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Il discorso di Matteo Renzi tenuto il 9 marzo 2023 presso la Camera dei deputati, restituisce la meritata dignità e onore ad una figura leggendaria ed eroica del ventennio: Salvatore Todaro. Queste le parole di Renzi:
Voglio che quest’aula ricordi la figura del comandante Todaro, nato in Sicilia, cresciuto a Chioggia, diplomato all’Accademia di Livorno: questa figura è un eroe nazionale perché in tutti i momenti difficili della storia italiana ha sempre fatto prevalere le ragioni dell’umanità. Quando il 16 ottobre 1940 la sua imbarcazione distrugge il piroscafo belga prende i ventisei naufraghi e li salva. Questa è l’identità italiana.
Ma chi fu il comandante Todaro? Salvatore Bruno Todaro nacque a Messina il 16 settembre 1908. Trascorse gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza a Chioggia, poi entrò all’Accademia navale di Livorno il 18 ottobre 1923 venendo promosso guardiamarina nel 1927, dopo il completamento degli studi. All’interno della marina, per le sue straordinarie qualità, in un brevissimo periodo riuscì a scalare molti ranghi.
Nel 1933, a Livorno, si sposa con Rina Anichini, dalla quale ha due figli: Gian Luigi e Graziella Marina1. Per tutta la vita fu costretto a portare uno scomodissimo busto, a causa di un incidente aereo di cui fu vittima il 27 aprile 1933 presso La Spezia. Allo scoppio della seconda guerra mondiale Todaro e il sommergibile Cappellini furono destinati alla base oceanica Betasom di Bordeaux dalla quale i sommergibilisti italiani, sostenendo l’impegno tedesco durante la Battaglia dell’Atlantico, si impegnarono a bloccare le rotte marittime tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna2.
L’affondamento del piroscafo belga
La vicenda riportata da Renzi, andata su tutte le pagine dei giornali, è quella che lega Todaro al piroscafo belga Kabalo. Il fatto si verificò nella notte del 16 ottobre 1940, quando nel corso di una missione al largo dell’isola di Madera, Todaro avvistò il piroscafo belga Kabalo e, dopo aver lanciato inutilmente tre siluri, lo affondò utilizzando il cannone di bordo. Dopo aver effettuato l’affondamento Todaro accostò e raccolse i ventisei naufraghi della nave belga e li rimorchiò su di una zattera per quattro giorni.
Quando la zattera spezzò il cavo di rimorchio, Todaro non esitò ad ospitare i naufraghi sul sommergibile fino a sbarcarli, incolumi, sulla costa delle isole Azzorre3. Le cronache dell’epoca riportano che una volta portati i naufraghi in salvo, il comandante si sentì chiedere dal secondo ufficiale del Kabalo: «Ma lei, visto che tratta così un nemico, che razza di uomo è? Vede, se quando ci ha attaccati di sorpresa non avessi dormito nella mia cabina, le avrei sparato addosso con il cannone, scusi la mia franchezza».
Uomini di mare
Todaro così rispose: «Sono un uomo di mare come lei. Sono convinto che al mio posto lei avrebbe fatto come me”. L’ufficiale italiano portò la mano alla visiera in segno di saluto e fece per andarsene, ma vedendo il secondo ufficiale guardarlo, si fermò e gli chiese: «Ha dimenticato qualcosa?”, “Sì”» – gli rispose l’altro con le lacrime agli occhi – «Ho dimenticato di dirle che ho quattro bambini: se non vuole dirmi il suo nome per mia soddisfazione personale, accetti di dirmelo perché i miei bambini la possano ricordare nelle loro preghiere».
Risposta: «Dica ai suoi bambini di ricordare nelle loro preghiere Salvatore Todaro». Il fatto però non venne apprezzato dal comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, l’ammiraglio Karl Dönitz, che così lo criticò: «Neppure il buon samaritano della parabola evangelica avrebbe fatto una cosa del genere», «Signori, io vi prego di voler ricordare ai vostri ufficiali che questa è una guerra e non una crociata missionaria. Il signor Todaro è un bravo comandante, ma non può fare il Don Chisciotte del mare».
Duemila anni di civiltà
Salvatore Todaro rispose alle aspre critiche, con una frase lapidaria, riportata da molte fonti e mai smentita, rimasta celebre: «Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle»4. La maggior parte delle fonti che Dönitz pur non essendo d’accordo con Todaro iniziò ad ammirarlo ancora di più per il suo coraggio e la sua caparbietà. Todaro morì poco dopo, il 13 dicembre del 1942, quando a bordo del Cefalo venne attaccato da uno Spitfire inglese. Durante il mitragliamento Todaro fu colpito da una scheggia alla tempia e morì sul colpo.
Todaro proprio come Umberto Nobile5 fu un eroe, una figura leggendaria, che andrebbe riscoperta e celebrata quanto meriti. L’esempio di Todaro, più di ogni altro, mette in evidenza quanto sia importante, in qualsiasi situazione uno si trovi, salvare chi sta naufragando. Un uomo di mare sa benissimo che un uomo in mare va sempre salvato. È fondamentale che l’idea di Todaro, che una vita vale più di qualsiasi ideale, passi anche nel mondo contemporaneo.
Note
- Per i dati biografici si faccia riferimento ad A. Boscolo, Il comandante Salvatore Todaro, Sottomarina, Il Leggio, 2001.
- A. Trizzino, Sopra di noi l’Oceano, Milano, Longanesi & C., 1968, p.22.
- S. Bernacconi, Da testimone – Uomini, fatti e memorie fra la cronaca e la storia, Ferrara, S.A.T.E. s.a.s., 1984, p. 30.
- TODARO Salvatore, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica. URL consultato il 5 dicembre 2012.
- Renzi Riccardo, Cantami, o diva, del campano Umberto Nobile, in Il Mago di Oz,< https://www.magozine.it/cantami-o-diva-del-campano-umberto-nobile/> (14/02/2023)