Lorenzo Faccini, ricercatore sul campo e attivista di Ya Basta! Êdî Bese!, guida il lettore in un’utile analisi storica e sociologica dello zapatismo per concentrarsi, nell’ultimo e decisivo capitolo, sulle caratteristiche del
suo sistema educativo autonomo.
Scuola ed educazione tra gli zapatisti
Il punto chiave è il seguente: l’ambito educativo, la scuola insomma, è considerata uno strumento fondamentale per difendere e propagare l’alterità zapatista rispetto al capitalismo, cioè per opporsi al
saccheggio delle risorse, all’omologazione delle menti, alla repressione del dissenso e al consumismo diffuso. Il processo pedagogico autonomo, che si è strutturato a partire dal 2003 e ha vissuto un’accelerazione dal 2010, dà uno spazio rilevante alla memoria storica, permettendo di costruire un’identità propria, decolonizzata, indigena e resistente.
Esso inoltre assicura la continuità attraverso le generazioni di un movimento il cui /levantamiento/ data quasi trent’anni (1 gennaio 1994) e permette di superare il secolare asservimento della donna all’uomo.
Cosa si studia nelle scuole zapatiste? Filosofia, arte, letteratura, teologia, scienze dell’educazione, matematica, agroecologia, storia ecc., materie che si alternano ad con attività pratiche fondamentali per
contribuire a far funzionare economicamente la comunità.
Zapatismo: un sistema educativo autonomo
La sforzo riversato dallo zapatismo nel costruire un sistema educativo autonomo, in cui il lavoro intellettuale vada in parallelo con il lavoro manuale, e in cui sia insegnata tanto la lingua madre quanto il
castigliano, è il segnale dello stato di salute dell’Ezln che negli ultimi anni ha espanso i propri territori grazie all’annessione volontaria di nuove comunità e della volontà di rinnovare ulteriormente
la proprie pratiche di lotta.
Esso va di pari passo con la costruzione di un’amministrazione autonoma dei vari campi sociali, tra cui l’economia e la giustizia, che si avvale di un meccanismo di democrazia diretta con incarichi “politici”
revocabili e a rotazione e in cui gli incaricati sono in continuo rapporto con le varie assemblee che, secondo l’approccio federalista dei cerchi concentrici dall’ambito locale a quello generale, gestiscono la
vita sociale delle comunità.
Ancora una volta la volontà zapatista di non darsi mai vinti ma anzi di rilanciare la lotta su nuovi piani è un pungolo anche per noi per sperimentare nuove modalità di resistenza alla “idra capitalista” che
uniscano la teoria alla pratica. Se pensiamo che l’Ezln, fondato nel 1983, nasce come movimento che fa della lotta armata la sua tattica principale e che, secondo un’impostazione marxista-leninista ibridatasi
con l’esempio la rivoluzione cubana, mira alla presa del potere per instaurare il socialismo in Messico, capiamo quanti passi in avanti siano stati compiuti da allora. Ciò che suggerisce il lavoro di Faccini
è che la riappropriazione del sistema educativo sia per lo zapatismo odierno una forma concreta che si dà l’anticapitalismo, inteso in senso largo, come difesa dei territori e delle risorse, lotta al patriarcato e
alla gerarchia, opposizione alla globalizzazione e agli imperativi della produzione e del consumo.
Un compagno dello Spaccio popolare autogestito di Bologna e collaboratore delle riviste Semi sotto la neve e Malamente.
Informare è un compito fondamentale soprattutto se si parla di cose di cui nessuno parla. La verità non è una fetta, più o meno grande, di cocomero. La verità è TUTTO IL COCOMERO.
Aggiungiamo fette fino a riempirlo. Solo così la verità sarà completa.
Lo leggerò sicuramente. Mi interessa molto la pedagogia anarchica, la quale ha purtroppo poche realtà in Italia e anche geograficamente concentrate. Sono sicuro che questo possa essere un utile spunto