Articolo umoristico tratto dal bollettino numero 3 della Newsletter umoristica
Si narra che tra i compagni anarchici si applichi una sorta di solidarietà conformista. Se un compagno sbaglia, si rende protagonista di un’azione irragionevole e non conveniente, bisogna attestargli solidarietà. Una solidarietà cameratista. Un modo di fare che è diventato convenzione e a cui non ci si può sottrarre.
E’ proprio il caso di quel genere di anarchici che si professano insurrezionalisti ma che non insorgono. Formalmente si definiscono informali. Il 4 marzo hanno manifestato a Torino per chiedere la liberazione di Cospito. Chiedere a chi? Perché non andare a liberarlo? Scusate ma questa insurrezione da qualche parte deve pure incominciare.
Secondo il teorico italiano dell’insurrezionalismo, Bonanno, la liberazione deve avvenire con violenza. Per questo i compagni di Cospito hanno picchiato il suo avvocato affinchè porti avanti ricorsi e richieste per la scarcerazione. La richiesta di liberazione di Cospito passa, tramite il suo avvocato, dal Tribunale di Sorveglianza, Cassazione, Corte Europea dei diritti umani, Onu, Commissione Cazzimma dei Burocrati Nordici. Con violenza ma attraverso uffici legali, tribunali, ministeri e sagrestie. Formalmente.
Il 4 di marzo a Torino gli anarchici (informali o presunti tali) sono scesi in piazza per protestare, per insorgere, per manifestare, per lottare, per distruggere auto e citofoni. Si sono mossi ispirati ad un anarchismo adolescenziale, romantico ma irrazionale che fa uso della violenza per distruggere l’ordine costituito. Sono state risparmiate, infatti, le auto parcheggiate in seconda fila. Una violenza buona quando la si pratica, cattiva quando la si subisce. Che reprime quando la pratica lo stato, squadrista quando usata dai fascisti.
Ma il nemico numero uno della lotta di questa giornata è stato sicuramente il citofono. Utilizzato da chi sta ai piani alti del sistema condominiale, è simbolo di gerarchia e verticalità tra chi sta in alto e chi sta in basso, chi sta dentro e chi sta fuori, chi ha il potere di aprire il portone e chi è costretto a delegare.
Intanto questi gruppi di sgraziati romantici è alla ricerca di un nome che li rappresenti pienamente. Indiciamo, informalmente e senza troppe regole, un concorso di idee per suggerire un nome, un nomignolo, un soprannome, un acronimo, un epiteto o un vezzeggiativo che possa vestire loro bene. Vanno bene anche se non sono troppo originali. Scriveteci.
L’anarchia verrà, ma pare tarderà molto, e sorgerà il sol dell’avvenire. Nel frattempo godiamoci il tramonto delle conquiste sociali.