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Stupisce la stupefazione di tanti troppi veri antifascisti dinanzi alle operazioni di sdoganamento e di riciclaggio recenti, dal golpe ucraino di EuroMaidan del 2014 e più ancora in questo 2022 di guerra in Ucraina, di esponenti e milizie dichiaratamente neonaziste ad opera non solo del regime di Kiev, ma anche e soprattutto degli USA, della NATO e dei loro corifei europei, sia nel mondo della politica che dei media.
Il neonazismo ucraino
Certo, colpisce e fa ribrezzo a chi onora realmente la Memoria Storica e la resistenza veder paragonare ai partigiani italiani i militi ucraini del “Battaglione AZOV” che usano come simbolo quella runa “dente di lupo” che fu l’emblema della Divisione Waffen SS “Das Reich”, protagonista nel 1944 del massacro di Oradour in Francia, dopo aver distrutto 648 villaggi bielorussi e russi. Altrettanto orrore si prova nel veder distruggere da parte di quel regime di Kiev che NATO e UE appoggiano in nome della democrazia i monumenti ai combattenti (soldati dell’Armata Rossa e partigiani ucraini) antinazifascisti della seconda Guerra Mondiale e contestualmente nel veder glorificati come eroi nazionali (con francobolli, cerimonie, intestazioni di scuole e strade, lapidi, ecc.) collaborazionisti ucraini degli hitleriani.
Gente che non solo prese parte attiva sul suolo ucraino all’Olocausto, al massacro di oltre 100.000 Polacchi e di decine di migliaia di partigiani, commissari politici e soldati dell’Armata Rossa, ecc., ma operò al servizio del progetto genocida rio nazista anche ben lontano dall’Ucraina, nella repressione antipartigiana in Slovacchia, a Varsavia, in Piemonte, in veneto, in Friuli e come parte maggioritaria degli aguzzini dei campi di sterminio di Majdanek, Sobibor e Treblinka e infine come parte degli aguzzini dei lager di Bolzano e Trieste.
Tutto ciò avviene con il consenso tacito o esplicito, con l’appoggio politico, finanziario e militare dell’intera UE e della NATO ma solo chi ha rimosso la Storia o ha lasciato che la narrazione pluridecennale del potere gliela rimuovesse può stupirsene.
Il riciclaggio di nazifascisti e collaborazionisti
Il salvataggio, riuso e riciclaggio dei nazifascisti, fossero essi criminali hitleriani o collaborazionisti di varia nazionalità, infatti, inizia ad opera degli Angloamericani mentre ancora la guerra in Europa contro le orde hitleriane e i loro complici non è terminata e USA e Gran Bretagna sono ancora alleati dell’URSS. Fin da quel momento si riciclano nelle truppe alleate personaggi come il generale italiano Messe, criminale di guerra nella Campagna di Russia, catturato dagli Angloamericani in Tunisia ma con l’8 settembre 1943 inserito nel comando al servizio del governo Badoglio e da qui capace di continuare la sua carriera militare fino agli anni del dopoguerra.
Come il generale francese Juin, ex-comandante delle truppe coloniali in Marocco e come tale organizzatore dei massacri da parte di quelle truppe di compatrioti marocchini rei di ribellarsi all’oppressione coloniale di Parigi, poi alto ufficiale delle forze collaborazioniste dei nazisti nel regime di Petain, successivamente passato con gli Angloamericani e inviato a partecipare con le sue truppe alla Campagna d’Italia dove esse si “distingueranno” in stupri di massa. senza che i loro ufficiali francesi impediscano nel frusinate quel che promuovevano nell’Atlante marocchino.
L’attacco degli inglesi ai partigiani greci
E’ il 1944, quindi in piena “guerra antinazifascista” che gli Inglesi avviano l’attacco contro i partigiani greci egemonizzati dai comunisti, con un massacro di gente inerme ad Atene, scatenando una guerra civile che durerà anni; in quella guerra verranno riciclati dagli Inglesi migliaia di collaborazionisti greci degli hitleriani, che affiancheranno le milizie monarchiche e le stesse truppe britanniche in stragi, deportazioni, torture e che, grazie anche all’abbandono di quei partigiani da parte di uno Stalin ligio agli accordi di spartizione dell’Europa, si concluderà con la sconfitta dei partigiani, la messa fuorilegge del PC, il mantenimento della monarchia, la rifascistizzazione delle forze armate greche e anni di persecuzioni anticomuniste .
Il riciclaggio di nazifascisti alla fine della guerra
Il riciclaggio di nazisti e collaborazionisti degli hitleriani da parte degli Angloamericani diventa spasmofico sul finire della guerra; oltre 130.000 SS tedesche vengono liberate dai campi in cui sono state inizialmente detenute, nonostante che la stessa sentenza del Tribunale di Norimberga interalleato dichiari il corpo delle SS come tale e nel suo insieme “organizzazione responsabile di crimini di guerra”, decine di migliaia di collaborazionisti croati, ucraini, lettoni, lituani, estoni, italiani vengono fatti emigrare con l’aiuto degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, oltre che del Vaticano, per sottrarli alla punizione e accolti (spesso con i loro ori e preziosi frutto delle loro stragi) in Canada, Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Molti di loro saranno direttamente inseriti nel servizi segreti occidentali durante la Guerra Fredda e molti di più, sfruttando anche il successo dei loro investimenti e gli appoggi politici delle destre locali, daranno vita ad associazioni nostalgiche neofasciste, che avranno nei decenni seguenti un ruolo essenziale sia nella propaganda anticomunista ed antisovietica, sia nella costruzione di una “contro-Memoria” degli eventi della Seconda Guerra Mondiale, sia, infine, nella trasmissione alle nuove generazioni dei loro disvalori razzisti, antisemiti, fascisti.
Quando nel 1991 l’URSS si dissolve, tanti di quegli esponenti delle nuove generazioni torneranno nei Paesi Baltici ed in Ucraina e nella Yugoslavia e sono il nucleo organizzativo, economico (con gli apporti di quella diaspora e dei governi occidentali), simbolico, culturale, politico delle nuove formazioni fasciste e naziste in quei paesi, che tanto ruolo hanno giocato sia nelle guerre della ex-Yugoslavia, sia nel colpo di Stato di EuroMaidan in Ucraina nel 2014 e nelle vicende successive in quella terra.
I nazisti nel mondo scientifico
Inoltre, il riciclaggio si estende in modo particolare ed organizzato, con veri e propri programmi, ad esponenti del mondo scientifico, tecnico, accademico, industriale attivamente impegnati nei crimini nazifascisti a medio ed alto livello. Così il Werner Von Braun creatore delle armi missilistiche hitleriane con lo sfruttamento fino alla morte di decine di migliaia di deportati diventa il capo dei progetti missilistici e poi spaziali degli USA, il leader della NASA; il generale Gehlen, capo dei servizi di spionaggio hitleriani sul Fronte Orientale e supervisore delle tecniche di controguerriglia, tortura, sabotaggio, diventa prima uno strumento degli Angloamericani (mettendo a loro disposizione l’intera rete dei suoi collaboratori nei Paesi dell’Est) e poi capo dei servizi segreti della Repubblica Federale Tedesca.
Nessuno degli industriali tedeschi che hanno sfruttato il lavoro schiavistico di deportati, internati militari, operai coatti viene condannato e lo stesso Ministro degli Armamenti del Reich Albert Speer, architetto al servizio di Hitler e poi a capo di quel sistema di schiavizzazione, evita la pena di morte a Norimberga, viene condannato a soli venti anni di carcere e rilasciato nel 1966. Nessuno dei luminari della medicina tedeschi ma anche svedesi (nonostante la “neutralità” di quel Paese), olandesi, ecc. che operarono assieme alle SS nei lager ebbe problemi di carriera, anzi poterono perfino usare risultati dei loro orrendi esperimenti sui deportati per pubblicazioni scientifiche e avanzamenti.
Ancora fino al 2013 una forma di autismo è detta “sindrome di asperger” grazie all’intitolazione nel 1981 da parte della ricercatrice britannica Lorna Wing in onore di Hans Asperger che la studiò, un nazista dichiarato che prima di essere medico militare hitleriano in Croazia aveva partecipato al programma nazista di sterminio degli handicappati (“Operazione T4”) e su quella base scritto il suo saggio sull’autismo nel 1944, che gli valse il posto prima di direttore di una clinica pediatrica viennese e poi la cattedra di pediatria all’Università.
Gaetano Azzariti, Marcello Guida, Maurice Papon
Nessuno dei magistrati che parteciparono in diversa forma alle nefandezze ed ai crimini dei regimi nazifascisti ebbe problemi; ad esempio l’antisemita e fascista convinto Gaetano Azzariti fece tutta la sua carriera (con una breve interruzione solo fra il 1943 e il 1944) partendo con lavori di diritto coloniale in Eritrea nel 1906, poi dal 1927 al 1949 all’Ufficio Giuridico del Ministero di Grazia e Giustizia, aderì nel 1938 al “Manifesto per la difesa della razza” e divenne Presidente del cosiddetto “Tribunale della Razza”, ma il 25 luglio 1943 Badoglio lo nominò Ministro di Grazia e Giustizia, incarico che non poté esplicare fra l’8 settembre 1943 e il giugno 1944 essendo rimasto a Roma nascosto in conventi, ma riprese il lavoro nel giugno 1944, fino al suo collocamento a riposo nel 1951, salvo poi essere nominato nel 1955 primo Presidente della Corte Costituzionale della repubblica Italiana nata dalla Resistenza.
Innumerevoli, poi, sono i casi di riciclaggio da parte degli apparati degli Stati post-resistenziali di nazifascisti e collaborazionisti di spicco; valga per tutti il caso di Marcello Guida, vicedirettore dal 1937 della colonia penale per detenuti politici di Ponza e dal 1939 direttore di quella di Ventotene, fece carriera dopo la guerra fino a diventare questore di Trieste, poi di Torino, infine di Milano nei giorni della strage di Piazza Fontana, fortemente impegnato a indirizzare le indagini verso la falsa pista anarchica.
Oppure quello di Maurice Papon, responsabile nel 1943-1944 della deportazione nei lager di migliaia di Ebrei francesi, nominato prefetto di polizia nel dopoguerra in varie città e nel 1958 prefetto di polizia di Parigi, poi deputato gollista dal 1968 e addirittura ministro dal 1978, finalmente processato e condannato solo nel 1998 per il suo criminale collaborazionismo, e infine quello stesso del grande presidente socialista della Repubblica francese François Mitterand, collaboratore dello stato petainista filonazista dal 1942 con un incarico nell’ufficio che si occupa dei prigionieri di guerra nelle mani dei Tedeschi e che prima di contattare la Resistenza scrive articoli contro “Ebrei, comunisti, gaullisti”, un Presidente che, dopo aver recuperato nei suoi uffici amici sia del tempo del petainismo che della sua gioventù vicina all’organizzazione fascisteggiante La Cagoule, ogni anno fino al 1992 deporrà una corona di fiori sulla tomba di Petain, e che nel 1954 da Ministro degli Interni propugna una vera guerra contro i patrioti algerini.
Il ruolo della NATO
Tutto questo avviene in una Europa Occidentale che dall’arrivo delle truppe angloamericane per vari anni vive sotto occupazione effettiva di queste e in un progetto di costruzione di quella che Pertini, nelle sue dichiarazioni di voto contro l’ingresso dell’Italia nella appena creata NATO, definiva “un’alleanza per la guerra e per la distruzione dell’URSS”, la NATO appunto, che marciava parallelamente all’esclusione delle forze di sinistra dai governi occidentali.
Dal 1949, anno di creazione della NATO, sarà questo organismo che continuerà sia esplicitamente che occultamente la politica di riciclaggio di nazifascisti a tutti i livelli, in particolare infarcendone strutture segrete come “Gladio”, orientando i governi occidentali a fare altrettanto in polizie, servizi segreti, comandi militari, ecc.; fra le conseguenze sarà la terribile stagione di collusioni con Spagna e Portogallo fascisti, la gestione del golpe dei colonnelli greci, il “tintinnare di sciabole” golpiste in Italia e lo stragismo nero e mafioso, da Portella della Ginestra alla strage di Brescia e molto altro, fra cui azioni armate e di sabotaggio contro i Paesi dell’Est.
Senza scavare a fondo in questa fitta trama di matrice angloamericana di salvataggi e riciclaggi dei nazifascisti e quindi dello stesso nazifascismo, si producono stupori tanto ingenui quanto immotivati di fronte ad eventi recenti ed attuali.