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Il lavoro e l’economia
Cos’è il lavoro
Il lavoro è l’impiego di tempo, forza ed energia nella produzione di un bene per la società. Si esercita attraverso un mestiere, e si fa per se stessi (autonomo) o per qualcun altro (subordinato). Può essere fisico o intellettuale, volto alla produzione di un bene materiale, un bene di consumo, o di un servizio (terzo settore).
Il prodotto, il risultato del lavoro viene venduto a chi ne fa richiesta generando ricchezza monetaria sia per chi lo ha prodotto che per chi l’ha venduto, generando benessere per chi lo ha consumato o per chi ha usufruito del bene o del servizio, che esistono e possono essere elargiti, grazie al lavoro di chi l’ha prodotto.
La moneta
Affinché tutti possano acquisire beni, la società ha inventato la moneta come forma di scambio e come sostituzione al baratto. Un individuo lavora per acquisire moneta e poi attraverso la moneta acquisisce altri beni di cui ha bisogno. La moneta è una forma di potere perché chi la possiede, acquisisce la potenzialità di comprare beni, proprietà ecc.
Il lavoro, quindi, genera benessere nella società permettendo agli individui di soddisfare i propri bisogni primari (cibarsi, vestirsi, abitare) e quelli secondari che cadono per lo più nell’ambito dello svago e del divertimento, del tempo libero e, quindi, anche della cultura (libri, concerti, teatro ecc.).
Accesso al consumo
Ma il benessere viene a crearsi solo e fino a quando gli individui hanno accesso a beni e servizi, ovvero fino a quando hanno disponibilità economica e quindi accesso al consumo. Non solo accesso ai bisogni fondamentali ma anche a quelli secondari. Una società sana è una società in cui gli individui hanno la possibilità coltivare le proprie passioni, i propri hobby attraverso l’accesso a beni di consumo secondari il cui espletamento diventa fondamentale in una società che vuole dirsi progredita e civile.
Il benessere di una società dipende, quindi, dalla disponibilità economica, di moneta, degli individui che ne fanno parte, dal loro potere economico, dalla loro potenzialità di acquisire beni e di usufruire di servizi.
Concentrare il potere economico
Così come il potere politico, anche il potere economico può essere concentrato, centralizzato, limitando l’accesso della popolazione alla moneta e di conseguenza a beni e servizi, producendo un forte impoverimento, crisi, instabilità e precarietà. Anche il potere economico, così come quello politico, tende a muoversi verso il centro, a sottrarsi alle popolazioni, non per volontà sua stessa e della moneta ma per un disegno politico che prevede e desidera questo spostamento del potere economico. La ragione principale di questo spostamento ed il mezzo attraverso cui questa volontà politica di spostare il potere economico e di sottrarre disponibilità economica alle masse, è una sola.
Organizzare il lavoro
La ragione è nell’organizzazione del lavoro, perché è il lavoro a fornire un reddito, a dare il potere economico. Quando, però, il lavoro è subordinato, ovvero quando un individuo lavora per conto di un imprenditore che trattiene per sé la maggior parte della ricchezza, generata dal lavoro dell’operaio, in quel momento il potere economico viene concentrato da una parte, nelle mani di pochi, e negato, d’altra parte, alla maggior parte degli individui.
Democrazia del potere economico
Questo è il meccanismo che produce una mancata democratizzazione del potere economico dove per democratizzazione si intende l’accesso al potere, la possibilità per tutti di avere le stesse potenzialità di acquisto e di consumo. E la maniera per interrompere questo processo di impoverimento della popolazione è l’eliminazione del lavoro subordinato costruendo realtà di cooperazione, ovvero rapporti di lavoro orizzontali: senza padrone, senza quella figura che trattiene risorse, che filtra ricchezza a discapito di chi lavora.
Aziende in cui gli operai che lavorano sono loro stessi padroni, sono una realtà già esistente ma poco diffusa. Una trasformazione in questo senso di tutti i rapporti di lavoro porterebbe ad una maggiore disponibilità di risorse per tutti coloro che lavorano: eliminata la figura che trattiene più risorse economiche, la divisione dei guadagni produrrà stipendi più alti per tutti.
Propositi sul lavoro
Così come da un punto di vista politico i movimenti popolari dovrebbero compattarsi, seguendo l’esempio del confederalismo curdo attuale, in modo da risultare più efficienti e da proporre un’alternativa democratica reale all’attuale sistema di governo; allo stesso modo sul fronte economico vanno proposte iniziative per avviare concretamente una vera trasformazione sociale.
Giornata per l’abolizione del lavoro salariato
Un primo passo, quello culturale che serve a forgiare coscienze critiche potrebbe essere, per esempio, in linea pragmatica, l’organizzazione, anche due volte l’anno di una “Giornata per l’Abolizione del lavoro salariato” che promuova dibattiti e conferenze su questo tema in modo da rendere la problematica del lavoro salariato sempre più di dominio diffuso, sempre più appartenente ad una consapevolezza diffusa.
Il bisogno di istituire, dal basso, questa giornata non dovrebbe ovviamente avere il senso di chiedere qualcosa al governo; al contrario si pone l’obiettivo di diffondere dalla parte degli sfruttati, quel concetto che costringe gli uomini a lavorare per altri, arricchendo questi ultimi, con sempre maggiori difficoltà per i lavoratori nella realizzazione dei bisogni primari, quelli fondamentali, a cui nessuno non dovrebbe mai avere accesso.
Questo non basta, ma è un passo propedeutico alla rivoluzione che il movimento deve fare da subito per riuscire ad attuare una rivoluzione economica vera a propria.