Indice dei contenuti
La raccolta di poesie di Federico Fiumani cantante dei Diaframma e poeta della controcultura italiana.
Biografia di Federico Fiumani
Federico Fiumani, nato nel 1960, è uno dei fondatori del gruppo musicale fiorentino Diaframma. È uno dei protagonisti della New Wave italiana. “Siberia”, l’album di maggior successo, è stato inserito al settimo posto tra i 100 dischi italiani più belli di tutti i tempi secondo la rivista Rolling Stone. Perché i Diaframma non sono nazionalpopolari? Io una teoria ce l’ho, avendo ascoltando diversi loro brani: semplicemente perché troppo bravi e per niente banali, anzi con dei testi che hanno dignità letteraria in un mondo come quello della musica leggera in cui i più sono puerili e commerciali. Le loro canzoni non sono mai sentimentali, emotivamente ricattatorie, nel senso che non istigano alla lacrima facile. Inoltre il loro album più famoso “Siberia” è del 1984.
I Diaframma all’apice del loro successo non hanno avuto la generazione del ’68 né quella del ’77 dietro di loro, dietro a loro. Negli anni ’80 e dagli anni ’80 in poi ogni generazione è stata una “non generazione”, come le ha definite la professoressa e poetessa Elisa Donzelli. Detto in parole povere i giovani non avevano alcun senso di appartenenza, si riconoscevano poco in artisti impegnati e intellettualmente validi come Fiumani, spesso invece credevano in falsi miti. Gli anni ’80 erano gli anni del disimpegno rispetto al passato, del cosiddetto riflusso, anche se senza dubbio non tutto era da buttare. Come scritto nel Talmud in ogni generazione c’è del buon vino. I Diaframma facevano parte di quel buon vino.
Musica e poesia
Il rock ha comunque un suo pubblico, a differenza della poesia. Col rock si può mangiare. Certo non tutti navigano nell’oro e non viene data una pensione. Ci sono da questo punto di vista artisti più o meno fortunati economicamente. È fuorviante pensare ai musicisti come dei ricchi privilegiati. Molto spesso la loro vita è costellata di sacrifici. Essere musicisti significa suonare lontano da casa per le festività. Tra musica e poesia ci sono sempre stati rapporti e affinità. Non a caso nell’antichità le liriche venivano accompagnate dalla musica. Ma oggi esiste uno iato. Con la poesia italiana le cose vanno decisamente peggio. La poesia italiana a ogni modo non consente di campare. Insomma carmina non dant panem.
Alberto Bevilacqua sosteneva: “Gli editori credono ciecamente, con apriorismo razzistico, che la poesia sia tabù per la libreria. E lo credono anche i librai”. Dirò di più: la poesia in Italia è una nicchia, che si suddivide in bolle di filtraggio, che a loro volta creano cricche. Ognuno quindi è chiuso nella sua bolla, ognuno guarda alla sua cricca, senza per questo parlare di lotte o guerre fratricide tra poeti.
I poeti cercano di non pestarsi i piedi, ma come scriveva Montale e come riprende giustamente il critico Italo Testa in un suo articolo su “Le parole e le cose”: “Ognuno riconosce i suoi” (i poeti di ricerca riconoscono altri poeti di ricerca, i neolirici riconoscono altri neolirici, i performer riconoscono altri performer), anche se ogni poeta mira al riconoscimento universale, che non arriverà mai. I poeti vanno avanti quindi tra patti di non belligeranza, affratellamenti, indifferenza reciproca. Tutto di solito comunque avviene con una certa signorilità, talvolta con un poco di spocchia, deponendo l’ascia, reprimendo le antipatie viscerali e l’odio.
Un primo accenno alla poesia di Fiumani
Cercherò di fare una recensione sobria, misurata. Cercherò di non fare in modo che ad artista si aggiunga artista, come dicevano i latini. Per prima cosa, visto e considerato che nelle liriche di Fiumani non ci sono maestri e poeti a cui si rifà esplicitamente, pur ritenendo il poeta un uomo di buona cultura e di ottime letture private, non cercherò di individuare echi e modelli né di fare accostamenti con altri poeti contemporanei. Il nostro non è affatto un artista concettuale e già questo è positivo, dato che il mondo artistico italiano pullula di artisti concettuali. Anzi è un realista senza filtri, per quanto possibile. La sua poesia sale dalla terra al cielo e non discende dalla terra al cielo. Non è “arte per l’arte”.
Per Fiumani prima viene la vita e poi nascono le occasioni e i motivi per poetare. Il suo non è un atteggiamento mitico, mistico, moralistico, troppo razionalista, didascalico o militante. L’autore non ha paura di guardare in faccia la realtà e lo fa con un’ottica innocente e perciò disarmante. Al poeta non serve assolutamente un linguaggio oscuro per fare chiarezza dentro sé e per attraversare il buio. Osservatore attento dell’essere umano, delle relazioni e delle circostanze sa guardare il mondo con curiosità. Dal suo microcosmo e dalla sua storia personale sa estrapolare degli universali.
Non valuterò la compiutezza formale ma il dato incontestabile che la sua poesia è forma di conoscenza. Inoltre la sua arte è comprensibile, ma non è mai scontata; ha un suo contenuto di verità, dice qualcosa di nuovo o lo dice in modo nuovo e contiene in sé il talvolta il senso dell’ineffabile, cosa non da tutti, quel quid che porta il lettore a riflettere e a cercare di comprendere. Penso che se il mondo è un caleidoscopio Fiumani talvolta ne svela il trucco, il funzionamento del meccanismo. Ancora una volta non è cosa da poco. Non è nella polifonia né nella polisemia (ovvero nell’ambiguità semantica) che cerca la verità ma in una ricerca interiore che spazia a 360 gradi e ambisce all’esatta percezione delle cose e dell’umano.
Il linguaggio e i temi della poesia di Fiumani
Le sue poesie non sono complesse, non sono scritte con un linguaggio forbito e astruso, non hanno una sintassi involuta; non hanno bisogno di parafrasi, ma c’è sempre qualcosa che non riusciamo a cogliere perché Fiumani restituisce al lettore il mistero del mondo e della vita: è questo l’aspetto fondamentale della raccolta. Il poeta non usa un linguaggio d’avanguardia, non fa i salti mortali per essere originale, pur essendolo. Non è mai troppo lineare, non è mai ripetitivo, sa variare toni e temi. L’asciuttezza del dettato, sempre incisivo, è un pregio che si aggiunge a una spiccata capacità espressiva. È una poesia che forse trae linfa vitale dalla rabbia o rassegnazione per la corruzione, per le storture del potere e viene alimentata probabilmente dall’essere contro le mode del mainstream.
Se per il grande Giorgio Manganelli la letteratura doveva essere “menzogna” e lo scrittore doveva “lavorare con maggiore coscienza sul testo estraneo al senso”, ebbene, pur prendendo in esame l’incomprensibilità del mondo, il nostro non si dissocia quasi mai dal senso. Il poeta parte da un buon presupposto mentale, ovvero quello di essere vivace intellettivamente, libero, vitale. Nonostante il suo vitalismo non evita mai la riflessione, il raccoglimento interiore, la tensione interiore, che lo conducono a folgorazioni mentali. Non a caso il poeta rivela maestria nel cercare spiragli, nell’alternarsi tra zone d’ombra e frange luminose.
Sempre a proposito di originalità basta citare Sandro Penna che scriveva che era beato chi era diverso essendo diverso e non chi era diverso essendo comune: Fiumani nel caso specifico non è comune. Questa raccolta più che frutto di mimesi o straniamento è determinata dalla ricerca di “corrispondenze” per dirla alla Baudelaire. Personalmente quel che mi importa è che in queste poesie mi sono riconosciuto o comunque una parte di me si è “rispecchiata”. Poco mi importa delle tappe della sua vita. Fiumani è innanzitutto un poeta della canzone, che sa anche tradurre i suoi pensieri e le sue immagini in liriche vere e proprie.
Federico Fiumani poeta della controcultura italiana
È da ritenere appropriato considerare Fiumani un poeta della controcultura italiana per la sua freschezza, la sua mancanza di orpelli inutili e l’assenza di birignao, per il suo modo di porgere con piglio ironico le sue cose. Il poeta, che non si perde mai in sterili esercizi di stile spesso, fa sul serio, ma talvolta si prende gioco perfino di sé stesso e questa voglia di mettersi in discussione è il modo ottimale per scrivere, dato che talvolta le cose migliori si scrivono quando si scherza e ci prendiamo in giro. L’autore ci ricorda quindi che la vita va affrontata con la pazzia, intesa in senso erasmiano, perché come scriveva Nicola Abbagnano l’uomo è un essere indeterminato a livello esistenziale; aggiungo io che ogni istante è un bivio.
Ci vuole anche un po’ di sana leggerezza. Più che di esistenzialismo, senza cercare a tutti di costi di etichettare, parlerei di simbolismo esistenziale per definire questa poesia di Fiumani, che si può anche interpretare in senso fenomenologico, come un modo autentico di vivere una relazione con gli altri, di essere nel mondo, di vivere qui e ora, di esprimere il proprio vissuto. Ma per l’autore poesia è anche memoria, dato che non si può vivere senza passato e la memoria è anche identità e coscienza del proprio vissuto e della propria epoca.
Sullo snobismo o comunque sullo scetticismo di certa critica letteraria nei confronti dei musicisti
Per quanto gli addetti ai lavori nell’ambito della poesia guardino con snobismo alla canzone, anche a quella d’autore, ritengo sia molto interessante analizzare il rapporto tra i più ispirati autori di canzoni, come Fiumani del resto, e la loro attività poetica. Letterati anglofoni hanno studiato anche le poesie di Leonard Cohen e Lou Reed. Borges riteneva Georges Brassens un poeta a tutti gli effetti. Léo Ferré e Jacques Brel venivano considerati parte della cultura francese. Il Nobel per la letteratura a Bob Dylan vuol dire molto in questo senso.
Lo stesso Maurizio Cucchi ha studiato e valutato positivamente tutti gli scritti del cantautore e poeta Piero Ciampi. Altri hanno analizzato i romanzi di Guccini, i libri einaudiani di Vecchioni, i romanzi di Nada, etc etc. Ci sono state polemiche e piccole invidie. Chi appartiene al mondo della musica leggera si trova secondo me a lottare contro diversi pregiudizi da parte dei critici letterari e appartenenti alla comunità poetica. Spesso si dice che la pubblicazione di questo o quel cantautore sia un’operazione puramente commerciale. Ciò talvolta può essere anche vero, ma talvolta è dettato dall’invidia.
C’è spesso del buono in queste opere e il buono scaturisce dal talento di questi protagonisti della canzone. Ciò naturalmente vale anche nel caso di Fiumani. Quindi onore al merito, soprattutto al talento, se il talento nel caso specifico è il merito di saper coltivare un dono. Lo scriverò fino allo sfinimento: non sempre la poesia viene riconosciuta come tale. È vero che i poeti sono troppi e ognuno pensa a sé per emergere. Anzi di solito molti poeti che fanno le veci anche di critici non hanno tempo materiale per occuparsi di tutti e poi la produzione poetica italiana è per l’appunto incredibile, sterminata.
Si fa fatica a stare dietro a tutte le uscite. Il riconoscimento di un poeta non è solo questione di onestà intellettuale da parte di chi legge ma di promozione culturale del poeta stesso, che deve occupare buona parte del suo tempo a spedire i suoi libri ai critici, alle riviste letterarie, deve presentare il libro in biblioteche e librerie, deve partecipare a dei premi, deve presenziare a dei convegni, etc etc. Fiumani naturalmente non ha bisogno di visibilità. Ha già una sua fama. Ha già un suo seguito. Non frequenta la comunità poetica di persona né online: ecco perché non avevo mai sentito parlare di lui come poeta, ma è stata una piacevole sorpresa, una piacevole scoperta.
Avendo conosciuto questa sua opera poetica non mi resta che consigliarvi di leggerla caldamente. La sua poesia non ha solo valore nell’ambito della storia del rock italiano e non ha solo carattere puramente sociologico, ma oltre a essere testimonianza di vita è anche caratterizzata da qualità letteraria. Fiumani ha prima di tutto la saggezza di evitare il cosiddetto poetese, ovvero quel linguaggio desueto e quelle tematiche con cui molti pensano di fare poesia. Invece ciò che è poetico non sempre è poesia; ciò che è poesia non sempre è poetico. Può sembrare una contraddizione di termini, ma non tutta la poesia è poetica, ovvero coinvolgente emotivamente, commovente, sublime, etc etc. Esiste per esempio anche molta poesia intellettuale, come quella del ‘900, che non è poetica nel senso comune del termine.
Alcune belle poesie di Fiumani
Tra le diverse raccolte in cui si amalgamano egregiamente il lato esistenziale e la poesia con un linguaggio diretto, moderno, ho trovato anche una silloge, “L’orologio biologico”, dove i sentimenti vengono trattati senza ipocrisia (come scrive “Cult”) e dove spicca una poesia umanamente perfetta (anche se forse è un ossimoro perché la perfezione non è cosa umana), in cui prevale la consapevolezza esistenziale e la coscienza cosmica. Il poeta ha l’intuizione giusta che le tutte le cose e tutti gli esseri sono interdipendenti, senza parlare di armonie prestabilite e senza pontificare se le coincidenze esistano o se invece appartengano a un disegno più grande:
SENZA TITOLO
Tutto dipende da tutto, tutte le cose sono unite, e legate insieme. Non c'è niente che sia separato. Se io potessi cambiare, tutto potrebbe cambiare.
Belle e significative le composizioni della sua prima raccolta “Neogrigio” dell’allora ventitreenne Fiumani. Già allora il poeta percepisce lo scorrere inesorabile del tempo, la consolazione della memoria, l’interrogarsi senza trovare risposta sui casi e le situazioni del vivere quotidiano, l’assurdità e l’insensatezza della vita, se non siamo noi a darle un senso, come scriveva Hermann Hesse. E il senso della vita per il poeta sta anche nella scrittura. Ne riporto due componimenti:
SILENZIO
Anche stanotte non dormirò a casa.
Qualcuno mi aspetta con le luci accese
una sigaretta rotola sul pavimento
e si spegne per inerzia.
I miei occhi sono aperti
vicino al cuscino,
aspetto di veder nascere
un filo di luce alla finestra.
Nel buio il cuore si riposa
mentre tutt'intorno è silenzio.
PUNK
La forza del rumore
è rimasta dentro di me,
nel ritmo isterico delle cose.
Non è ricordare quello che voglio.
Chiudiamoci in un garage
a creare cose nuove
a dare una forma
alle nostre attitudini,
perché il tempo non ci risparmia
e le mani si stanno congelando.
Altrettanto egregie, esistenziali, a tratti metafisiche le altre liriche giovanili, come quelle tratte da “Quaranta poesie”
IL GIORNALE PIEGATO A CASO
Il giornale piegato a caso
è ancora sul tavolo.
Dalle sue pagine
la vita fuoriesce ovunque
e mi rende difficile pensare
che per me sia diverso
da tutti gli altri.
Il nastro continua a girare,
forse a vuoto.
LANTERNA CIECA
Il giorno spara la sua luce nei guizzi lenti di una lanterna cieca e l'estate ancora non muore, lei non è più stanca di me. Presto esisterò migliore imparando a guardarmi attorno lasciando indietro il resto. Perché ogni attimo chiede solo di essere vissuto. E l'estate ancora non muore, lei non è più stanca di me.
Conclusioni
Dicevo del linguaggio diretto senza fronzoli, di un modo di affrontare la realtà senza elucubrazioni mentali ma con la giusta assennatezza, ponderatezza e saggezza. Ma c’è anche un modo di porgere la propria verità umana in modo irriverente e ironico, che colpisce favorevolmente, oltre al fatto altrettanto positivo di avere una grande capacità comunicativa nel senso buono del termine e non in quello inflazionato in ambito politico. La poesia contemporanea considera spesso che l’espressione artistica non sia facilmente comunicabile.
Le poesie di Fiumani sono a mio avviso espressione artistica e anche comprensibili, intelligibili. A mio avviso la sua toscanità nel senso migliore della parola, intesa quindi come franchezza, sincerità, ma mai sfacciataggine, mai grossolanità, mai approccio boccaccesco alle cose, lo aiuta sia a comunicare che a esprimersi artisticamente. Le sue quindi sono poesie originali, che denotano una grande genuinità e non sono mai pretenziose. Un’altra buona cosa della raccolta è il frapporre una giusta distanza tra il proprio Sé e gli eventi della vita, una certa dose di distacco.
In un certo qual modo inoltre si potrebbe considerare le sue poesie a tratti come propedeutiche per la comprensione delle canzoni, a tratti come corroboranti, talvolta come delle note a margine, talvolta come dei pensieri esplicativi delle stesse canzoni. Questa naturalmente è una mia opinione, suffragata dalla documentazione online che ho fatto sul poeta e sul fatto che leggo decine di libri di poesia contemporanea italiana ogni anno. Un’ultima annotazione la devo fare per forza di cose: se i poeti contemporanei si sono trovati a scegliere tra l’impegno politico e la creazione di una miscellanea come ne “Il mondo salvato dai ragazzini” di Elsa Morante oppure tra il lirismo e l’intimismo de “Le mie poesie non cambieranno il mondo” di Patrizia Cavalli, il nostro poeta cerca una sua dimensione, una sua strada, che si potrebbe rivelare impervia ma lo fa con un coraggio creativo innegabile.
Se i poeti in passato hanno dovuto scegliere tra lo stile maledetto di “Invettive e licenze” di Dario Bellezza e il disagio esistenziale, la grande narratività de “Il disperso” di Maurizio Cucchi, Fiumani cerca ancora una volta di ritagliarsi uno spazio tutto suo e lo fa legittimamente perché a mio avviso ha un’altra storia ed è altro da questi due grandi modelli poetici a cui molti si sono ispirati. Nella vita ancora più che nello stile è più difficile scegliere perché alcuni dicono “i need nothing” ma come in una celebre canzone altri dicono “everybody is looking for something”.
Comunque come ha dichiarato lo stesso Fiumani in una sua intervista non c’è niente che non sia opinabile in ambito artistico. Il mio giudizio su questa raccolta poetica, considerando tutti gli elementi, è molto positivo, ma leggetela e poi mi direte: non voglio usare toni elogiativi né celebrativi. A ogni modo la poesia italiana oggi è un poco nell’ambito dell’opinabile. Aggiungo io che parte dei canoni estetici si sono dissolti in poesia e buona parte di un giudizio critico dipende anche dal gusto personale più che da dei criteri oggettivi.