Il razzismo e le radici delle autoassoluzioni occidentali

Italiani brava gente

L’autoassoluzione è una pratica tipica delle classi egemoni occidentali, fatta condividere attraverso tutti gli strumenti educativi e di costruzione dell’immaginario collettivo (scuole, parrocchie, accademie, letteratura, monumenti, cerimonie, teatro, poi radio, cinema e TV) dalle classi subalterne; ad esempio, in Italia dal 1945 in poi si è largamente diffusa la favola antistorica degli “Italiani brava gente” che contrapponeva le pratiche criminali naziste (non solo delle SS ma anche della Wehrmacht) nella seconda Guerra Mondiale ad un presunto comportamento “buono ed umano” degli eserciti italiani, occultando la valanga di crimini italiani in Etiopia, Albania, Grecia, Yugoslavia e URSS1.

I crimini di Hitler e i campi di concentramento

Fa parte di quella pratica anche l’aver voluto isolare totalmente i crimini hitleriani in termini di razzismo, antisemitismo, slavofobia, violazione delle leggi di guerra, terrorismo di Stato dal contesto storico occidentale; infatti, se è verissimo che lo sterminio organizzato industrialmente degli Ebrei, dei Rom, degli omosessuali, degli oppositori politici, dei prigionieri di guerra sovietici e di altre categorie considerate dal regime hitleriano “indegne di vivere” ha un posto specifico e imparagonabile nella Storia, ciò è dovuto soprattutto al carattere sistematico e, appunto, industriale del processo (i campi di sterminio sono stati giustamente considerati “fabbriche di morte”) e non alla presunta invenzione da parte della leadership nazista di teorie e pratiche criminali a vastissima scala.

I barbari nell’antichità

Nell’antichità classica, società pur ferocemente schiaviste come quella assira, quella greca, quella romana consideravano certo coloro che non ne facevano parte come “inferiori”, ma lo facevano sul piano culturale e non su presunte basi razziali-biologiche; “barbaros” per i Greci (termine ripreso poi dai Romani in “barbari”) era chi non parlava Greco e non partecipava dei valori dell’ellenicità e Roma ebbe imperatori nordafricani e siriaci e non vi era discriminazione “razziale” nell’Impero Romano, tanto più dopo che Caracalla con un suo editto aveva proclamato cittadini romani tutti gli abitanti dell’Impero.

Razzismo e guerra santa in Spagna

Ciò non toglie che razzismo e specificamente antisemitismo non nascono con Hitler o nella Germania del XIX-XX secolo. Nella Spagna del secolo XV, la lotta contro i Musulmani, che ne avevano dominato larga parte per sette secoli e vi avevano portato tecniche agricole, astronomia, innovazioni mediche, architettoniche, scientifiche, militari, traduzioni dei classici greci, elementi linguistici, poetici, musicali, tradizioni gastronomiche e molto altro, e contro gli Ebrei che della civilizzazione a dominio islamico in Spagna (e altrove) avevano costituito parte significativa oltre le stesse dimensioni numeriche, fu condotta sulla base della costruzione di una ideologia che dal campo della “santa guerra” scivolò rapidamente nell’edificazione di una teoria razziale, quella della “limpieza de sangre”.

Contrariamente allo stesso dettato cattolico che considera un convertito alla pari di ogni altro Cristiano, il blocco storico dominante ibero-cattolico (monarchia, feudalità laica, alto clero) inventò che le ideologie religiose si trasmettessero biologicamente, “razzialmente”, cosicché un Ebreo o un Musulmano convertiti restavano non pienamente Spagnoli ed in più erano “contaminanti” della “razza spagnola”.

Limpieza de sangre

Ciò venne tradotto in norme che a cavallo fra XV e XVI secolo stabilirono che fosse suddito a pieno titolo della monarchia spagnola solo chi poteva dimostrare che non aveva né Ebrei né Musulmani fra i suoi ascendenti fino al quarto grado2; gli altri, sia pure cattolici, erano esclusi da innumerevoli incarichi e mestieri, dalla residenza in molte città, dall’emigrazione nelle Americhe, dal porto di armi, dall’uso di cavalcature e soggetti alla spada di Damocle dell’Inquisizione e delle delazioni in ogni istante; quanto agli Ebrei ed ai Musulmani, per essi tre sole scelte: la morte, l’esilio o la conversione che li faceva rientrare nella categoria già descritta. Si tratta del primo caso di razzializzazione di culture, identità, ideologie religiose e costituisce la base per tutto quel che segue, fino ad Auschwitz.

Oltre tutto, questa concezione e le pratiche istituzionali conseguenti avevano risultati ulteriori; dato che le conversioni di Ebrei e Musulmani erano forzate, molti di loro restavano criticamente ancorati alla propria fede o almeno a pratiche (gastronomiche, cerimoniali, ecc.) ad essa collegate, e questo di per sé li esponeva alla feroce repressione inquisitoriale destinata a colpire appunto il cripto-giudaismo e il cripto-islamismo e si perpetuava così di generazione in generazione la condanna razzializzante posto che i cripto-Ebrei ed i cripto-Musulmani scoperti dall’Inquisizione inquinavano per quattro generazioni la “limpieza de sangre” dei discendenti.

Patenti di cristianità

Un’altra conseguenza fu la diffusione di una corruzione dilagante tesa ad evadere questa condanna attraverso l’acquisto di false patenti di “cristiano viejo” ove si attestava la cattolicità (fittizia) degli ascendenti, magari trasferendosi per sicurezza in altra città, cosa che avvenne ad esempio per il nonno ebreo di quella che sarebbe diventata santa Teresa d’Avila (influenzata peraltro nel suo pensiero e nelle sue pratiche proprio da concezioni cripto-ebraiche, anche grazie al fatto che la stessa condizione era condivisa dal suo confessore!), o arruolandosi grazie alla grande necessità di uomini delle truppe iberiche o addirittura partendo con falsi documenti per le Americhe.

I gitani e le origini del flamenco

Una terza conseguenza, sottolineata negli studi di Barrios3, fu l’incistarsi clandestino di oltre 300.000 Musulmani e Moriscos 4 fra i Gitani, creando sia la figura (prima inesistente) del “gitano-contadino” sia quel cante che è all’origine del flamenco, triste specchio nostalgico di un’Andalusia mora schiacciata dagli Iberocattolici; non a caso per oltre due secoli appaiono processi per “maomettanismo” di “sedicenti Gitani”5 e contestualmente quando i corsari barbareschi musulmani catturano una nave spagnola lasciano liberi i Gitani riconoscendone la possibile “radice” etnoculturale.

Razzismo dalla conquista dell’America a Hegel

Sono Spagna e Portogallo, a cui il Papato ha delegato la cattolicizzazione del Pianeta attraverso la conquista, che hanno bisogno di costruire una teoria razzista, perfino contro bolle papali restate peraltro sempre inoperanti e il parere di personaggi come Bartolomé de las Casas o dei Gesuiti, che giustifichi l’asservimento e lo sterminio delle genti autoctone del “Nuovo Mondo” e tale teoria si rafforza quando inizia la tratta schiavista transatlantica6 e si piega perfino il testo biblico a giustificare l’inferiorità dei Neri e il loro “destino” ad essere schiavi.

Questa idea resterà evidente per gli Occidentali fino al “buon” Hegel compreso, che in una sua lezione universitaria nel 1831 affermava: “Nell’Africa vera e propria (…) è la sensibilità il punto a cui l’uomo resta fermo: l’assoluta incapacità di evolversi. (…)Il negro rappresenta l’uomo nella sua totale barbarie e sfrenatezza (…). Nel suo carattere non si può trovar nulla che abbia il tono dell’umano. (…) L’unico rapporto essenziale che i negri hanno avuto, e hanno, con gli Europei è quello della schiavitù. (…)Ciò che caratterizza l’indole dei negri è la sfrenatezza. Questa loro condizione non è suscettibile di alcun sviluppo o educazione.7. Intanto ad alimentare l’antisemitismo ci pensa la Chiesa che incolpa gli Ebrei di “deicidio”, e del resto i primi massacri di Ebrei erano stati già effettuati dai Crociati, sia nei percorsi in Europa e in Medio Oriente verso Gerusalemme, sia nelle guerre dei Cavalieri Teutonici.

Razzismo nei confronti degli slavi

Contemporaneamente si sviluppano concezioni razziste e genocidarie nei confronti degli Slavi e specificamente dei Russi, propugnate e fomentate da quella Chiesa Cattolica che non ebbe problemi a coprire col manto della “Crociata” le stragi dei Cavalieri Teutonici non solo contro i “pagani” ma contro gli Ortodossi russi, come non ne ebbe a benedire secoli dopo l’alleanza di Francesi, Inglesi e Sabaudi coi Musulmani turchi contro la Russia nella Guerra di Crimea perché considerava l’Ortodossia “più eretica del maomettanismo”.

Il razzismo scientifico

Quando in Europa si passa dalla fase del colonialismo post-medievale e della tratta schiavista transatlantica a quella del colonialismo moderno, il razzismo e l’antisemitismo si adeguano, abbandonano in parte i riferimenti biblici e si fanno “scientifici” attingendo (come nell’esempio citato di Hegel) alla storpiatura del darwinismo e all’antropologia lombrosiana e si passa ai massacri in loco dei popoli africani e asiatici da parte di Britannici, Francesi, Olandesi, Belgi, Tedeschi e (ultimi ma non migliori) Italiani, agli “zoo umani” in cui nelle Esposizioni Universali si mostrano come bestie gruppi di donne, bambini e uomini dei popoli colonizzati, alla “missione civilizzatrice dell’Uomo bianco” cara a Kipling che giustifica ogni nefandezza, allo sterminio degli autoctoni nelle Pianure Nordamericane da parte degli USA (prima e soprattutto dopo l’abolizione della schiavitù dei Neri), agli esperimenti di lager e genocidio degli autoctoni in Namibia da parte dei Tedeschi che serviranno da base a molte delle scelte naziste.

I nazisti compiono un salto logico e pratico: applicano (e in nuovissime forme industriali) quelle tecniche genocidarie non più nei territori d’oltremare ma nel cuore dell’Europa, portandole alle estreme conseguenze.

Non solo nazismo

Comodo ma suicida, quindi, credere che, ad esempio, il progetto della conquista dello “spazio vitale”8 ad Est e il conseguente piano di sterminio e schiavizzazione dei Russi9 siano solo figli del nazismo, tanto più che quell’Occidente che si sgola a condannare i crimini hitleriani rimuove largamente il ruolo dei collaborazionisti occidentali di quei crimini, non ha avuto alcun problema a salvare e riciclare in funzione antisovietica decine di migliaia di nazisti e collaborazionisti (da Von Braun a Papon a Gehlen) e non ha problemi oggi a sostenere realtà baltiche e ucraine che considerano eroi nazionali coloro che collaborarono con i nazisti nell’Olocausto. Questa strategia assolutoria, assieme a molti altri fattori, ha contribuito e contribuisce non alla rinascita (giacché non è mai davvero morto) ma alla rifioritura del nazifascismo in tutta Europa e le sue radici sono ben più lontane di quel che in genere si crede.

Note:

  1. Focardi F.: Il cattivo tedesco ed il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale: Laterza, Bari, 2013;
  2. Superando in questo perfino le norme naziste che prevedevano per essere “ariano” di non avere ascendenti ebrei solo fino ai nonni inclusi!
  3. Barrios M. : Gitanos, Moriscos y cante flamenco ; R.C., Sevilla, 1989 ;
  4. « Morisco » era il nome con cui si indicavano i Musulmani convertiti al cattolicesimo;
  5. così li classificano gli atti inquisitoriali studiati da Barrios;
  6. iniziata peraltro da Genovesi su licenza della Spagna;
  7. G.W.F.Hegel: Lezioni sulla filosofia della Storia, La Nuova Italia, Firenze, 1963; pagg. 236-244;
  8. Lebensraum, peraltro teorizzato dai tedeschi già negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale;
  9. Il Generalplan Obst hitleriano che prevedeva lo sterminio (in larga parte per fame) di 30 milioni di Sovietici, la espulsione di altri 30 milioni oltre gli Urali e lo sfruttamento schiavistico dei restanti 30 milioni;

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