita (Guerra di corea, aggressione USA al Vietnam, ecc.) sia negandone il carattere sotto la maschera dei “danni collaterali” (Serbia, Libano, Gaza, Libia, Iraq) e che la Russia si è aggiunta a tale uso con la guerra in Cecenia. Mai, l’Italia che all’articolo 11 della sua splendida Costituzione “ripudia la guerra” ha ripudiato quelle tattiche e smesso di onorare il suo inventore italiano: la Scuola Militare Aereonautica di Firenze è addirittura stata intitolata nel 2006 proprio a Giulio Douhet ed il portale web dell’Aeronautica Militare della Repubblica Italiana inserisce il Douhet (che non fu mai aviatore combattente…) fra i “grandi aviatori” gloria del nostro Paese! A conferma che certe continuità esistono tra prefascismo, fascismo e postfascismo anche contro i principi enunciati nella nostra Costituzione mai pienamente applicata.
Informare è fondamentale. Informare conoscendo bene ciò di cui si parla è ancora meglio.