“Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più potente delle voci che ora strozzate”
( Augusto Spies, parole pronunziate sul patibolo, Chicago 1887)
In controcorrenza agli standard di programmazione locale e nazionale sulla festività del Primo Maggio, a quell’insopportabile amnesia e all’indifferenza dilagante in tempi come questi, c’è chi sente ancora, e più che mai, il bisogno di tramandare la memoria storica alle giovani generazioni attraverso il ricordo di quegli uomini che si dedicarono pienamente agli ideali libertari in cui fermamente credettero, gli stessi ideali da cui ebbe vita la giornata del Primo Maggio.
Difendere la storia e la memoria negli anni di anestetizzante oblio, di vuoto esistenziale ed accomodante distrazione, è sicuramente un atto rivoluzionario e “pericoloso” poichè tutto ciò chiama in causa lo spirito critico, il desiderio di sapere, di conoscere, di cercare risposte nelle testimonianze storiche che ci hanno lasciato coloro che sono sempre stati messi al bando, isolati nelle galere, nei manicomi e nei dimenticatoi borghesi.
Fu così per il nostro conterraneo, Carlo Cafiero di Barletta e per il suo amico Covelli di Trani, e per gli anarchici condannati a morte (come Adolphe Fischer, August Spies, George Engel, Albert Parsons, conosciuti come “gli anarchici di Chicago”), che per primi, già nel 1886, organizzarono le giornate di protesta per la riduzione della giornata lavorativa alle otto ore, che sono alla base della ricorrenza del Primo Maggio e della sua essenza.
L’infinito amore per la difesa della storia non ufficiale, conduce all’intima riflessione su tutto ciò che ci stanno togliendo, negando, in termini di conquiste storiche e sociali che si ebbero allora; e ci porta a ripensare a come la vera libertà sia stata da sempre “la più dura conquista”, (oggi come ieri) come ci insegnano le vite di quegli uomini che ancora adesso, sono in “ostaggio” di atroci ingranaggi di controllo, dell’immaginario collettivo e del sistema di potere. Il gesto semplice, spontaneo, di ritrovarsi durante la mattina di questa splendida giornata di lotta, dinanzi alle effigi commemorative edificate per gli anarchici che sono vissuti nelle nostre città, diventa un momento prezioso per le nostre vite, di emozione, rievocazione e pensiero.
Dei garofani rossi ornati da nastri dei colori rosso e nero, posti sotto quei bassorilievi, sono piccole tracce, simbolo di un presente che si riaffaccia con volontà, rispetto e determinazione al passato, per prendersene cura, dargli nuova vita e respiro nei giorni nostri. Ad accorgersene, sono stati tanti passanti fermatisi a parlare con noi, tra i quali a Trani, un discendente di Emilio Covelli, che desiderava tanto conoscere, chi, come ogni anno porta quei fiori al suo antenato. Questa piccola tradizione è frutto dell’iniziativa di Gino Ancona, che ogni Primo Maggio raggiunge Barletta e Trani da Bitonto; quest’anno ad accompagnarlo c’eravamo anche noi.
E’ una ricchezza, che vorremmo custodire e far conoscere a tutti i veri “compagni dall’Animo forte”, come ci ha insegnato lui.
Simona Spadaro